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Mi ha accolto in casa sua come si accoglierebbe un figlio dopo un lungo viaggio, dopo un Erasmus; Sofia Corradi, capigliatura folta e colorata, occhi vispi dietro le lenti da professoressa, sorriso gioioso e lucente; e poi la mente ancora arzilla che, come un database, connette date e incontri, tappe e risultati: ingredienti di chi, nonostante i suoi 82 anni, non si è lasciato vincere dal tempo.
“Lo ricordo ancora molto bene, come se fosse successo ieri, mentre invece è accaduto poco più di mezzo secolo fa. Ero appena ritornata dalla Stati Uniti dove avevo conseguito un master alla Columbia University. Al mio rientro corsi subito in segreteria consegnando la carta intestata dell’ateneo americano; l’impiegato la guardò con indignazione, come quando un cassiere riceve una banconota falsa, e disse: ‘Columbia University. Mai sentita! Vada a studiare!’ – disse insinuando che stessi cercando una scorciatoia per terminare prima i miei studi. Usò quel tonò che userebbe qualsiasi giudice nei confronti di un atleta dopo averlo scoperto mentre era intento ad imbrogliare una gara. Nel frattempo alle mie spalle si era formata una coda lunghissima di studenti che aspettavano il proprio turno allo sportello e pertanto mi sono sentita umiliata di fronte ai miei compagni. Credo non ci sia cosa peggiore, quella di essere sminuiti ed umiliati dinnanzi ai proprio colleghi e compagni” – racconta la Corradi dal salotto della sua abitazione a Roma.
Nessuna molecola di risentimento trasuda dalle sue parole perché proprio da quell’umiliazione, da quell’ingiustizia subita, nacque il più grande programma di mobilità tra atenei che, dal 1987 ad oggi, ha permesso a quattro milioni di studenti di viaggiare.
“Gli studenti mi hanno chiamata ‘Mamma Erasmus’, il che mi riempie il cuore di gioia; sono consapevole di aver creato non solo un modo per agevolare gli studenti e fornire loro un’occasione importante, in quanto studiare all’estero responsabilizza e apre la mente ma credo che lo spirito dell’Erasmus, quello che promuove la pace e la fratellanza tra i popoli, non abbia eguali”.
27 anni dopo, è nato Erasmus + (Erasmus plus), una sorta di upgrade del progetto originale. Il programma della Corradi ha ricevuto un aumento del 50% rispetto al primo ventennio, con un budget di 15 miliardi stanziati fino al 2020, 3000 atenei coinvolti e 33 paesi aderenti. Lo scorso maggio la Corradi ha ricevuto, presso il monastero di Yuste a Caceres (Estremadura, Spagna), il prestigioso premio “Carlo V”, un riconoscimento assegnato negli anni ai personaggi che hanno contribuito alla costruzione europea; con parte del premio sono state istituite 10 borse di dottorato europeo intitolate proprio a Sofia Corradi.
“Verranno assegnate da una giuria internazionale e pertanto a mio dire, incorruttibile. Un esempio di autentica meritocrazia al quale posso solo aggiungere ‘Che vinca il migliore’” – augura la Corradi.
(A cura di Antonio Piazzolla, 23.10.2016)