FOGGIA – L’Università di Foggia si trova al centro di un’accesa polemica dopo la decisione di includere tra i relatori di un convegno sull’anti-terrorismo Sergio D’Elia, ex membro dell’organizzazione armata Prima Linea.
L’evento, intitolato “Mai più terrorismo: informazione e dialogo verso la riconciliazione e la pacificazione nazionale”, in programma per il 24 marzo, ha suscitato indignazione tra docenti, studenti e associazioni.
D’Elia, attualmente segretario dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”, è stato condannato a 30 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio dell’agente penitenziario Fausto Dionisi nel 1978, pena successivamente ridotta a 12 anni grazie alla sua dissociazione dal terrorismo.
La sua presenza all’evento, patrocinato da Camera e Senato, ha scatenato reazioni forti.
Persino il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invierà un messaggio di saluto al convegno.
Un gruppo di docenti ha definito “inaccettabile” l’invito rivolto a D’Elia, mentre gli studenti, rappresentati da Alessandro Barrasso, hanno dichiarato di essere stati all’oscuro dell’iniziativa fino alla diffusione della locandina.
“Non ne sapevo nulla”, ha affermato Barrasso, esprimendo il malcontento condiviso da molti colleghi.
La protesta si è allargata anche al mondo delle associazioni, con Anpi, Arci, Flc Cgil, Legambiente e Udu Link che invitano apertamente a boicottare l’evento.
In un comunicato congiunto, le organizzazioni accusano il convegno di tentare di “riscrivere la storia della Repubblica” e denunciano il rischio di una riabilitazione delle organizzazioni neofasciste coinvolte nella strategia della tensione. Inoltre, hanno invocato la memoria di Luigi Pinto, vittima della strage di Piazza della Loggia, come simbolo della lotta per la democrazia.
Dal canto suo, D’Elia si è detto sorpreso dalle critiche.
“Sergio D’Elia terrorista? Deve essere un errore di persona”, ha dichiarato a Repubblica.
L’ex militante ha ribadito la sua convinzione sull’innocenza di Mambro e Fioravanti, condannati per la strage di Bologna, affermando: “Io ho il mio libero convincimento, basato sulla conoscenza delle persone e della storia d’Italia.
Le sentenze non sono verità storiche”.
Il dibattito resta acceso e il convegno, nato per promuovere il dialogo e la riconciliazione, rischia ora di trasformarsi nell’ennesimo terreno di scontro ideologico e politico.
Lo riporta ilgiornale.it
Ma come si permettono! Giusto protestare! Bisogna invitare solo quei galantuomini degli ex br !