La recente riforma Bernini sull’accesso a Medicina, presentata come una grande opportunità per i giovani, non è altro che una decisione politica priva di una reale visione strategica.
Non affronta le vere criticità del sistema sanitario e universitario, ma le aggrava, generando incertezze, precarietà e disagi senza precedenti per studenti e atenei.
Le strutture universitarie italiane sono già oggi al limite della loro capacità. A titolo esemplificativo, la Facoltà di Medicina dell’Università di Foggia è stata costretta, fino a poche settimane fa, a utilizzare le sale della Città del Cinema per le lezioni. Come potranno le università gestire un numero ancora maggiore di studenti senza un adeguato potenziamento di aule, laboratori e strutture cliniche? La risposta è semplice: non potranno.
Questa riforma non garantisce più medici, ma solo più laureati senza prospettive. Il numero delle borse di specializzazione resta invariato e, con il solito imbuto formativo, la conseguenza sarà una sola: un numero sempre maggiore di neolaureati senza possibilità di specializzarsi, costretti a emigrare per trovare un futuro professionale.
Non sono solo gli studenti a denunciare il disastroso impatto di questa riforma. Il Consiglio degli Studenti e i Consigli di Dipartimento di Area Medica dell’Università di Foggia hanno espresso il loro dissenso approvando all’unanimità una mozione contro questo provvedimento. Anche a livello nazionale, i rappresentanti negli organi centrali e nel CNSU hanno già preso posizione con una lettera di contestazione.
Si elimina il test d’ingresso, ma si introduce una selezione al termine del primo semestre attraverso esami. Quale sarebbe il vantaggio per gli studenti? Nessuno. Chi non supererà questa nuova selezione si troverà con un anno perso, senza la possibilità di reindirizzarsi verso altre facoltà, in un limbo di totale incertezza. Il tutto pagando una tassa di immatricolazione per frequentare corsi e seminari dai quali verranno poi esclusi.
Questa riforma si traduce in un guadagno sicuro per le casse delle università, che incasseranno le quote di immatricolazione di migliaia di studenti destinati ad essere esclusi dopo pochi mesi. Ma a pagare il prezzo più alto saranno le aspiranti matricole, sacrificate sull’altare di un’operazione politica scellerata e priva di una visione concreta per il futuro della sanità italiana.
Questa battaglia è solo all’inizio, questo dichiarano i delegati rappresentanti dell’area medica. Continueremo a vigilare, a denunciare le criticità di questa riforma e a difendere il diritto a una formazione medica di qualità. Il futuro degli studenti e del sistema sanitario italiano non può essere lasciato al caso.
Quello che realmente serve:
- Un potenziamento reale delle strutture universitarie prima di qualsiasi riforma sull’accesso.
- L’aumento delle borse di specializzazione per evitare il solito imbuto formativo.
- Una selezione trasparente ed equa che garantisca qualità formativa e certezze agli studenti.
Il diritto allo studio e il futuro della sanità meritano rispetto e programmazione, non scelte improvvisate e disastrose.
A cura di Gaetano Brigida.