Ieri, il procuratore Roberto Rossi ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a dieci persone per le accuse di turbativa d’asta, falso, corruzione e peculato. Per tre di loro (escluso Lerario, attualmente ai domiciliari dopo l’arresto e due condanne per corruzione) la Procura aveva chiesto l’arresto, ma il gip Anna Perrelli ha rigettato la richiesta per mancanza di esigenze cautelari attuali. Oltre ai due ex tecnici della Regione, tra gli indagati ci sono Felice Antonio Spaccavento, membro della commissione di gara, e gli imprenditori Vito De Mitri, Francesco Girardi, Vito Vincenzo Leo, Andrea Barili, Domenico Tancredi, Sigismondo Zema e Alessandro Nuzzo.
L’inchiesta, avviata da un articolo della “Gazzetta” sulle spese extra per i bagni non previsti, si è ampliata ad altri appalti per l’emergenza, costati oltre 100 milioni di euro alla Regione. Una consulenza tecnica ha rivelato come la Cobar sia stata favorita: nel bando per l’ospedale Covid, un algoritmo per il calcolo del punteggio azzerava l’importanza del prezzo nell’assegnazione della gara. Questo permetteva di compensare tale differenza attraverso punteggi qualitativi discrezionali, come quelli relativi all’esperienza e alla capacità tecnica. Nonostante fossero equivalenti, la Cobar ottenne il massimo punteggio, mentre Operamed ricevette due punti in meno. Per questo motivo, ai due tecnici e al commissario è contestato il falso con l’aggravante del nesso teleologico, un reato che serve a commetterne un altro.
Un ulteriore falso sarebbe stato commesso da Lerario e Mercurio per i lavori aggiuntivi da 7 milioni di euro ordinati alla Cobar tramite ordini di servizio.
Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.