FOGGIA – Si è aperto davanti al Gup di Bari Nicola Bonante il processo con rito abbreviato nei confronti di sette imputati, accusati – a vario titolo – di aver favorito la latitanza di Marco Raduano e Gianluigi Troiano, ex boss del clan viestano. Le accuse vanno dal favoreggiamento della latitanza, allo spaccio internazionale di sostanze stupefacenti, fino al danneggiamento con incendio, aggravate dall’agevolazione mafiosa e dalla transnazionalità dei reati.
Il procedimento giudiziario, nato dall’operazione “Cripto” della Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato il Comune di Vieste a costituirsi parte civile nel processo tramite l’avvocato Michele Fusillo. Le altre parti offese identificate dalla DDA sono i Ministeri della Giustizia e della Salute, oltre alla proprietaria dell’auto incendiata.
I protagonisti e le accuse
Tra gli imputati compaiono gli stessi Marco Raduano, 42 anni, e Gianluigi Troiano, 33 anni, entrambi pentiti. Raduano fu arrestato a marzo 2024 a Bastia, in Corsica, dopo un anno di latitanza, mentre Troiano fu catturato a fine gennaio 2024 nei pressi di Granada, in Spagna, dopo oltre due anni di fuga. Gli altri imputati sono Michele Gala (38 anni), Antonio Germinelli (34), Domenico Antonio Mastromatteo (32), Matteo Colangelo (29) e Marco Rinaldi, 31 anni, residente a Mestre.
Il blitz “Cripto” risale al 4 dicembre 2024, giorno in cui furono eseguiti sette arresti. In origine erano otto gli indagati, ma Michele Murgo, 29enne viestano, ha già definito la propria posizione con un patteggiamento a 2 anni di reclusione (pena sospesa), difeso dall’avvocato Paolo D’Ambrosio. Gli altri sette hanno optato per il rito abbreviato, che consente uno sconto di un terzo sulla pena in caso di condanna. Troiano e Raduano hanno partecipato all’udienza in videocollegamento da località segrete.
Le accuse principali: supporto alla latitanza e traffico internazionale
Secondo l’accusa, supportata da intercettazioni e dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, Gala, Germinelli, Mastromatteo e Murgo avrebbero favorito la fuga di Raduano, ospitandolo tra Spagna, Francia e Parma. Nonostante la latitanza, Raduano sarebbe persino rientrato a Vieste per compiere un agguato contro un rivale, rimasto ferito. I complici gli avrebbero fornito appoggi logistici, denaro, auto, telefoni criptati e informazioni riservate sullo stato delle ricerche da parte delle forze dell’ordine.
Due gli episodi di traffico di droga sotto esame. Il primo riguarda un carico di circa 8,5 kg di hashish e 2,3 kg di marijuana acquistato in Marocco e spedito dalla Spagna nel settembre 2023. Il pacco fu intercettato dai Carabinieri a Vieste il 25 settembre, con l’arresto di un giovane locale. Il secondo episodio risale a gennaio 2024: un’altra spedizione dalla Spagna di circa 9,8 kg di hashish, in parte sequestrata sempre a Vieste. In entrambi i casi, Raduano e Troiano sono ritenuti i mittenti, con Rinaldi come referente a Mestre e Mastromatteo come destinatario finale.
Intimidazioni e vendette mafiose
Grave anche l’episodio relativo all’incendio dell’auto della madre del collaboratore di giustizia Orazio Lucio Coda, ex affiliato del clan Raduano. L’auto, una Nissan Qashqai, fu data alle fiamme il 31 ottobre 2023 a Vieste. Secondo gli inquirenti, fu lo stesso Raduano – all’epoca ancora latitante – a ordinare l’attentato incendiario come atto di ritorsione contro il pentimento di Coda. Per questo episodio sono accusati Raduano, Germinelli e Colangelo.
Le prossime udienze
Il Gup Bonante ha già fissato il calendario delle udienze:
-
20 maggio: requisitoria del pm Ettore Cardinali (DDA) e dell’avvocato di parte civile Michele Fusillo;
-
3 e 17 giugno: spazio alle arringhe difensive degli avvocati Rosa Pandalone (Raduano), Giovanni Signorile (Troiano), Pasquale Crea (Rinaldi), Salvatore Vescera (Mastromatteo e Colangelo), D’Ambrosio e Aurelio Gironda (Gala), Carlo Alberto Mari e Giuseppe Gallo (Germinelli).
-
15 luglio: prevista la sentenza.
Il procedimento “Cripto” rappresenta un nuovo tassello nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata del Gargano, confermando la crescente attenzione delle autorità sulla rete mafiosa viestana e sui suoi tentativi di radicarsi anche all’estero attraverso i traffici di droga.
Lo riporta La Gazzetta del Mezzogiorno.it.