FOGGIA – La guerra dei dazi, innescata dal presidente Donald Trump e ancora minacciosa sullo scenario internazionale, mette in ginocchio l’export del Mezzogiorno.
Il Sud Italia, con una minore diversificazione dei prodotti esportati rispetto al Nord, rischia di subire le conseguenze più pesanti.
Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi di Cgia su base Istat per il 2024, le regioni con un export meno differenziato sono più vulnerabili alle turbolenze dei mercati globali.
La Puglia rappresenta un’eccezione parziale: con un indice di diversificazione del 49,8%, si colloca al terzo posto tra le regioni italiane più diversificate, subito dopo Lombardia (43%) e Veneto (46,8%).
Tuttavia, i settori trainanti della regione – farmaceutico e oleario – restano i più esposti al rischio di nuove barriere commerciali.
Puglia: farmaceutico e olio sotto tiro
Nel dettaglio, la Puglia ha visto un balzo notevole nell’export di medicinali e preparati farmaceutici, con un aumento di 125 milioni di euro in un solo anno.
Anche oli e grassi vegetali e animali hanno registrato una crescita di 115,5 milioni rispetto al 2023.
Su un totale di 9,785 miliardi di euro di esportazioni regionali, 4,816 miliardi provengono dalle prime dieci categorie di prodotto, segno di una discreta diversificazione, ma non sufficiente a scongiurare rischi.
Milano guida, Bari arranca
A livello provinciale, Milano si conferma regina indiscussa dell’export italiano con 57,9 miliardi di euro nel 2024.
La prima provincia pugliese in classifica è Bari, solo al 39° posto, con 5,077 miliardi di euro di esportazioni (+3% rispetto al 2023).
Taranto, invece, sprofonda al 75° posto con un calo preoccupante da 1,672 a 1,258 miliardi di euro. Stabile Brindisi, che cresce leggermente a 946 milioni, mentre Lecce e Foggia arretrano.
Il quadro nazionale: luci e ombre
L’export italiano, nonostante un calo dello 0,4% nel 2024 (623,5 miliardi di euro), segna comunque un +30% rispetto al periodo pre-pandemia del 2019. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto dominano la scena, mentre la Toscana scala al quarto posto grazie alla spinta di medicinali e gioielleria.
La Puglia, invece, scivola al 12° posto con un calo da 10,085 a 9,785 miliardi.
Tra i prodotti più richiesti a livello globale spiccano i medicinali (50,8 miliardi di euro, +10,3%), seguiti da macchinari industriali e autoveicoli. La gioielleria, in particolare, brilla con un incremento del 38,9%.
In Puglia, però, il settore più penalizzato resta la siderurgia, che registra una perdita secca di 202,7 milioni di euro (-74,1%).
Un crollo che riflette la crisi europea dell’automotive e la stretta delle nuove politiche commerciali globali.
Il futuro dell’export meridionale, e pugliese in particolare, dipenderà dalla capacità di diversificare ulteriormente la produzione e conquistare nuovi mercati.
La sfida è aperta, e le barriere doganali potrebbero essere solo l’inizio di una lunga battaglia per la tenuta economica del Sud.
Lo riporta quotidianodipuglia.it