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SENTENZA Amianto, Luigi Vitullo muore di mesotelioma a 54 anni, condanna per Inps

La Corte d'Appello dell'Aquila ha emesso una sentenza che obbliga l'Inps a riconoscere le maggiorazioni

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
21 Febbraio 2024
Cronaca // L'inchiesta //

La Corte d’Appello dell’Aquila ha emesso una sentenza che obbliga l’Inps a riconoscere le maggiorazioni legate all’amianto e a ristrutturare la posizione contributiva di Luigi Vitullo. Quest’ultimo, deceduto a 54 anni a causa di mesotelioma pleurico epitelioide, ha contratto la malattia a seguito dell’esposizione professionale alle fibre di amianto.

Le perizie tecniche-ambientali condotte dal consulente tecnico d’ufficio (CTU) hanno confermato che durante il periodo lavorativo dal 1976 al 1987, Vitullo, impiegato in diverse aziende nella provincia di Chieti, è stato esposto direttamente e indirettamente a polveri e fibre di amianto.

Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), Ezio Bonanni, ha rappresentato legalmente la famiglia di Vitullo durante il procedimento legale. Si è evidenziato che l’operaio svolgeva un compito particolarmente rischioso, manipolando lastre di cemento amianto soggette a usura e spesso abbandonate nei cantieri. Nonostante il divieto di utilizzo introdotto dalla legge 257/92, Vitullo e i suoi colleghi hanno utilizzato strumenti di protezione in amianto fino a metà degli anni ’90. Gli operai, ignari dei rischi per la salute e senza adeguati strumenti di prevenzione tecnica forniti dalle aziende, portavano involontariamente a casa abiti contaminati da polvere e fibre di amianto, esponendo anche i loro familiari.

La malattia di Vitullo è stata diagnosticata a maggio 2015, con la conferma del mesotelioma a giugno. L’uomo è poi deceduto ad Ancona un mese dopo. La battaglia legale è iniziata contro l’INAIL nel 2019, che ha riconosciuto il diritto in via amministrativa. Nonostante ciò, l’INPS ha continuato a negare l’esposizione all’amianto e i benefici del Fondo Vittime Amianto alla vedova, Antonietta Cicchini. Ciò ha portato a un nuovo procedimento legale, con il rigetto della domanda in primo grado. Tuttavia, in appello, il ricorso è stato accolto, e l’INPS è stato condannato al ricalcolo della pensione di indennità con un aumento di circa 5.000 euro all’anno. La vedova dovrà inoltre percepire circa 80.000 euro tra gli arretrati dell’INPS e dell’INAIL.

Lo riporta l’Ansa.

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