Edizione n° 5445

Iscriviti al canale Whatsapp

Foggia

Manfredonia

Cronaca

Politica

Sport

Eventi

San Severo

Cerignola

Trent’anni senza Don Tonino Bello: il ricordo di Michele Illiceto

AUTORE:
Michele Illiceto
PUBBLICATO IL:
20 Aprile 2023
Cultura // Manfredonia //

Manfredonia (Fg), 20 aprile 2023 – Il 20 aprile di trent’anni fa, era il 1993, moriva Mons. Antonio Bello (1935-1993), per tutti meglio conosciuto come “don Tonino”. Conosciuto come il vescovo della “Chiesa con il grembiule”, “Vescovo della pace” e “Vescovo degli ultimi”, don Tonino ha lasciato una tale scia dietro di sé, da essere da molti considerano come uno di coloro che ispira Papa Francesco nel suo magistero.

Nato ad Alessano (Lecce) il 18 marzo 1935, e dopo aver studiato Teologia presso il Pontificio Seminario regionale “Benedetto XV” a Bologna, don Tonino viene ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957 ad Alessano. Dopo aver conseguito la laurea in teologia presso la Pontificia Università Lateranense, e fatto il parroco per tanti anni a Tricase, il 10 agosto 1982 è nominato vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi. Dal 1985 è stato presidente di Pax Christi Italiana. Muore a Molfetta il 20 aprile 1993 e d è sepolto nel Cimitero di Alessano.

 

Don Tonino Bello, ph. Facebook

Pastore poeta, profeta scomodo, grande comunicatore non solo della fede ma anche dei grandi valori umani e sociali, sempre dalla parte degli ultimi, don Tonino univa l’azione alla contemplazione, la denuncia all’annuncio, la condivisione e l’accoglienza alla formazione di operatori di pace in grado di seminare ovunque i germi rivoluzionari del Vangelo.

Era, come amava dire lui, un “contemplattivo”, un mistico della strada, un nomade dello spirito. Sempre in prima linea in questioni riguardanti la giustizia sociale e la pace, e non per esibizionismo o semplice protagonismo, ma per amore della verità e della libertà, ma soprattutto per difendere la dignità della persona in qualsiasi situazione essa si trovasse.

Il suo episcopio si era trasformato in una sorta di “ospedale da campo”, incarnando la bella metafora usata da Papa Francesco per definire la Chiesa, chiamata ad essere una sorta di “Locanda”, in cui portare i molti feriti, dentro e fuori, che rimangono per strada ancora oggi.

Don Tonino amava una pastorale nomade e itinerante, per nulla sedentaria e chiusa in schemi rigidi. Non aspettava che le persone andassero in chiesa, ma era lui ad andare incontro ad esse, specie ai lontani, per farsi loro compagno di viaggio, silenzioso e discreto.

Non strumentalizzava il dolore per appioppare Dio alla gente, speculando sulle loro paure e sulle loro angosce, ma al contrario, spezzava con loro il pane dell’amicizia e il fuoco della parola liberante del Vangelo. E lo faceva condividendo i loro fallimenti e le loro sconfitte, per infondere speranza e fiducia, per ripartire e rimettersi in cammino.

Non si limitava ad aiutare i poveri, ma li rendeva protagonisti di una Chiesa che doveva spogliarsi di tutto. Soggetti privilegiati di una nuova evangelizzazione che potesse aiutare la Chiesa a convertirsi e ad abbandonare le vesti del potere e del prestigio, del successo e della carriera, dei privilegi e dei primi posti. «Capire i poveri era per lui vera ricchezza, – disse papa Francesco il 20 aprile 2018 ad Alessano davanti al cimitero in cui è stato sepolto don Tonino –. Aveva ragione, perché i poveri sono realmente ricchezza della Chiesa».

Don Tonino era innamorato di Dio e dell’uomo. Amava l’uomo in nome di Dio e amava Dio in nome dell’uomo, perché riteneva che nessuno amasse l’uomo come costui è amato da Dio. Per lui la fede non era alienazione o un narcotico sociale usato dai potenti per addomesticare le coscienze, per reprimere e sfruttare gli umili, ma al contrario, egli la viveva e la faceva vivere come una esperienza di profonda liberazione, prima interiore e poi sociale, in grado di umanizzare le istituzioni, il lavoro, le relazioni, i legami sociali, la politica, l’economia, i tribunali, le carceri.

