Un’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia, denominata “Ombromanto”, ha portato alla luce un sistema di frode fiscale da oltre 100 milioni di euro, con 12 indagati pugliesi coinvolti. Tra i 179 indagati figurano diverse persone nate, e in alcuni casi ancora residenti, nelle province pugliesi, tra cui Foggia, Taranto, Bari, Lecce e Brindisi.
In particolare, tra i pugliesi coinvolti spiccano i nomi di Vincenzo Chirolli (62 anni) e Rocco Fabiano (63 anni), entrambi accusati di aver fornito supporto esterno a una presunta associazione a delinquere operante dal 2016, che ha commesso numerosi crimini fiscali e di evasione. Secondo gli inquirenti, il sistema ha portato a riciclaggio e trasferimento di fondi derivanti da evasioni fiscali.
L’inchiesta ha rivelato la costituzione di società “cartiere” che, attraverso l’emissione di fatture false, permettevano indebite compensazioni di crediti fittizi con debiti reali, favorendo il pagamento di una percentuale da parte delle aziende coinvolte. Il valore degli introiti illeciti si aggira intorno ai 70 milioni di euro, una parte dei quali è stata prelevata in contante e bonificata su conti esteri. In totale, il sistema ha coinvolto 400 aziende, di cui 40 fittizie per l’emissione delle fatture false e 369 beneficiarie delle indebite compensazioni.
Tra i pugliesi coinvolti si trovano anche i tarantini Danilo Paracolli (36 anni), Vittorio Martinucci (43 anni), Graziano Nicola De Sole (39 anni), e Gianni Valente (53 anni), i baresi Pietro Lafabiana (43 anni), Annamaria Cardinale (70 anni), e Vincenzo Pannarale (39 anni), il leccese Ismaele Del Vecchio (43 anni), il brindisino Cristian De Castro (43 anni), e il foggiano Michele Potenza (39 anni) di San Marco in Lamis.
L’inchiesta è partita da una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate riguardo a uno degli indagati, ufficialmente nullatenente, ma considerato dagli inquirenti come il “dominus” di un sistema illecito che ha creato una voragine fiscale a livello nazionale.
Un aspetto preoccupante, secondo il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, è la connivenza di ben 22 professionisti tra cui notai e commercialisti, che risultano indagati per aver avallato le operazioni illecite con il “visto di conformità” sulle fatture false. Almeno 12 di questi professionisti erano privati cittadini che avevano carpito credenziali per accedere ai portali fiscali.
Il procuratore Paci ha sottolineato che Reggio Emilia è al centro di un sistema economico illegale che danneggia gravemente lo Stato, e che tale sistema è attivo anche oltre il periodo esaminato dall’inchiesta.
Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.