(fonte ansa). Genova, 6 febbraio 2025 – Ha preso ufficialmente il via a Genova il processo per l’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria brutalmente uccisa il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista per cui lavorava a Chiavari. Dopo quasi trent’anni di indagini, sospetti e riaperture del caso, gli imputati ora devono affrontare il dibattimento in aula.
Gli accusati del delitto sono tre: Anna Lucia Cecere, ex insegnante sospettata di essere l’esecutrice materiale dell’omicidio, Marco Soracco, il commercialista presso il quale Nada lavorava, e sua madre, Marisa Bacchioni. Secondo l’accusa, la Cecere avrebbe agito per motivi di gelosia, spinta dal desiderio di prendere il posto della giovane segretaria sia dal punto di vista professionale che sentimentale. Soracco e sua madre, invece, sarebbero accusati di aver mentito e di aver coperto la presunta assassina per evitare che emergessero possibili irregolarità finanziarie legate allo studio del commercialista.
La posizione degli imputati e le dichiarazioni in aula
L’unico imputato presente oggi in aula è Marco Soracco, che ha rilasciato una breve dichiarazione ai giornalisti prima dell’udienza: “Affronto con serenità questo processo, nonostante 29 anni di illazioni sul mio conto. È difficile esprimere cosa si provi in una situazione del genere, ma la mia coscienza mi ha sempre aiutato a superare ogni difficoltà”. L’ex insegnante Anna Lucia Cecere, difesa dagli avvocati Giovanni Roffo e Gabriella Martini, e Marisa Bacchioni hanno invece scelto di non presenziare in aula.
Nel corso della prima udienza, l’avvocato Andrea Vernazza, legale di Soracco, ha sollevato una questione di legittimità costituzionale che potrebbe cambiare le sorti del processo. Il presidente della Corte, Massimo Cusatti, dovrà ora decidere se accogliere l’istanza e inviare gli atti alla Corte Costituzionale, sospendendo il procedimento, oppure respingerla e dare inizio immediato alle audizioni dei testimoni.
Dalle assoluzioni al rinvio a giudizio
La vicenda giudiziaria di questo caso è stata particolarmente complessa. Nel marzo dello scorso anno, la giudice Angela Nutini aveva prosciolto Anna Lucia Cecere, ritenendo che gli elementi raccolti dalla procura fossero insufficienti a garantire una ragionevole previsione di condanna, come richiesto dalla riforma Cartabia. Secondo la giudice, le prove presentate a carico della Cecere erano caratterizzate da aspetti contraddittori e non superavano il livello di meri sospetti, rendendo inutile l’apertura di un dibattimento.
Tuttavia, la Corte d’Appello ha successivamente ribaltato questa decisione, disponendo il rinvio a giudizio della Cecere e degli altri due imputati. La riapertura del caso nel 2021 è stata determinata dal lavoro della criminologa Antonella Delfino Pesce e dell’avvocata della famiglia Cella, Sabrina Franzone, che hanno analizzato nuovamente gli atti dell’epoca, individuando possibili elementi trascurati nelle precedenti indagini. Le altre parti civili sono rappresentate dagli avvocati Razetto e Dellepiane.
L’accusa: un delitto d’impeto
Secondo la ricostruzione della procura, il delitto sarebbe stato compiuto con estrema violenza. Nada Cella venne ritrovata agonizzante nel suo ufficio, con il cranio fracassato da ripetuti colpi inferti con un oggetto contundente. L’arma del delitto non fu mai ritrovata, e le indagini dell’epoca non portarono a individuare un colpevole certo.
La pm Gabriella Dotto, che ha affidato l’inchiesta alla squadra mobile, sostiene che si sia trattato di un delitto d’impeto: la Cecere, secondo l’accusa, avrebbe attaccato Nada in un momento di rabbia scaturito dal timore di perdere la possibilità di inserirsi nello studio di Soracco. Inoltre, secondo gli inquirenti, Soracco e la madre avrebbero fornito false informazioni agli investigatori per coprire la presunta assassina e proteggere il loro giro d’affari.
Sin dalle prime fasi delle indagini, Marco Soracco era stato il principale sospettato, ma ha sempre negato ogni coinvolgimento diretto nell’omicidio. Ora, con il processo finalmente avviato, l’obiettivo sarà quello di stabilire con certezza le responsabilità e fare luce su uno dei casi più misteriosi della cronaca giudiziaria italiana degli ultimi decenni.
Nei prossimi giorni, la Corte dovrà decidere se proseguire con il dibattimento o fermarsi per attendere il pronunciamento della Consulta sulla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla difesa. Se il processo dovesse proseguire, si entrerà subito nel vivo con l’audizione dei primi testimoni e l’esposizione del materiale probatorio raccolto dalla procura.
Lo riporta l’Ansa.