Stato Donna, 20 marzo 2022. Si è spenta nella notte del 19 marzo, la professoressa Margherita Pasquariello. Nella notte del giorno di San Giuseppe che lei amava tanto.
E, a ragione, si può dire che va via un’altra istituzione di Orta Nova, una vera e propria pietra miliare per chi ne ha saputo riconoscere la natura ed il potenziale. Uno degli esempi di come varrebbe la pena essere ortesi oggi.
Insegnante di Italiano e Storia presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Adriano Olivetti” per più di vent’anni, fino al 2019, aveva vinto il concorso per la Scuola Media nel 1982 e quello per la Scuola superiore nel 1986. Coloro che l’hanno avuta come docente, raccontano di quattro costanti sempre presenti nel suo modus operandi: desiderio di conoscenza, passione per la cultura, attitudine all’insegnamento, curiosità per la Storia, in particolare quella di Orta Nova, di Accadia, della Capitanata. Fino all’ultimo, non si erano mai esaurite in lei la carica e l’energia con cui si circondava di libri e studiava il passato, le origini del territorio locale.
Già in età molto giovane, Margherita, con un’altra delle sue passioni, quella per l’arte e la pittura, la si vide su una scala ed un’impalcatura, con il suo compagno di vita di sempre, Antonello Santoro, realizzare un murales in piazza e un altro nei pressi della chiesa dell’Addolorata a raffigurare alcuni momenti della storia di Orta Nova. Era il suo pensiero costante, il suo cruccio: riportare nel presente, e in tutte le forme possibili, la memoria del passato.
Nel 1980/81, quindi, per la sua tesi di laurea, era arrivata ad ipotizzare, con lo scrupolo scientifico dell’attenzione alle fonti, che, sul sito dove oggi sorge la chiesa dell’Addolorata in Orta Nova, nel corso del Medioevo fosse stata realizzata una delle residenze estive del grande imperatore innamorato della Puglia, Federico II di Svevia. Da allora, andò sostenendo a più riprese, pubblicando e presentando in più occasioni la sua opera dal titolo, appunto, “La residenza Svevo-angioina di Orta”, che “Orta Nova può essere a pieno titolo considerata una tappa nei percorsi turistici federiciani.
Potremmo convivere con la consapevolezza di lasciare inesplorato un tale percorso” la sua sollecitazione ripetuta in più di un’occasione “dopo averne acquisito la conoscenza?”.
Per lei, proporre uno studio del genere, significava voler dimostrare che la Capitanata tutta, considerata in alcuni sondaggi ultima provincia d’Italia, “presenta in realtà un antico retaggio di successo. E che questo territorio potrebbe mirare in alto, se solo i suoi abitanti provassero sensibilità verso le loro origini”.
Insomma, amava la sua terra, Margherita: quella dei suoi avi, Accadia, e quella del suo presente, Orta Nova, e voleva dimostrarne le origini preziose e belle. “Perché” le sue parole “se si riconoscesse questo, si potrebbe forse capire quanto valga il potenziale economico, turistico, agricolo che possiede e che è ancora tutto da valorizzare”.
Voleva riportare in luce gli ipogei, i camminamenti sotterranei che percorrono Orta Nova.
Lei li aveva visitati più volte in passato. E progettava, a tale scopo, di riuscire a coinvolgere “un’amministrazione comunale affinché siano impiegate l’attenzione e le energie necessarie a dare lustro ad un segno così tangibile delle nostre antiche origini”.
A tratti stravagante e a volte un po’ autoritaria, “quando decideva qualcosa, non la smuovevi”, Margherita Pasquariello ha amato tanto la scuola, i suoi studenti, con fermezza, dolcezza e gentilezza. Fu la prima, per esempio, a organizzare e portare in piazza la rappresentazione vivente della Passio Christi e del Presepe. Per più anni di seguito. Coinvolgendo numerosi giovani. Negli ultimi anni, anche mamme coraggiose erano state pronte ad affiancarla nel reparto sartoria. E la cosa bella era che, in poche settimane, Margherita riusciva a mettere su scenografie, costumi e rendeva abilissimi attori i ragazzi che con lei collaboravano.
Ci si ritrovava dall’oggi al domani a dare vita ai momenti cruciali della vita di Gesù e Maria. I capisaldi della sua fede. Una fede veramente in grado di smuovere le montagne. In Dio, nell’operosità, nella creatività e nell’iniziativa che non aspetta grandi aiuti e che va avanti anche con poco, ben sapendo che “chi crede nel Signore non rimarrà mai deluso”.
E questo affascinava. E questo salvava. Ha salvato veramente quei giovani che hanno pensato di seguirla, di farne proprio l’esempio.
Le persone come Margherita Pasquariello sono eterne e indistruttibili.
Lasciano un enorme vuoto quando vanno via. Ma, in realtà, non vanno via mai.
Restano per sempre, infatti, le loro passioni, il loro esempio, la loro voce, come un testamento, come un richiamo forte a continuare nel presente quanto da loro iniziato.