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ATTENTATO San Severo, agguato a Michele Rendina. “Infamone, ti uccido”: intercettazione tradisce Onofrio Russi

Il pm Alessio Marangelli chiedeva l’arresto di Russi per tentato omicidio rimarcando l’esplosione di ben 6 pistolettate

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
6 Marzo 2025
Cronaca // Primo piano //

SAN SEVERO (FOGGIA) – “Infamone, ti uccido”. L’avrebbe detto Onofrio Russi subito dopo aver gambizzato Michele Rendina la mattina del 6 aprile 2024 davanti al bar “H” di via Fortore a San Severo.

E’ uno degli indizi che hanno portato all’arresto di Russi, ventottenne sanseverese, per porto illegale di una pistola calibro 6.35 che non è stata trovata e lesioni aggravate nei confronti del concittadino di 44 anni. Il movente dell’agguato tuttavia resta ignoto.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia Cecilia Massarelli ha valorizzato questi elementi nell’ordinanza cautelare in carcere a carico di Russi eseguita nei giorni scorsi dai carabinieri (come già pubblicato ieri ndr): l’intercettazione che avrebbe captato la voce dell’indiziato nell’immediatezza del ferimento; altre captazioni di potenziali testimoni, da cui emergerebbe il coinvolgimento di Russi e la sua preoccupazione sul poter essere stato filmato (il che non fu), tanto da chiedere come eventualmente cancellare le immagini; il rinvenimento sul luogo del delitto dell’auto del sospettato, una Bmw X6, trovata con motore acceso e portiere aperte.

Onofrio Russi, difeso dall’avvocato Luigi Marinelli, ha respinto le accuse rispondendo al giudie nell’interrogatorio di garanzia: conosce di vista Rendina, non ha rapporti con lui né motivi di astio, il giorno del ferimento andò nel bar per bere un caffè, nell’uscire udì gli spari e scappò a piedi.

Per il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Foggia però “risulta poco credibile oltre che illogico ritenere che Russi pur non coinvolto in prima persona nella sparatoria, si sia dato alla fuga a piedi lasciando il veicolo in quelle condizioni per mero spavento, senza poi tornare sul posto per accertarsi delle condizioni dell’auto e rientrarne in possesso”.

Il pm Alessio Marangelli chiedeva l’arresto di Russi per tentato omicidio, rimarcando l’esplosione di ben 6 pistolettate.

Il gip ha ritenuto invece sussistente il meno grave reato di lesioni aggravate dall’uso dell’arma: Rendina fu ferito da 2 proiettili alle gambe, non venne colpito in zone vitali, non fu in pericolo di vita; fu operato e giudicata guaribile in un mese; ai carabinieri disse di non sapere chi e perché l’avesse ferito

Sulla scorta del rinvenimento dell’auto di Russi vicino al luogo della sparatoria, le indagini dei carabinieri puntarono subito sul giovane già noto alle forze dell’ordine. Nel passato di Russi denunce e arresti tentata rapina, violenza privata, minacce e droga; al momento dell’arresto per il ferimento Rendina, era ai domiciliari dall’ottobre scorso per spaccio nell’inchiesta “Sed” a carico di 27 imputati su un giro di droga sull’asse Foggia-San Severo.

I sospetti per la presenza della Bmw X6 di Russi furono avvalorati – prosegue l’atto di accusa – dalla visione dei sistemi di videosorveglianza audio/video della zona. 

Alle 10.57 registrarono l’esplosione di 6 colpi d’arma da fuoco; subito dopo la voce di Rendina chiedere aiuto per essere portato in ospedale; un minuto più tardi altre due voci, tra cui quella che i carabinieri attribuiscono a Onofrio Russi mentre pronunciava le parole: “infamone ti uccido”, e un parente che gli diceva: “andiamocene”.

Captazioni delle ore e dei giorni successivi a carico di potenziali testimoni avrebbe confermato, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, che fu Russi a sparare.

Tanto da preoccuparsi d’essere stato inquadrato dalle telecamere (il che non successe), chiedendo se il video potesse essere cancellato.

L’indagine nei prossimi giorni passerà al vaglio del Tribunale della libertà di Bari cui l’avv. Luigi Marinelli chiede la scarcerazione di Russi per mancanza di gravi indizi, e in subordine la concessione dei domiciliari per l’attenuazione delle esigenze cautelari.

Lo riporta lagazzettadelmezzogiorno.it

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