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PAPA Morte di Papa Francesco e la rivoluzione mancata

Un magistero che è cominciato con la "Lumen Fidei" (2013), dove troviamo una bella espressione che coniuga fede e impegno per la propria città

AUTORE:
Michele Illiceto
PUBBLICATO IL:
22 Aprile 2025
Cultura // Manfredonia //

Più che parlare “del”e “sul” Papa, forse sarebbe meglio lasciare che parli il Papa. Potrebbe essere questa l’occasione per leggere, le sue encicliche, le sue Lettere ed Esortazioni apostoliche. Chi lo farà vedrà quanto scomodo e per nulla facile da seguire è stato il suo magistero, pieno di provocazioni, con un linguaggio fresco, incisivo, comprensibile a tutti, libero da compromessi e convenzionalismi sterili, fuori da ogni schema o stereotipo bigotto, fuori da ogni forma di “ecclesialese”, comprensibile solo agli addetti ai lavori, ma ispirato sempre alla logica del vangelo, mai ingessato in uno stile tipicamente curiale.

Un magistero che è cominciato con la “Lumen Fidei” (2013), dove troviamo una bella espressione che coniuga fede e impegno per la propria città: “Le mani della fede si alzano verso il cielo, ma lo fanno mentre edificano, nella carità, una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento” (LF n. 51)..

Come non ricordare la straordinaria “Evangeliumgaudium” (2013), scritta per denunciare la mondanità spirituale e per evidenziare le tentazioni degli operatori pastorali. Oppure l’incanto di “Amorislaetitia” (2016), un vero e proprio saggio sull’amore umano e sull’amore divino, ma anche sulle fragilità degli affetti e delle relazioni di oggi. Illuminante è un’affermazione di Francesco: “Ogni crisi implica un apprendistato che permette di incrementare l’intensità della vita condivisa, o almeno di trovare un nuovo senso all’esperienza matrimoniale.

In nessun modo bisogna rassegnarsi a una curva discendente, a un deterioramento inevitabile, a una mediocrità da sopportare. Al contrario, quando il matrimonio si assume come un compito, che implica anche superare ostacoli, ogni crisi si percepisce come l’occasione per arrivare a bere insieme il vino migliore” (AL n. 232).

E come non menzionare la scomoda e profetica “Laudato sii” (2015), seguita poi dalla “LaudateDeum” (2023), ambedue snobbate dai potenti della terra e anche da molti conclamati ecologisti locali, dove per la prima volta si parla di una “ecologia integrale” che comprende addirittura anche l’ecologia del corpo e delle istituzioni, l’ecologia urbana e sociale.

Un’enciclica dove Francesco ha denunciato la debolezza della politica locale e globale di fronte alla perversa alleanza tra tecnocrazia e finanza che fa pagare ai più deboli e al creato l’arricchimento dei pochi.

Poi è venuta l’esortazione apostolica “Christusvivit” (2019) dedicata ai giovani e alla loro forza di cambiamento. Fu quella l’occasione per esortare la Chiesa e la società ad aprirsi alle nuove generazioni, a rispondere di esse e ad esse. Invitò tutti a uscire da ogni forma di immobilismo: “Chiediamo al Signore che liberi la Chiesa da coloro che vogliono invecchiarla, fissarla sul passato, frenarla, renderla immobile. Chiediamo anche che la liberi da un’altra tentazione: credere che è giovane perché cede a tutto ciò che il mondo le offre, credere che si rinnova perché nasconde il suo messaggio e si mimetizza con gli altri. No. È giovane quando è sé stessa, quando riceve la forza sempre nuova della Parola di Dio, dell’Eucaristia, della presenza di Cristo e della forza del suo Spirito ogni giorno” (CV n. 35).

Poi è venuta la rivoluzionaria “Querida Amazonia” (2020), dove Francesco enuncia il suo “sogno sociale”, basato sulla giustizia e sulla equità.

