MANFREDONIA (FOGGIA) – A due anni dalla scadenza dei bandi per le concessioni demaniali marittime, il settore balneare italiano si trova in una situazione di stallo normativo.
Mentre la stagione estiva si avvicina, il governo corre contro il tempo per definire le regole sugli indennizzi destinati ai gestori uscenti.
Il nodo principale resta il confronto con l’Unione Europea, che mette in guardia sui rischi di compensazioni troppo generose.
La mossa del governo
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha promesso che il decreto attuativo della legge Salva-infrazioni, destinato a stabilire i criteri per gli indennizzi, sarà pronto entro fine mese. L’obiettivo è fornire linee guida chiare alle amministrazioni locali per avviare le gare. Tuttavia, la questione resta delicata: indennizzi troppo elevati rischiano di essere considerati dall’UE come una forma di vantaggio indebito per i gestori attuali, scoraggiando la partecipazione di nuovi operatori.
«Il decreto ce lo scriviamo noi, perché siamo un paese sovrano» ha dichiarato Salvini, rispondendo alle pressioni di Bruxelles.
Il ministro ha ribadito il diritto dei concessionari uscenti a ottenere un risarcimento per gli investimenti non ammortizzati e una “equa remunerazione”.
Il braccio di ferro con l’Europa
La posizione dell’UE è chiara: gli indennizzi devono coprire solo gli investimenti non ammortizzati effettuati negli ultimi cinque anni. Esclusi quindi avviamento, marchi, brevetti e altre voci non strettamente legate al servizio balneare.
Anche le strutture abusive e quelle non removibili rimarranno fuori dai calcoli, ad eccezione di quelle necessarie all’attività economica.
Bruxelles teme che indennizzi troppo alti possano rendere poco appetibile la partecipazione di nuovi operatori alle gare.
Il rischio, per l’Italia, è di incorrere nuovamente in una procedura di infrazione per violazione delle norme sulla concorrenza.
Il meccanismo degli indennizzi
Il decreto prevede che l’indennizzo sia calcolato sulla base di una perizia asseverata da un professionista indipendente, nominato dall’ente concedente tra una rosa di esperti indicati dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. Le spese per la perizia saranno a carico del gestore uscente.
Il subentrante dovrà versare almeno il 20% dell’indennizzo al momento dell’assegnazione della concessione. In caso di mancato pagamento, la concessione decadrà automaticamente.
Per i concessionari uscenti resta la possibilità di chiedere una rivalutazione del proprio investimento tramite una perizia formale, ma anche questo percorso comporterebbe un esborso pari al 20% del valore determinato. E nemmeno questa strada garantisce di evitare un nuovo stop da parte del Consiglio di Stato o dell’UE.
La corsa contro il tempo continua: tra pressioni europee, vincoli normativi e proteste dei balneari, il governo cerca una via d’uscita per evitare l’impasse e dare certezze al settore prima che la stagione estiva entri nel vivo.
Lo riporta quotidianodipuglia.it
Pùre l’ndennizz? U cazz! C’anna dè lóre i pagghiùle ndróte da cind ann ca tenene occupète li spiagge