Tonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, insieme al vescovo di Ozieri, Corrado Melis, e ad altri sette imputati, è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Sassari. L’accusa è di aver utilizzato per fini privati 2 milioni di euro di fondi dell’8 per mille e 100mila euro della Segreteria del Vaticano, somme che erano destinate alla diocesi di Ozieri.
La decisione, presa dal gup Sergio De Luca, accoglie la richiesta avanzata dal sostituto procuratore Gianni Caria. La prima udienza del processo è stata fissata per il 9 aprile.
Le accuse e gli imputati
Sono sei gli imputati accusati di peculato e riciclaggio:
- Tonino Becciu
- Vescovo Corrado Melis
- Don Mario Curzu, direttore della Caritas
- Don Francesco Ledda, parroco di San Nicola ed economo della diocesi
- Giovanna Pani
- Maria Luisa Zambrano
Gli altri tre imputati, don Roberto Arcadu (parroco di San Francesco), Franco Demontis e Luca Saba, dovranno rispondere di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento.
Legami con il processo Vaticano e il caso Spes
L’inchiesta si intreccia con il processo concluso nel dicembre 2023 in Vaticano, che ha portato alla condanna a 5 anni e 6 mesi del cardinale Angelo Becciu per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita del palazzo di Londra.
Uno degli aspetti centrali di quel processo riguardava proprio la donazione di fondi alla cooperativa Spes, guidata da Tonino Becciu. Secondo la sentenza vaticana, le somme sono state usate in modo illecito, essendo state destinate a parenti, in violazione delle norme dell’ordinamento.
La difesa: “Scelta ingiustificata, dimostreremo l’uso caritativo dei fondi”
Gli avvocati degli imputati respingono le accuse. Ivano Iai, legale della diocesi di Ozieri, definisce il rinvio a giudizio un grave precedente, perché per la prima volta si equipara la gestione dei fondi dell’8 per mille a quella di risorse pubbliche, considerando i vescovi come pubblici ufficiali.
L’avvocato Antonello Patanè, difensore degli imputati laici, è certo di poter dimostrare che i fondi sono stati impiegati esclusivamente per attività caritative, sottolineando che i suoi assistiti hanno dedicato la propria vita ad aiutare i più fragili.
Il vescovo Melis: “Una prova dolorosa per la nostra comunità”
Il vescovo Corrado Melis, in una lettera aperta pubblicata sulla home page della diocesi, ribadisce la sua estraneità ai fatti e il suo impegno contro ogni forma di indigenza e ingiustizia.
“Stiamo vivendo una delle pagine più difficili della nostra Chiesa diocesana. Sono giorni di prova e dolore per chi ha dedicato la propria vita a questa comunità”, scrive Melis, ringraziando coloro che lo stanno sostenendo in questo momento difficile.
Lo riporta Ansa.