Michela nacque a Monte Sant’Angelo nel 1631 in una famiglia benestante. Suo zio, il canonico padre Innocente, la mandò nel convento delle Clarisse di Monte Sant’Angelo, dove la bambina rivelò doti straordinarie: imparò il greco, il latino e l’arabo. Era così talentuosa che lo zio decise di farle proseguire gli studi con il miglior maestro disponibile.
Cosimo, un filosofo e teologo di grande fama, era anche un uomo affascinante, originario di Manfredonia. Gli fu affidata l’istruzione di Michela e, di volta in volta, saliva sul Monte a cavallo di un destriero bianco per impartirle le lezioni. Lezione dopo lezione, tra i due scoppiò una passione irrefrenabile.
Michela possedeva tutte le qualità che sanno sedurre un amante e divenne la musa ispiratrice delle poesie d’amore del maestro. La loro relazione intensa e carnale suscitò grande scandalo e la situazione precipitò quando la giovane rimase incinta.
Lo zio Innocente, per evitare il disonore, la portò via e la ospitò nella casa della sorella a Vieste, dove Michela diede alla luce il piccolo Francesco. In seguito, lei e Cosimo si sposarono nel Santuario di San Michele. Tuttavia, la loro unione scatenò la furia dei parenti di Michela, che decisero di vendicarsi in modo crudele e brutale.
Una notte, irruppero nella casa di Cosimo, lo aggredirono e lo evirarono. Da quel momento, l’uomo si ritirò nel monastero di San Francesco, dedicandosi esclusivamente alla vita intellettuale. Nei momenti più tranquilli, passeggiava per i vicoli del centro storico, nel quartiere Junno.
Anche Michela fu costretta a rinunciare alla sua libertà: lo zio le impose di prendere i voti e di chiudersi nel convento delle Clarisse. Nonostante la separazione forzata, i due continuarono a scriversi e a incontrarsi segretamente, grazie a un passaggio nascosto che collegava i due conventi.
In una delle sue ultime lettere, Cosimo chiese a Michela di far seppellire il suo corpo nella cripta del convento di San Francesco. Quasi vent’anni dopo, anche Michela fu sepolta nella stessa tomba del suo amato.
La leggenda narra che, nel momento dell’inumazione, il corpo di Cosimo abbia abbracciato quello di Michela, suggellando così il loro amore eterno.
(Fatti e personaggi sono di pura fantasia.)
A cura del prof. Michele Piemontese.