Figlio del Concilio Vaticano II, egli praticava e viveva un vero e proprio umanesimo integrale, che metteva al centro di tutto la persona umana. Sosteneva un’etica dei volti che lo portava ad avere sempre e ovunque un rispetto profondo e sacro verso tutti, un senso di fraternità francescana che, come terziario, viveva in modo radicale in ogni circostanza.

Ogni uomo che incontrava, non lo considerava un semplice numero, ma lo trattava come se fosse unico e irripetibile, una sorta di sacramento vivente, in cui rintracciare le orme di quel Dio che lo aveva disarmato ma anche infuocato. Per questo ospitava e accoglieva tutti, anche quelli che non la pensavano come lui, perché sapeva che rispondere all’altro, farsi prossimo a chiunque, significava rispondere ad un appello divino, alla domanda biblica che un giorno il Padre eterno ci farà, credenti o non credenti: “Caino, dov’è tuo fratello?”

Ha sempre spronato i suoi fedeli a non cedere, «di fronte alla tentazione ricorrente di accodarci dietro ai potenti di turno, di ricerca privilegi, di adagiarci in una vita comoda». Ha invitato a non usare il Vangelo per addolcire le difficoltò, per emozionare e sedurre gli smarriti, ma per illuminare e rendere consapevole ciascuno del fatto che la più grande indole dell’uomo è la vocazione all’amore e alla comunione.

 

Don Tonino Bello dalla pagina Facebook don Tonino, Vescovo

Ma don Tonino è anche famoso per essere stato uomo e profeta di pace da lui intesa sempre come “convivialità”. Famoso è rimasto il pellegrinaggio del 1992, quando, già malato di cancro, il 7 dicembre si imbarcò da Ancona insieme a 500 pacifisti per arrivare a Spalato e da qui raggiungere a piedi Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo in una sanguinosa guerra civile.

 

GraphoMania - Graphe.it edizioni
GraphoMania – Graphe.it edizioni

Per don Tonino, pace è «mangiare il pane insieme con gli altri, senza separarsi, mettersi a tavola tra persone diverse», dove «l’altro è un volto da scoprire, da contemplare, da accarezzare». Egli considerava la pace come il rispettare la diversità di ciascuno, per realizzare in ogni campo, da quello ecumenico a quello interreligioso e culturale, quella convivialità delle differenze grazie alla quale, poter abbattere muri di ogni tipo e mettere in campo la cultura dell’incontro e del dialogo.

 

 

A cura di Michele Illiceto

 

 

1 commenti su "Trent’anni senza Don Tonino Bello: il ricordo di Michele Illiceto"

  1. Caro professore Illiceto, ricordare e parlare di don Tonino Bello è facile, perché era Lui stesso semplice e umile.
    Don Tonino Bello era il sacerdote della strada, metteva perfettamente in pratica, il desiderio del nostro amato Papa Francesco, il quale, stimola noi tutti ad essere CHIESA IN USCITA.
    Le Omelie e i suoi scritti, sono binari sicuri per la spiritualità di ognuno di noi.
    Il suo linguaggio semplice e coerente, ci porta ha fare meditazioni che arricchiscono la nostra fede.
    Credo che don Tonino Bello non si limitava ad aiutare i poveri, ma era convinto che attraverso i poveri c’era quel meraviglioso incontro con Gesù povero e sofferente.
    Amava una pastorale non ghettizzata , non sedentaria, ma fuori dai luoghi sicuri. Possiamo dire che, metteva in pratica quella Parola edificante e operosa dove ognuno di noi è chiamato a fare e dare. È stato uno di quei presbiteri che ognuno di noi non può non amarlo. Grazie professore Illiceto, per averlo ricordato.

Lascia un commento

La fede non è la convinzione che Dio farà quello che vuoi. E’ la convinzione che Dio farà ciò che è giusto. (Max Lucado)

Anonimo

StatoQuotidiano sei tu!

StatoQuotidiano, fondato nell'ottobre 2009, si basa sul principio cardine della libertà d'informazione, sancita dall'art. 21 della Costituzione.

Il giornale si impegna ad ascoltare la comunità e a fornire informazione gratuita, senza sostegno di classi politiche o sociali.

Ai lettori che ci seguono e si sentono parte di questo progetto, chiediamo un contributo simbolico, per garantire quella qualità che ci ha sempre contraddistinto!

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce, articoli, video, foto, richieste, annunci ed altro.

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce o disservizi.

Compila il modulo con i tuoi dati per promuovere la tua attività locale, pubblicizzare un evento o per proposte di collaborazione.

Nessun campo trovato.