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NICOLA CIOCIOLA A proposito di Manfredi Di Svevia (Parte Seconda)

A cura di Nicola Ciociola

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
19 Settembre 2024
Manfredonia // Notizie in piazza //

Dopo quello che elencherò in questi pochi appunti, proporrò, specie ai tanti cultori di storia locale, un quesito riguardante Manfredi di Svevia.
E’ risaputo che le volontà successorie di FEDERICO II, padre naturale di Manfredi, rispetto al governo del Regno e dell’ Impero, sono riportate in un testamento del 17 dicembre 1250.

Tutto quanto si legge nei “RERUM ITALICARUM SCRIPTORES”, a cura di L. A. Muratori, al tomo nono, Cap. XLI, dal titolo “Testamentum Friderici Imperatoris”, a cominciare dalla pagina 662, nel “CHRONICON FRATRIS FRANCISCI PIPINI BONONIENSIS ORDINIS PRAEDICATORUM AB ANNO MCLXXVI. USQUE AD ANNUN CIRCITER MCCCXIV- NUNC PRIMUM LUCEM EFFERTUR- EX MANUSCRIPTO CODICE BIBLIOTECHAE ESTENSIS.

Si evita di trascrivere l’intero testamento, in latino, , ma si riporta, in sintesi, per la parte che interessa, quanto segue.

Corrado IV di Svevia era chiamato a succedere al padre Federico II nel Regno di Sicilia e nell’impero.
Se questi fosse morto senza aver avuto figli sarebbe subentrato alla successione, alla stessa maniera e con le stesse modalità e, a seguire, l’ altro figlio di Federico II, Enrico e, per ultimo, Manfredi.

Si deve , nel frattempo, tenere presente che il 25 marzo 1252 nacque a Landshut Corrado di Sicilia o Hohenstaufen, detto anche Corradino. Questi era figlio dello stesso Corrado IV e di Isabella di Baviera ed era destinato alla successione.
Sempre, nei “RERUM ITALICARUM SCRIPTORES”, a cura di L.A. Muratori, al tomo ottavo, è riportato, a cominciare dalla pagina 881, un testo dal titolo “HISTORIA FLORENTINA AUCTORE RICORDANO MALESPINI PATRITIO FLORENTINO AB URBE CONDITA AD ANNUM USQUE MCCXXXI ITALICE’ SCRIPTA CUM CONTINUATIONE JACHETTI EX FRANCISCO FRATRE EJUS NEPOTIS PROTRACTA AD ANNUM USQUE MCCCXXXVI. NUNC CASTIGATIOR PRODIE”.

Dalla pagina 997, al Cap. CXLVII, dal titolo “Siccome per la morte di Corrado, Manfredi rimase Signore”, si ha modo di leggere quanto segue:” …e quando il detto Manfredi si trovò in istato, si pensò di farsi Re di Cicilia e di Puglia, e perché ciò gli venisse fatto, si recò amici, con doni, e ufficj i maggiori Baroni del regno e sappiendo come del Re Currado suo fratello era rimaso un suo figliuolo chiamato Curradino, il quale per ragione era diretto erede del Reame di Cicilia, e nella Magna era nella guardia della madre, si pensò una fraudolente malizia, e raunò tutti i Baroni del regno, e propose loro quello, che avesse a fare alla Signorìa. Conciofossecosachè eglino credendo avere morto Curradino di veleno, tosto si partirono della Magna, e come furono tornati in Vinegia, feciono fare alla loro galea vele di panno nero, e come giunsero in Puglia feciono sembiante di gran dolore, siccome da Manfredi erano ammaestrati portarono, che Curradino gran sembiante di corrotto, e pianto, e dà suoi amici, e dai popolo, siccome aveano ordinato, fù eletto Re di Cicilia, e di Puglia:
Tale ultimo avvenimento è anche riportato nella “NOVA CRONICA” di Giovanni Villani(Firenze 1280-Firenze 1348), storico, a cominciare dalla pagina 352, al Cap. XLV, dal titolo “Come Manfredi figliuolo naturale di Federigo prese la Signoria del Regno di Cicilia e di Puglia, e fecesi coronare re”.
Questo ultimo riferimento è tratto dalla “ NUOVA CRONICA”, di Giovanni Villani-Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda -Biblioteca di scrittori italiani, Editore in Parma, 1991.

