L’attacco di Andrea Stroppa, referente italiano di Elon Musk, scuote il dibattito politico sul disegno di legge per l’economia dello spazio. Il messaggio, diffuso su X, colpisce direttamente Fratelli d’Italia, accusandolo di aver stretto un’intesa con il Partito Democratico nella Commissione Attività Produttive. “Non chiamateci più”, scrive Stroppa, esprimendo disappunto per un presunto accordo tra forze politiche che, a suo dire, ostacolerebbe SpaceX e Starlink in Italia.
L’oggetto della contesa è il ddl Spazio, un provvedimento che mira a regolamentare l’uso delle tecnologie satellitari, con implicazioni cruciali per la sicurezza nazionale e il ruolo di aziende come Starlink. Il testo, in discussione alla Camera, ha subito modifiche significative grazie a due emendamenti presentati dal Pd e sostenuti da M5S, AVS e Azione. Tali modifiche impongono criteri di diversificazione delle forniture e rafforzano i vincoli sulla sicurezza digitale, stabilendo che i sistemi satellitari siano gestiti esclusivamente da soggetti appartenenti all’Unione Europea o all’Alleanza Atlantica, garantendo anche un ritorno industriale per il sistema paese.
La reazione del fronte progressista è immediata. Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione, denuncia il tentativo di Musk di esercitare pressioni indebite sul Parlamento: “Domani verificheremo se la maggioranza cederà ai ricatti di Musk. L’autonomia del Parlamento è sacrosanta e la sicurezza nazionale non può essere subordinata agli interessi di una singola azienda”. Anche Francesca Ghirra di AVS sottolinea il nervosismo del magnate di Tesla, che avrebbe reagito con durezza alla presenza di paletti normativi che limitano la sua libertà d’azione.
Dal Movimento 5 Stelle si leva un’accusa ancora più netta: “Il ddl Spazio è pieno di favori ai Musk di turno, ma evidentemente non gli bastano. Lui vuole campo libero per fare il bello e il cattivo tempo in Italia”.
Nel tentativo di spegnere le polemiche, Andrea Mascaretti, relatore del ddl per Fratelli d’Italia, respinge le accuse: “È una polemica infondata. Gli emendamenti approvati non sono contro nessuno, ma ribadiscono concetti già presenti nella legge: sicurezza nazionale e ritorno industriale”. Tuttavia, l’inaspettata presa di distanza da parte di un referente di Musk, in un contesto in cui il governo Meloni aveva mostrato aperture verso il colosso statunitense, complica il quadro.
La partita è ancora aperta e il dibattito si preannuncia acceso in Aula, dove il provvedimento arriverà la prossima settimana. Resta da vedere se le pressioni di Musk influenzeranno l’orientamento della maggioranza o se il Parlamento manterrà la sua linea di autonomia e tutela degli interessi nazionali.
Lo riporta l’Ansa.