Con provvedimento di recente pubblicazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da Stefano Cursio, condannato per una serie di reati tra cui rapina aggravata, detenzione illegale di armi e ricettazione, legati a un episodio criminale avvenuto a Modena nel gennaio 2020. Il ricorrente, nato a San Severo il 13.02.1993, aveva chiesto la revisione della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Bologna, che aveva confermato la condanna del Tribunale di Modena.
I fatti e la condanna
Il 20 gennaio 2020, un gruppo di rapinatori, tra cui Cursio, aveva assaltato due guardie giurate portavalori, sottraendo circa 150 mila euro. I malviventi, incappucciati e armati, avevano usato due automobili rubate per arrivare sul luogo del crimine e fuggire dopo il colpo. Cursio era stato condannato per concorso in rapina aggravata, detenzione illegale di armi da fuoco e ricettazione, mentre un altro complice, separatamente giudicato, è stato coinvolto nei medesimi reati.
Nel suo ricorso, Cursio ha sostenuto che le prove raccolte contro di lui fossero state travisate dai giudici, contestando in particolare il legame con l’auto Jaguar XE, con targa FV898FG, utilizzata per fare due sopralluoghi sul luogo della rapina. Ha anche messo in discussione la gestione delle indagini sui telefoni cellulari e le prove relative alle armi rinvenute nei pressi di una masseria, a San Marco in Lamis, un luogo che avrebbe avuto legami con la sua famiglia. A tale proposito, ha sostenuto che l’arma sequestrata non potesse essere riconducibile alla sua persona.
Le argomentazioni del ricorrente
Cursio ha anche sollevato delle critiche sulla mancata rinnovazione dell’istruzione dibattimentale per raccogliere la testimonianza di un barista che avrebbe potuto confermare un suo alibi. Inoltre, ha contestato la pena inflitta, considerandola sproporzionata rispetto ai fatti, e ha richiesto che venissero riconosciute le circostanze attenuanti generiche.
La decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi del ricorso, definendoli inammissibili. In particolare, è stato sottolineato che le motivazioni della sentenza di primo grado e di appello, che erano complementari, non presentavano evidenti errori. La Cassazione ha anche rilevato che i dati probatori a carico di Cursio, tra cui le ricostruzioni tramite GPS e tabulati telefonici, risultavano schiaccianti.
Inoltre, la Corte ha confermato la decisione di non rinnovare l’istruzione dibattimentale, ribadendo che una nuova assunzione di prove in appello avrebbe avuto natura esplorativa e non fosse giustificata.
Riguardo alla contestazione della detenzione e del porto abusivo di armi, la Cassazione ha escluso qualsiasi anomalia nelle motivazioni, considerando che le prove emerse durante il processo erano coerenti con la partecipazione di Cursio alla rapina e al suo coinvolgimento nell’uso delle armi durante il crimine.
Il trattamento sanzionatorio
Anche le obiezioni sulla pena inflitta sono state rigettate. La Corte di Cassazione ha ribadito che la determinazione della pena è nelle mani del giudice di merito, che l’ha giustificata con la particolare pericolosità e l’organizzazione dimostrata dal ricorrente, considerato anche l’ingente profitto della rapina.