Si richiede, infine, a quanti lettori di “STATO QUOTIDIANO” di commentare questi dati, specie a considerare le modalità con cui Manfredi si fece incoronare Re.

Dott. Nicola CIOCIOLA

3 commenti su "A proposito di Manfredi Di Svevia (Parte Seconda)"

  1. Questo “quesito” posto dal caro amico Nicola Ciociola, profondo e raffinato cultore di storia patria, oltre a farci riflettere maggiormente sulla differenza tra “storia” e “storiografia”, ci invita anche a non mitizzare troppo certi personaggi della storia (moderna, antica e contemporanea).
    Il testo in questione, a mio parere, ha anche lo scopo di richiamare l’attenzione sui principi su cui si basa il cosiddetto “metodo storico”, ossia sul processo di reperimento, analisi e sintesi delle fonti. Procedimento utile a favorire, come è noto, una più rigorosa e credibile struttura argomentativa.
    Dunque, grazie all’amico N. Ciociola per questo suo stimolante e generoso contributo

  2. Non sono uno studioso e/o cultore di storia locale. Mi limito a leggere, con interesse, articoli e qualche pubblicazione sulla nostra storia. La ricerca dell’amico Nicola Ciociola è pregevole e suggestiva. Dai documenti e dalle fonti, che ha citato Ciociola, appare una di lotta di potere, di corruzione e tradimenti – senza esclusione di colpi – che coinvolgeva non solo Re Manfredi ma anche il Papato che non intendeva affatto rinuciare al suo potere temporale.
    Nel suo testamento, Federico II aveva nominato suo successore il figlio Corrado, che si trovava in Germania, e reggente fino al suo rientro un altro figlio, Manfredi.
    Manfredi governava sempre come reggente, perché Corrado aveva lasciato in Germania suo figlio Corradino, legittimo erede. Manfredi quando seppe che il ragazzo era morto, riusci a farsi acclamare re – contro l’autorità del Papa – del Regno di Sicilia.
    Ma contrariamente a quanto si era creduto, Corradino non era morto. Infatti, decise di scendere in Italia per reclamare il suo Regno di Sicilia.

    https://neapolitansdoitbetter.altervista.org/gli-svevi-federico-manfredi-corradino/

    Complementi all’amico Nicola Ciociola per la sua pregevole ricerca storica.

  3. Resta inteso e acclarato che, nelle stanze del potere, dietro falsi sorrisi e ambigui convenevoli, lampeggiano i pugnali e nereggiano i veleni.
    A proposito dello scritto dell’amico dottor Nicola Ciociola, attinente alla complessa personalità di Manfredi, ben ridefinita con dovizia documentale, non si può non essere d’accordo. Il “bello era biondo e di gentile aspetto”, di definizione dantesca, va inteso, a mio sommesso avviso, nell’ottica filo imperiale dello Stato laico, non sottomesso al potere temporale dei pontefici, ben propugnata con la sua ben nota teoria dei due “Soli”, quello papale e quello imperiale. Orbene, il Sommo Poeta, per questa sua “simpatia” ghibellina della netta distinzione fra i due poteri, si avvale di una figurazione di nobile personalità, intesa come nobiltà d’animo. Ma poi Il Sommo Fiorentino, più in là nel testo, da severo giudice biblico, qual era nella Commedia, ci presenta lo Svevo prorompere in quel “Orribil furon li peccati miei…”, confessando i suoi
    innumerevoli crimini.
    Ora se è alquanto veritiero il quadro delittuoso del Manfredi, è altrettanto chiaro l’ intento “salvifico”, se così si può dire, del Poeta, strenuo propugnatore della netta divisione dei due Sommi poteri.
    Manfredi, pertanto, personaggio della moderna complessità, non può sfuggire agli intrighi feroci e macchinazioni scellerate del potere nella sua ascesa al trono imperiale. Il dottor Ciociola ci offre lo spunto per una discussione revisionistica del sovrano Manfredi, meritevole di ulteriori , nuovi approfondimenti , alla luce di altri documenti, che, a mio modo di vedere, vanno ben contestualizzati al periodo storico, suscettibili di ipotesi altre. Intuitive? Anche…

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A settembre, c’è nell’aria una strana sensazione che accompagna l’attesa. E ci rende felici e malinconici. Un’idea di fine, un’idea di inizio. (Fabrizio Caramagna)

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