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MAFIA “Guerra Libergolis-Romito vi svelo tutti gli assassini”. Il pentito Pettinicchio e i clan di Manfredonia-Vieste e Monte

"Ho fatto parte del clan Li Bergolis-Miucci in cui ricoprivo un ruolo di vertice, subito dopo Enzino Miucci"

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
11 Marzo 2025
Cronaca // Gargano //

FOGGIA – “Ho deciso di collaborare con la Giustizia per rispettare le ultime volontà di mia ma­dre, alla quale in punto di morte promisi che avrei cam­biato vita; e anche per con­sentire ai miei figli di con­durre una vita migliore, lon­tano dagli ambienti criminali.

Ho fatto parte del clan Li Bergolis-Miucci in cui ricoprivo un ruolo di vertice, subito dopo Enzino Miucci.

Vi entrai nel 2000 da minorenne; ne ho fatto parte sin quando ho deciso di collaborare con la Giustizia.

Il nostro gruppo era antagonista a quello degli ex Romito, con cui era in atto una guerra sin dal 2009.

Sono a conoscenza di tutti i fatti di questa guerra per aver partecipato direttamente a tutte le fasi; sono stato quasi sempre presente quando sono state prese le decisioni più importanti”.

Sono le prime di­chiarazioni rese alla Dda il 27 febbraio dall’ultimo pentito della mafia garganica, Matteo Pettinicchio, quarantenne di Monte Sant’Angelo, reo con­fesso d’essere il braccio destro del compaesano Enzino Miucci “u criatur’” al vertice del clan Li Bergolis-Miucci coinvolto nella guerra di ma­fia con i rivali del gruppo Romito, ora denominato Lombardi/Ricucci/La Torre.

Presto in aula – Le rivelazioni del garganico, detenu­to dal 2019 e riar­restato l’ottobre scorso nel blitz “Mari e monti” contro il clan Li Bergolis contrassegnato da 39 arresti, sono state depositate ieri dai pm della Dda Ettore Cardinali e Luciana Silvestris a disposizione di imputati e difensori (che hanno quindi potuto prenderne visione) nel­la tranche del processo “Om­nia nostra” in corso in Tri­bunale a Foggia a 24 persone accusate a vario titolo di mafia quali presunti affiliati al clan Lombardi/Ricucci/La Torre; tentato omicidio; estorsioni; armi; truffa; ricettazione; tra­sferimento fraudo­lento di valori. I pm hanno antici­pato la richiesta di interrogare Pettinicchio su cui la corte si è riservata; l’udienza è prose­guita con l’interrogatorio di testi del­la difesa che con­tinueranno il 24 marzo.

“Ho mantenuto i rapporti con tutti gli altri sodali del mio clan anche quand’ero detenu­to. Contatti” ha precisato Pet­tinicchio “sia epistolari sia tra­mite telefonini che avevo in carcere; questo almeno sino al 15 ottobre 2024 quando mi è stato applicato il regime car­cerario del 41 bis. Il gruppo Romito era mafioso e si oc­cupava di tutti i reati di in­teresse della criminalità or­ganizzata: droga, usura, estor­sioni, omicidi.

Conoscevo tutti gli appartenenti del clan avverso, soprattutto gli ele­menti apicali con cui ho avuto modo di parlare anche di­rettamente: il grup­po Romito aveva a disposizione armi con cui sono stati commessi anche numerosi omicidi; nonostante gli interventi at­tuati” (arresti, blitz, condanne, capi assassinati) “è tuttora operante. Il mio clan e quello dei Romito avevano influenza criminale su tutta la provin­cia”.

“Insieme a Miucci ero quello più informato sulle vicende dei nostri rivali; acquisivamo informazioni sia sulla guerra in atto sia per essere costantemente al corrente del loro coin­volgimento nelle attività cri­minali”. Parlando di alcuni ri­vali ha rivelato “l’intenzione di uccidere Danilo Della Malva” (pen­tito nel 2021) “del sottogruppo di Vie­ste alleato dei Ro­mito; suggerii a Miucci di invitarlo a casa sua dove lo avremmo ammaz­zato; mi sarei oc­cupato io di elimi­nare il cadavere, progetto poi non realizzato.

Mario Luciano Romito” (uc­ciso il 9 agosto 2017 nella strage con 4 morti firmata dai Li Bergolis) “era all’apice del clan insieme al fratello Franco pri­ma che questo fosse ammaz­zato”, nell’aprile 2009. “Abbia­mo provato diverse volte a uccidere Mario Luciano negli anni. Matteo Lombardi”, imo dei 24 imputati sotto processo in Omnia nostra, “era imo dei capi insieme a Pasquale Ri­cucci detto ‘tic secc’ che il nostro gruppo ha ucciso a Mac­chia nel novembre 2019; e Ma­rio Luciano Romito. Lombardi ha commesso vari omicidi.

Ul­timamente dopo che aveva uc­ciso Giuseppe Silvestri” (ri­tenuto vicino ai Li Bergolis e per questo assassinato il 21 marzo 2017 a Monte, Lombardi è stato condannato all’ergasto­lo) “avremmo voluto assassi­narlo; se fosse stato libero avremmo ammazzato lui pri­ma di Ricucci. Lombardi si è sempre occupato di droga, ra­pine ed estorsioni; sul terri­torio era uno dei più temuti, anche dalla brava gente. Ope­rava anche nel Nord Italia; su Foggia aveva rapporti col clan Moretti e prima anche con i Trisciuoglio”.

Gazzetta del Mezzogiorno, Capitanata (riportato su Rete Gargano)

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