La Corte Penale Internazionale (CPI) ha chiesto all’Italia di spiegare le ragioni della scarcerazione del generale libico Njeem Osama Almasri Habish, avvenuta ieri senza preavviso o consultazione. La decisione ha suscitato critiche internazionali e interne, con l’opposizione che accusa il governo di aver liberato un uomo accusato di crimini di guerra e contro l’umanità.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, riferirà in Parlamento la prossima settimana per chiarire il caso. La vicenda segue di poco quella dell’iraniano Mohammed Abedini Najafabadi, anch’egli scarcerato e rimpatriato dopo un arresto controverso. Tuttavia, nel caso di Abedini, la scarcerazione è stata disposta dalla Corte d’Appello di Roma per irregolarità nell’arresto, senza intervento diretto del governo.
Njeem non è una figura marginale in Libia: è il capo della Polizia Giudiziaria, operante sotto la supervisione del Procuratore Generale Sadiq Al-Sur. Collabora con l’Apparato di deterrenza contro il terrorismo e la criminalità organizzata (Rada), che gestisce la prigione di Mitiga, nota per ospitare centinaia di criminali e terroristi. Il generale rappresenta una figura chiave per un governo con cui l’Italia intrattiene rapporti strategici su temi come migrazione, petrolio e gas.
La CPI aveva emesso un mandato d’arresto per Njeem il 2 ottobre scorso, accusandolo di crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mitiga dal febbraio 2011. Il generale era stato localizzato e arrestato a Torino il 19 gennaio, ma la sua scarcerazione ha fatto sfumare la possibilità di consegnarlo alla giustizia internazionale.
La vicenda apre un nuovo fronte di tensione diplomatica, con la Corte dell’Aja e l’opinione pubblica che chiedono risposte chiare e trasparenza sul ruolo delle autorità italiane in questa controversa decisione.
Lo riporta Ansa.