BARI – Il sistema messo in piedi dagli (ormai ex) dirigenti dell’Area tecnica della Asl di Bari potrebbe aver riguardato anche altri appalti oltre quelli che la scorsa settimana hanno portato all’esecuzione di 10 arresti.
È per questo che ieri la Finanza è tornata negli uffici dell’azienda sanitaria per perquisire le postazioni occupate fino a lunedì scorso da Nicola Sansolini, 64 anni, di Taranto, Nicola Iacobellis, 59 anni, di Bari e dall’impiegata Concetta Sciannimanico, 47 anni, di Bari, tutti e tre finiti in carcere con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.
I militari, coordinati dal procuratore Roberto Rossi e dalla pm Savina Toscani, hanno acquisito documenti relativi ad altri progetti in carico agli uffici della Asl.
Ma hanno anche cercato nei «nascondigli» che, in base alle immagini catturate dalle videocamere nascoste a gennaio, sarebbero stati usati per custodire il denaro pagato dagli imprenditori: ad esempio il plotter nella stanza di Iacobellis, responsabile dell’unità operativa di Edilizia sanitaria.
Gli appalti che in base all’ordinanza del gip Giuseppe Ronzino sarebbero stati truccati in cambio di denaro e favori (gli indagati al momento sono 17) riguardano la ristrutturazione dell’ambulatorio di neuropsichiatria infantile di Bari (563mila euro), la casa della salute di Giovinazzo (4,2 milioni), la sostituzione delle canne fumarie della centrale termica del Di Venere (362mila euro), la variante ai lavori per il reparto carcerario dell’ospedale San Paolo (600mila euro), più tre affidamenti minori (ristrutturazione del Pta di Ruvo da 112mila euro, lavori al Pta di Terlizzi da 40mila euro, manutenzione degli impianti di distribuzione dei gas medicali da 148mila euro).
Le indagini però non sono terminate.
E infatti la Finanza è intervenuta per acquisire documenti anche a riscontro di quanto emerso dalle intercettazioni.
Sono stati sequestrati anche i contenuti dei pc utilizzati dai tecnici, con l’obiettivo di analizzare le mail con cui – in base alle indagini – sarebbero arrivati gli atti tecnici predisposti dagli imprenditori «amici», sotto cui i dipendenti pubblici si limitavano a mettere la firma.
Lo riporta lagazzettadelmezzogiorno.it