“La scelta dell’Università di Foggia di promuovere un’iniziativa condivisibile nel titolo, ‘Mai più terrorismo’, nel suo intento ecumenico cozza con la presenza di esponenti politici che si nascondono dietro le nostre nobili istituzioni per proseguire un’attività di divulgazione revisionista sulla storia di quei terribili anni del Paese e non solo”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil di Foggia, Gianni Palma.
“L’intento di accomunare le drammatiche vicende di Sergio Ramelli e Benedetto Petrone, nel ricorrente e diffuso ricorso al paradigma vittimario, cela vicende e storie processuali differenti pur trovandoci di fronte a due vittime innocenti. Esecrabili gli atti, ma è doveroso ricordare che gli assassini di Benny partirono da una sede del MSI barese, lo stesso partito dal quale provengono il presidente del Senato e il vice presidente della Camera. Eppure proprio il secondo, Fabio Rampelli, nel presentare primo firmatario una proposta di Legge per l’istituzione di una “commissione parlamentare di inchiesta sulla violenza politica negli anni tra il 1970 e il 1989″, nella relazione di accompagnamento fa riferimento solo ai casi di omicidi nei quali sono rimaste vittime militanti di destra. Strane amnesie se si pensa appunto alla vicenda di Benny Petrone o alla terribile pagina dell’eversione stragista neofascista del Paese. Ci chiediamo: l’intento è riscrivere la storia a uso e consumo di una parte, occultando verità storiche e giuridiche? Tutto questo è noto al rettore e ai docenti che hanno avallato promosso questa iniziativa?”.
“È noto – prosegue Palma – che il direttore del Tgi Chiocci e D’Elia dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, siano ancora oggi sostenitori dell’innocenza di Mambro e Fioravanti per la strage di Bologna, nonostante ripetutE sentenze passate in giudicato e le ultime vicende processuali legate a Bellini ricolleghino ancora una volta a quel sodalizio criminale neofascista le responsabilità”.
“Foggia è la città del martire Luigi Pinto, tra le vittime della strage di Brescia, una strage su cui il presidente del Senato nel suo ricordo in occasione del 50esimo anniversario non è mai riuscito ad associare alle responsabilità del terrorismo neofascista”, conclude Palma. “Ci uniamo alla speranza che questo Paese non debba mai più vivere pagine tremende come quelle della stagione del terrorismo. Crediamo che compito di una istituzione scientifica come l’università sia indagare quella storia, dare voce ai testimoni e vittime, non piegarsi a operazioni che nel nome di una pacificazione che non si comprende cosa significhi oggi – la nostra democrazia è stata più forte anche dell’eversione armata di ogni colore – provano a fare revisionismo. Lo stesso che spinge il senatore La Russa a parlare della battaglione Bozen come di una banda di pensionati, un pezzo della repressione anti partigiana nella Roma occupata dai tedeschi nel 1943, attaccato dai GAP in via Rasella, evento che diede stura all’odiosa rappresaglia nazifascista che portò all’uccisione di 335 vittime innocenti, tra loro quattro figli di questa terra: Nicola Stame, Teodoro Albanese, Umberto e Bruno Bucci. A loro, a Luigi Pinto, a tutte le vittime dello stragismo e dell’eversione armata, va il nostro commosso ricordo. Senza strumentalizzazioni piegate all’attualità politica”.