Potrebbe riaprirsi il caso sull’omicidio di Serena Mollicone, la giovane di Arce uccisa nel 2001. Il sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione ha chiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione e l’avvio di un nuovo processo di appello.
La decisione della Suprema Corte è attesa in serata, e dovrà stabilire se confermare l’assoluzione per Franco Mottola, ex maresciallo dei carabinieri, la moglie Annamaria e il figlio Marco, oppure accogliere la richiesta della Procura e disporre un nuovo giudizio.
Dopo 24 anni di indagini, ipotesi e processi, si potrebbe quindi aprire un nuovo capitolo giudiziario per la tragica morte della 18enne, trovata senza vita il 3 giugno 2001 in un bosco vicino al paese, con mani e piedi legati e la testa avvolta nel nastro adesivo.
A motivare la richiesta del procuratore generale è la carenza di motivazioni nella sentenza di assoluzione: un “macro vizio”, ha definito il pg, parlando di una decisione “pilatesca” e priva di una reale analisi degli indizi, tra cui la presenza di Serena nella caserma di Arce la mattina della scomparsa. Secondo il pg, “non sono stati valutati in modo unitario i molti elementi a carico”.
L’accusa aveva chiesto 24 anni di reclusione per Franco Mottola e 22 per il figlio Marco e la moglie Annamaria, ma sia la Corte d’Assise di Cassino sia la Corte d’Appello hanno assolto gli imputati per insufficienza di prove, escludendo la certezza della loro colpevolezza e del luogo del delitto.
Restano assolti in via definitiva anche gli altri due imputati, i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.
Un delitto pieno di misteri e ombre
La morte di Serena Mollicone resta uno dei casi più oscuri della cronaca italiana. Il 1° giugno 2001, la giovane uscì di casa per una visita dal dentista e non fece più ritorno. Il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo, con segni di violenze e soffocamento.
Le prime indagini portarono all’arresto del carrozziere Carmine Belli, poi assolto. Ma nel 2008, una testimonianza inquietante del brigadiere Santino Tuzi aprì nuove piste: Tuzi raccontò di aver visto Serena entrare nella caserma di Arce la mattina della scomparsa. Pochi giorni dopo, Tuzi fu trovato morto, ufficialmente suicida, ma la sua morte sollevò molti dubbi.
Nel 2011, una perizia confermò che la ferita alla testa di Serena era compatibile con un impatto contro una porta della caserma, indirizzando l’inchiesta sulla famiglia Mottola, che abitava proprio all’interno della struttura. Secondo l’accusa, Serena sarebbe stata uccisa dopo un litigio con Marco Mottola, e il suo corpo nascosto per simulare un depistaggio.
Il processo a carico dei Mottola, iniziato nel 2019, si è concluso con l’assoluzione per insufficienza di prove, lasciando senza colpevoli il brutale omicidio.
Ora la parola passa alla Cassazione, ultima speranza per la famiglia Mollicone di ottenere giustizia. Se le assoluzioni saranno confermate, il caso rischia di restare uno dei più dolorosi misteri irrisolti d’Italia.
Lo riporta RaiNews.it.
