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ECONOMIA Il Mef rivede gli acconti Irpef per il 2025: nuove aliquote in arrivo

Il MEF ha deciso di rivedere le sue posizioni riguardo agli acconti Irpef per il 2025, garantendo che saranno calcolati sulla base delle nuove aliquote introdotte dalla riforma fiscale

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Marzo 2025
Economia // Politica //

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) ha deciso di rivedere le sue posizioni riguardo agli acconti Irpef per il 2025, garantendo che saranno calcolati sulla base delle nuove aliquote introdotte dalla riforma fiscale. Il chiarimento arriva dopo le polemiche sollevate dalla Cgil, che aveva contestato la norma inizialmente prevista.

Il Mef ha annunciato che interverrà anche in via normativa per permettere l’applicazione delle nuove aliquote nella determinazione degli acconti, rassicurando che l’intervento sarà realizzato in tempo utile per evitare aggravi in termini di dichiarazione e versamento. Si prevede che la modifica si risolva con l’abrogazione della disposizione contestata.

Il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari, e la Presidentessa del Consorzio nazionale Caaf Cgil, Monica Iviglia, si sono dichiarati soddisfatti per aver difeso i diritti dei contribuenti, portando il Governo a rivedere una norma che, secondo loro, era “profondamente ingiusta”. La Cgil aveva, infatti, denunciato una “clamorosa ingiustizia” legata al fatto che gli acconti per il 2025 venivano calcolati secondo le aliquote dei vecchi scaglioni, molto più alti rispetto agli attuali, e sulla base della detrazione per redditi di lavoro dipendente ancora vigente al 31 dicembre 2023, inferiore a quella attuale.

Secondo il sindacato, l’applicazione delle vecchie aliquote si traduceva in un “prestito” che i lavoratori dipendenti avrebbero dovuto restituire solo nel 2026, con un impatto economico che avrebbe gravato sui loro portafogli già fortemente colpiti dall’inflazione. Gli importi del “prestito” variavano dai 75 ai 260 euro.

Il Mef ha spiegato che l’intenzione della norma inizialmente proposta era di applicare l’incongruenza solo ai soggetti percettori di redditi aggiuntivi oltre quelli già soggetti a ritenuta d’acconto. In altre parole, l’obiettivo non era quello di colpire chi percepisce solo redditi da lavoro o da pensione, ma chi ha anche altre fonti di reddito.

La Cgil ha commentato positivamente l’intervento del Mef, sottolineando che, se le modifiche saranno effettive, i salari e le pensioni non subiranno ulteriori riduzioni, dando sollievo a milioni di cittadini che già affrontano le difficoltà derivanti dall’inflazione elevata.

Lo riporta Ansa.it.

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