Statoquotidiano.it, 21 dicembre 2024. Orta Nova – Era ortese il maratoneta Michele Fanelli, che si aggiudicò la medaglia d’oro come primatista mondiale della 25 miglia e molti altri riconoscimenti sportivi negli anni trenta e quaranta del ventesimo secolo.
A lui, è stata dedicata il 19 dicembre scorso, presso il circolo culturale ortese del prof. Gianluca Di Giovine, una serata nel corso della quale è stato anche presentato il murales realizzato in sua memoria dalle artiste Antonella Vigorito e Paola Bacone.
Perché è sempre il caso di tenere vivo il ricordo di coloro che sono vissuti nel mondo lasciando un esempio degno di nota per chi è venuto dopo.
E perché, magari, proprio quel ricordo potrebbe fornire occasione per considerare che veramente c’è tanto di buono anche in quel territorio dove apparentemente può sembrare che non vi sia niente o nessuno di valore.
Così, la figura dell’umile contadino e, al tempo stesso, tenace maratoneta ha ripreso vita attraverso l’intervista dello studente Francesco Russo, con le sue domande stimolanti, e la voce degli ospiti intervenuti: Giuseppe Franza, noto podista ortese, e Savino Di Palma, autore del libro “La Memoria del passato nei vicoli di Orta” nelle cui pagine emerge, tra le altre cose, il racconto dell’esperienza di vita del temerario sportivo che conosceva bene il valore dei sacrifici e la necessità di non arrendersi di fronte alle difficoltà.
Era considerato da tutti i suoi compaesani “più veloce del cavallo”, Michele Fanelli, soprannominato anche “piscje-piscje”, pur con il suo fisico “asciutto e minuto”, così come riporta proprio il Di Palma nella sua opera, i suoi 166 centimetri di altezza e i 56 chilogrammi di peso, e le scarpette fatte a mano dal suo calzolaio di fiducia, un certo Nicolino.
Classe 1907, Michele Fanelli, stando alle cronache, era testardo come ogni contadino che si rispetti e aveva scoperto la corsa per necessità.
Pare fosse solito fare il percorso a piedi, correndo scalzo, dal suo paese Orta Nova a Foggia in cerca di lavoro. E proprio quell’andirivieni probabilmente lo andò forgiando come futuro atleta nella maratona.
E, dagli oggi e dagli domani, il giovane arrivò quindi a pensare bene di competere in tale specialità prendendo parte a gare provinciali e nazionali.
I risultati furono ottimi fin dall’inizio: Fanelli batté primati nazionali uno dopo l’altro, fino a quando non riuscì addirittura a partecipare alle Olimpiadi di Los Angeles, dal 30 luglio al 14 agosto 1932, dopo i giri di Roma, Milano e la preolimpica di Venezia.
Si classificò tredicesimo in quell’occasione, tra vari atleti connazionali accorsi come lui in terra d’America, registrando un ottimo tempo, come attestano i filmati dell’epoca.
Ma Michele Fanelli era testardo e non si volle fermare a quel risultato.
Così, riprese i suoi allenamenti e si preparò a nuove sfide.
Due mesi dopo, infatti, ad ottobre dello stesso anno, il 1932, si disputava la tredicesima edizione della maratona internazionale di Torino, la più antica d’Italia, valida anche per l’assegnazione dello scudetto tricolore.
Fanelli pare non fosse tra i favoriti.
E questa volta non partì in testa.
Rimontò tuttavia, posizione dopo posizione.
Al chilometro 32, come riportato dai quotidiani di allora, il “piccolo Fanelli”raggiunse l’ultimo avversario “con una serie di lunghi balzi elastici e leggeri”, lo superò, e procedette “indisturbato” verso la vittoria.
Fanelli questa volta arrivò primo, vinse una volta per tutte, e con un tempo di 2h31’36”.
Nel 1934 vinse ancora, in questo caso il titolo italiano di maratona.
A Roma conquistò i primati nazionali delle 20 miglia (1h55’31”) e delle 2 ore (km 33,370).
Poco dopo, stabilì il record mondiale della 25 miglia, ossia dei 40 chilometri di corsa in 2h26’10”.
Per lo spazio di circa 20 anni, insomma, il bracciante di Orta Nova divenne il protagonista delle corse italiane.
Ed è in quell’arco temporale, tra imprese sportive dal sapore leggendario, che venne fuori non solo la potenza dell’atleta ortese, ma anche il suo spirito libero con quella determinazione nel non scendere a compromessi che solo chi è coraggioso può non temere di praticare.
Erano quelli gli anni della dittatura fascista in Italia, anni difficili per chi osava manifestare un pensiero contrario a quello dominante e nei quali non si lasciava scampo dunque ad alcuna forma di opposizione, prima fra tutte quella dei comunisti.
E Michele Fanelli era comunista anche lui.
Così, animato da forti convinzioni politiche e fermezza nei suoi ideali, l’uomo che correva più veloce di un cavallo già ai tempi trascorsi al paese era finito in carcere per sei giorni, con immancabili manganellate e olio di ricino, per non aver aderito al fascismo.
Osò dunque rifiutare, anche in uno dei momenti della premiazione a fine gara, l’emblematica M che il Duce Mussolini consegnava personalmente ai campioni italiani.
Nel 1941 per Michele Fanelli arrivò la miglior prestazione personale sulla maratona con 2h33’30”.
Nel 1942, nella lista dei tempi, era considerato 13esimo al mondo per prestazione sportiva con 2h46’32”.
Tornò infine ad Orta Nova il 6 maggio del 1942.
E giorno dopo giorno sembrò che tutti avessero ormai dimenticato le sue imprese sportive.
Probabilmente, “Se non fosse stato così testardo, così impulsivo, fedele alle sue origini e ai suoi ideali, il Fanelli di Orta Nova, sarebbe stato considerato il maratoneta più forte di tutti i tempi”, come ancora Di Palma ha poi scritto nel suo libro.
Sta di fatto che, finita la guerra, solo l’amministrazione comunale di Foggia si ricordò delle sue gesta, chiamandolo a ricoprire l’incarico di custode dello stadio di calcio ‘Zaccheria’ per qualche anno.
Poi, il 10 febbraio 1954, l’atleta comunista, per sfamare i suoi cari, dovette emigrare recandosi a Torino con sua moglie Antonia Pennella e i suoi figli.
Il 31 dicembre 1989 la sua vita si concluse.
Nel 1990 ad Orta Nova, in Consiglio Comunale fu proposta e posta in essere l’intitolazione dell’attuale Campo Sportivo del comune a Michele Fanelli. Scritti, anche della casa editrice Lettere Meridiane, sono stati dedicati al maratoneta ortese e alcuni suoi concittadini lo ricordano ancora con le sue gesta che ebbero dell’incredibile, ma che sembra fossero state poi offuscate perché l’atleta si era reso non gradito al regime fascista.
Ma la Storia non dimentica, anzi insegna, come dicevano i latini con le parole “Historia magistra est”, e Michele Fanelli, dopo tanto e a più riprese negli anni e ancora fino a qualche sera fa, il 19 dicembre 2024, rimane nella memoria per lo meno di alcuni, nella convinzione che le tracce del passato e di chi è vissuto prima possono essere sprone, luce nel cammino. Perché, come scrisse il poeta e scrittore Ugo Foscolo, “quando il tempo con sue fredde ale vi spazza fin le rovine, le Pimplèe fan lieti di lor canto i deserti, e l’armonia vince di mille secoli il silenzio”.