Stornara – La pace non è semplicemente nel tentativo di evitare le guerre, ma soprattutto nel dare un’altra possibilità a coloro che hanno perso tutto, ai poveri, perché “la disuguaglianza non è né accettabile e né tollerabile, perché vivere nella precarietà non è umano, perché la povertà non va nascosta, ma deve essere combattuta e sconfitta”.
La citazione delle parole di David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo scomparso di recente, nel discorso di Toni Mira, giornalista e caporedattore nella redazione romana di Avvenire, intervenuto nella 55esima Giornata Mondiale della Pace, sabato 15 gennaio, sul tema “Dalla Tragedia alla Speranza”.
Giornata tenutasi a Stornara, la cui comunità si è detta “onorata di quest’incontro”, come nelle parole dell’assessore Nigro, e organizzata dalla diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano con la Caritas Diocesana, l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro, Pace, Giustizia e Salvaguardia del Creato, il Servizio Civile Universale.
“Una giornata vera e imperfetta” come definita nel corso della serata da Luigi Renna, dall’8 gennaio 2022 arcivescovo eletto di Catania ed amministratore diocesano di Cerignola-Ascoli Satriano. “Vera perché abbiamo scelto di stare con Stornara dove vivono persone laboriose e credenti e perché non si dica: questo fattaccio è accaduto a Stornara” in riferimento alla tragica morte dei due bambini bulgari avvenuta nel ghetto presente proprio a Stornara il 17 dicembre 2021. “Perché si dica piuttosto Stornara ha reagito, ha trovato solidarietà”.
Una giornata anche imperfetta, oltre che vera, per l’arcivescovo di Catania.
“Perché stiamo parlando dei ghetti, ma non riusciamo ancora a parlare con la gente che vive in quei luoghi. Stiamo parlando di pace e di lavoro, ma lo facciamo ancora tra di noi che abbiamo un lavoro e godiamo di uno sviluppo integrale”.
Presenti all’evento i sindaci dei comuni dei Cinque Reali Siti, Carapelle, Stornarella, Ordona, Orta Nova, e della stessa Stornara. “Perché il bene si costruisce insieme, in rete” come rilevato nelle parole ancora di Renna.
La serata ha avuto inizio con un video sul tema della giornata preparato dai giovani del Servizio Civile Universale Diocesano.
A seguire, ha avuto luogo il dibattito dal titolo “Quali strumenti per edificare una pace duratura?”. Relatori intervenuti: Luigi Renna, Toni Mira, Daniela Marcone.
Era prevista anche la presenza di don Luigi Ciotti, presidente nazionale dell’associazione contro le mafie, Libera, risultato però assente perché positivo al COVID, ma che ha tenuto comunque a far arrivare la sentita precisazione sulla sua preghiera per i due bambini bulgari e con la promessa che appena possibile visiterà i luoghi di Stornara.
Costante, nel corso della serata, il riferimento alle recenti parole di Papa Francesco sul tema della Giornata, sulla pace.
Tre le vie indicate dal pontefice per la costruzione di una pace duratura: il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi; l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo; infine, il lavoro, per una piena realizzazione della dignità umana. Tre elementi imprescindibili senza i quali, per il papa, qualunque progetto di pace si rivela inconsistente.
Sostanzialmente tre anche le riflessioni del giornalista Toni Mira.
La prima. Molti non sanno quanto sia difficile vivere per gente che deve fuggire dalla guerra, dalla precarietà, come accade ai rom, ai bulgari che si ritrovano poi a vivere nei ghetti. “Nelle ultime settimane stanno continuando ad arrivare in Italia già diversi afgani, per esempio, ma non se ne parla. Perché la nostra colpa è che serve il morto per cominciare a parlare”.
La seconda. La parola ghetto solitamente veniva usata in periodi della storia in cui essa rimandava all’idea di persecuzioni, come nel periodo del fascismo e del nazismo in riferimento alle persecuzioni contro gli ebrei.
Possibile che a 80 anni da quei fatti esistano ancora dei ghetti?
Probabilmente la verità è che quei ghetti “sono oggi funzionali ad un sistema che fa soldi, quando il primo modo per contrastare fenomeni come il caporalato, per esempio, dovrebbe essere quello di smantellare i ghetti”.
La terza. I ghetti non sono un fatto episodico che appartiene solo al sud Italia. Purtroppo. Dal 2016, quando fu approvata la legge sul Caporalato, sono state aperte, in 190 procure italiane, ben 450 inchieste sul caporalato e lo sfruttamento. E, un terzo di queste, al Nord.
Questi numeri dicono, secondo Toni Mira, che “qualcosa deve essere cambiato e si può fare. Anche se al momento gli unici che provano a cambiare sono quelli del mondo del volontariato, del mondo associativo”.
Ma si può fare.
Un momento di preghiera spirituale e di riflessione comune, dopo la tragica scomparsa dei due bimbi bulgari nel ghetto di Stornara, che era necessario, la serata del 15 gennaio, dunque, conclusasi con la preghiera ecumenica presieduta da Sua Ecc. Mons. Luigi Renna, con la presenza di Rosario Confessore, pastore valdese; padre Marian Micu, parroco ortodosso.
Un momento in cui realizzare, come ha sottolineato Daniela Marcone, referente di Libera per la provincia di Foggia, “che la criminalità è il vero nemico comune in tutto il territorio foggiano. Rispetto al quale dobbiamo ritrovarci uniti e ritrovare la nostra identità comune ricominciando a credere nella speranza del cambiamento e nel fatto che lo Stato c’è”.
Daniela Iannuzzi