FOGGIA – Dopo le dimissioni di Giovanni Terrenzio dal Cda dell’ente, il Consorzio di Bonifica montana del Gargano ha inviato una pec al primo dei non eletti, Guido Cusmai, chiedendo la disponibilità dello stesso a entrare nel Consiglio di amministrazione.
Tale disponibilità non verrà accordata, in conformità con quanto deciso dal Comitato Esecutivo di CIA Agricoltori Italiani Capitanata, di cui Guido Cusmai è componente, e in coerenza con le decisioni assunte di comune accordo assieme alle altre associazioni del mondo agricolo e sindacale. È quanto comunica la stessa CIA Capitanata attraverso una nota.
“Non darò la mia disponibilità, non ci sono le condizioni”, conferma Guido Cusmai, presidente regionale di AGIA CIA (Associazione dei Giovani Imprenditori Agricoli) e presidente APO Foggia, Associazione Provinciale degli Olivicoltori. “Sono una persona coerente con i valori e le regole che il sistema agricolo ha inteso darsi per rappresentare in modo unitario gli interessi degli agricoltori”, spiega Cusmai.
“Al Consorzio di Bonifica montana del Gargano serve un cambiamento rispetto alle vicende e ai comportamenti che hanno determinato l’attuale situazione. Un cambiamento che deve passare necessariamente da nuove elezioni, come CIA Capitanata e le altre organizzazioni hanno avuto modo di ribadire anche nella lettera inviata al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e all’assessore Donato Pentassuglia”. Una posizione espressa chiaramente anche da Angelo Miano e Nicola Cantatore, rispettivamente presidente e direttore di CIA Capitanata.
“Il Consorzio appartiene ai consorziati. Al momento, l’Ente ha perso la propria rappresentatività e, ormai da tempo, non dimostra la necessaria capacità di operare nella direzione dello sviluppo del comparto agricolo territoriale. Per ripartire, bisogna indire nuove elezioni per rinnovare la governance del Consorzio e rimettere al centro problemi, istanze, diritti e prospettive dell’agricoltura”.
Chidetelo per sempre questa specie di consorzio. Non serve! E che gli attuali dipendenti se ne vadano a casa