Statoquotidiano.it, 23 novembre. Carapelle – 30 coltellate hanno ucciso Paolo Troccola, l’operaio di Carapelle trasferitosi in provincia di Piacenza per esigenze di lavoro.
Ora, la salma attende di essere riportata a casa. Ma i suoi non possono permettersi di affrontarne la spesa.
L’operaio, 56enne nato a Deliceto ma stabilitosi da tanti anni a Carapelle, si era trasferito al Nord da qualche tempo e viveva a Niviano, in Emilia, dove abitava in un appartamento con altri due inquilini.
Sembrerebbe che il 9 novembre scorso sia scoppiata una lite tra il malcapitato e un ragazzo, Emanuele Carella di anni 21, collega e compagno di appartamento, nel corso della quale si è poi finiti con il fare ricorso ad oggetti taglienti.
Secondo alcune fonti, inoltre, pare che l’operaio carapellese avesse usato parole poco rispettose nei confronti della sorella del Carella, anche lui pugliese, e che in risposta quest’ultimo avrebbe colpito il Troccola, più volte, 30 appunto, sul volto e all’addome, consumando il gesto efferato che ha portato il 56enne alla morte.
Pe gli avvocati dello studio legale foggiano, che ha preso in carico il caso, non sarebbe però plausibile un’ipotesi del genere: secondo la loro ricostruzione, i due non si erano mai incontrati prima di conoscersi a Niviano e Paolo Troccola non poteva sapere, dunque, della sorella del Carella.
Sta di fatto che sul viso dell’operaio, trovato in casa esanime dal terzo coinquilino, gli inquirenti hanno riconosciuto sia il segno dei tagli riportati a causa dell’urto contro una porta di vetri distrutta durante il litigio, sia le ferite procurategli con il coltello usato dal Carella, reo confesso, nella colluttazione e ritrovato nel giardino della casa.
Le indagini ora proseguono a Niviano di Rivergaro, nel Piacentino, mentre la salma di Paolo Tortora attende di essere riportata a casa, a Carapelle. Il ritorno non è però al momento così semplice e neanche così scontato: la famiglia dell’operaio infatti versa in condizioni di miseria e non può proprio permettersi la spesa dei 7000 euro necessari per il trasporto dell’uomo verso il suo paese di residenza.
“È una storia di miseria e di difficoltà”, hanno riferito ai microfoni di Statoquotidiano alcuni abitanti di Carapelle. I pochi a mostrare una certa attenzione verso la vicenda che, per il resto, è sembrata essere passata quasi inosservata.
La moglie di Paolo Troccola intanto si è chiusa nel silenzio, dopo aver saputo la notizia della morte di suo marito solo dai giornali. E attende. Che qualcuno aiuti. Che qualcuno intervenga. Mentre al momento nemmeno l’azienda per la quale lavorava Paolo ha voluto dare un supporto finanziario per favorire il ritorno dell’operaio a casa.