Nell’ottobre dello stesso anno 2020, pubblicò la sua enciclica più sociale: la provocatoria “Fratelli tutti” (2020), un. testo di mistica sociale. Si trova in essa un passaggio moltoattuale per la nostra città che in questi giorni ha assistito a molti atti intimidatori da pare della criminalità: “La solitudine, le paure e l’insicurezza di tante persone, che si sentono abbandonate dal sistema, fanno sì che si vada creando un terreno fertile per le mafie. Queste infatti si impongono presentandosi come “protettrici” dei dimenticati, spesso mediante vari tipi di aiuto, mentre perseguono i loro interessi criminali. C’è una pedagogia tipicamente mafiosa che, con un falso spirito comunitario, crea legami di dipendenza e di subordinazione dai quali è molto difficile liberarsi” (FT n. 28).

Poi c’è da ricordare l’Esortazione apostolica “Gaudete et esultate” (2018), che parla dei santi della porta accanto, fino alla sua ultima enciclica, la “Dilexit nos” (2024), un excursus antropologico e teologico sul cuore umano e nel cuore di Cristo e della Trinità, e che ho avuto il piacere di presentare a Manfredonia proprio due settimane fa.

La cosa strana è che purtroppo questi documenti sono stati poco letti e poco commentati anche laddove andava fatto. Poteva scoppiare una rivoluzione spirituale come base di una rivoluzione culturale e sociale, oltre che ecclesiale, e invece dobbiamo constatare che si è trattata di una rivoluzione mancata. Ma siamo ancora in tempo per recuperare, rimboccarci le maniche e realizzarla.

La morte di Papa Francesco, al di là dell’onda emotiva che ha provocato, potrebbe essere l’occasione per riprendere questi documenti, leggerli e meditarli, e apportare i cambiamenti da lui auspicati non solo nella vita della chiesa, ma anche nella vita civile e sociale, per realizzare quella “Chiesa in uscita”, una Chiesa “Ospedale da campo”, a lui tanto cara, attenta alle periferie esistenziali e capace di farsi carico degli ultimi e dei dimenticati, per contrastare quella “cultura dello scarto” che purtroppo oggi è dominante.

2 commenti su "Morte di Papa Francesco e la rivoluzione mancata"

  1. Caro Michele, è difficile poter esprimere un giudizio completo sul magistero di Papa Francesco se non si sono lette tutte le sue encicliche, le sue lettere e tutti i suoi discorsi. Confesso di non aver letto tutto questo imponente “patrimonio” di documenti.
    Solo chi, come te, ha una profonda conoscenza di questa enorme documentazione può azzardarsi ad interpretare e a far conoscere il pensiero e gli insegnamenti di Papa Francesco. E solo tu potevi sintetizzare in modo magistrale – e in poche righe – lo “spirito” del suo magistero.

    Io posso solo limitarmi a poche riflessioni:
    1. Papa Francesco ha trascorso i 12 anni di pontificato a scacciare i mercanti dal tempio;
    2. Nelle encicliche Laudato sì (2015) e Laudate Deum (2023) centrale è la difesa dell’ambiente come
    “Casa comune”. Francesco parla di ecologia integrale e cura del Creato, insiste sul legame tra crisi
    climatica, ingiustizie sociali e modelli economici predatori… e sottolinea che “tutto è connesso” e
    nessuno si salva da solo. La pandemia ha rafforzato e confermato questa visione, mostrando
    l’interdipendenza globale;
    3. Nei suoi tre grandi documenti (Evangeli gaudium, Laudato sì e Fratelli tutti) ci ha lasciato una ricca
    riflessione sul valore inestimabile della pace.

    Sono in molti a definire le parole di Francesco “Nette, perentorie, inequivocabili. Evangeliche, quindi divisive”. Sono d’accordo anche con coloro che ricordano che “Tutti i leader del mondo dal 2013, quando fu eletto, a oggi si sono ben guardati dal seguire le sue parole”. E adesso che è morto “Si esercitano in sciacalleschi e ridicoli tentativi di fingersi suoi seguaci”.
    La retorica dei “grandi” della terra Papa che ho letto e ascoltato in queste ore è infarcita di ipocrisia vergognosa e disgustosa!
    Caro Michele, Papa Francesco mi ha fatto ricordare San Giovanni il Battista, “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore”.
    Un caro saluto

  2. Errata Corrige: … la retorica dei “grandi” della terra – sulla morte del Papa – che ho letto e ascoltato in queste ore…

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