BARI – I tagli del governo, secondo Michele Emiliano, azzerano o quasi i contributi per le feste patronali, a cui pone rimedio la Regione Puglia, come nel caso del Carnevale di Putignano.
La presentazione della 630esima edizione del Carnevale della città della Murgia pugliese, ieri in presidenza a Bari, è stata l’occasione per una reprimenda da parte del governatore verso «l’esecutivo Meloni-Fitto».
I toni usati, nel complesso, sembrano allargare il solco, non solo politico, tra Roma e la Puglia, nonostante le tante mediazioni avvenute in questi mesi anche per consolidare il passaggio che porterà a giugno prossimo la regione ad ospitare l’importante vertice internazionale del G7 a Borgo Egnazia.
Le critiche, nel complesso, sono una sorta di riepilogo delle rimostranze fatte dal presidente Emiliano al ministro Fitto per i filtri usati sul Fondo di sviluppo e coesione, con effetti che adesso a cascata si rilevano nelle dinamiche amministrative territoriali.
«Abbiamo presentato il Carnevale di Putignano con un investimento importante. Solo sui Carnevali sono stati investiti 500mila euro, l’anno scorso era un milione.
Perché? Perché il governo ha buttato la mano in tasca ai pugliesi, si è preso 42 milioni di euro per sistemare il suo bilancio, un contributo diciamo feste patronali della ditta Meloni-Fitto e in questo caso anche Sangiuliano. Ai Carnevali quest’anno è rimasto solo la Regione Puglia».
Torna così l’allarmante disamina di Emiliano sulla finanza pubblica su cui inciderà la Manovra in approvazione nelle Camere: «Il bilancio dello Stato è un disastro, c’è una finanziaria completamente paralizzata», chiosa ancora.
E poi lancia un pesante j’accuse contro Palazzo Chigi: «Colgo l’occasione per dire che il mancato voto sul Mes equivale a non aver partecipato al sostegno dell’Ucraina in guerra.
Abbiamo buttato all’aria un trattato europeo che era condiviso da tutti i paesi e nel 2012 era stato anche condiviso dal governo Berlusconi di cui faceva parte Giorgia Meloni. Tutto probabilmente per una ripicca legata alla figuraccia che l’Italia ha fatto sul Patto di stabilità, perché l’Italia è arrivata tardi e delegittimata.
In maniera politicamente folle, temendo che l’accordo sul patto possa provocare un irrigidimento della finanza, ha risposto facendo saltare a tutti i cittadini europei la protezione del Mes che si sarebbe estesa ai dissesti non solo degli Stati ma anche delle banche».
L’analisi geopolitica di Emiliano prosegue così: «Il Parlamento ha tirato un calcio negli stinchi a Ursula von der Leyen che pure viene continuamente da noi, cercando di darci una mano.
L’Ue è stata fondamentale per superare la crisi della pandemia». «Il governo – ha attaccato ancora Emiliano difendendo il Meccanismo bancario rifiutato dall’Italia – buttando all’aria il Mes non ha sottoscritto l’assicurazione sui suoi conti.
Abbiamo fatto un gesto di isolamento all’interno dell’Unione Europea».
Da qui la conclusione amara: «La risposta banale che dà il governo è di buttare le mani nelle tasche dei pugliesi. Cercheremo comunque di fare quello che dobbiamo fare.
L’Unione europea ha estromesso la cultura e il turismo dalla possibilità di ottenere finanziamenti. Ma noi resistiamo quindi viva Putignano, viva la Puglia e viva soprattutto l’Italia che combatte nonostante l’assenza, alle volte, di sostegno da parte del Governo».
Non voglio entrare nel merito della polemica politica e mi limito solo ad un commento tecnico sul Mes.
Il Mes è stato istituito con trattato nel 2012 come organizzazione finanziaria internazionale ( in carica il Governo Berlusconi). Trattasi di un accordo intergovernativo a sé stante, non legittimato democraticamente, fuori dalle istituzioni democratiche dei singoli stati della Ue. Non è sottoposto, di fatto, ad un vero e proprio controllo politico e democratico. Decide e impone agli Stati in difficoltà finanziarie – che si rivolgono al Mes – politiche di austerità attraverso riforme “anti-sociali” che hanno impatti devastanti sulla “carne viva” delle persone, con misure che vanno dal taglio dei posti letto negli ospedali, alla riduzione dei servizi scolastici, sino a tagli sulle retribuzioni e sulle pensioni.
I fautori del Mes possono documentarsi sui disastri sociali e umanitari che sono stati provocati in special modo in Grecia, con l’applicazione di queste misure, oppure a Cipro con il prelievo forzoso sui conti correnti. Le poche volte in cui il Mes è stato usato ha fatto solo del male alla gente.
Giova precisare che la questione, tuttavia, non è tanto il Mes in sé ma la ratifica della sua riforma che, fondamentalmente, non fa altro che attribuire al fondo in argomento un’altra funzione. Con la riforma il Mes diventa una rete di protezione per le banche in crisi qualora, per salvarle, non sia sufficiente il fondo finanziato dalle stesse imprese bancarie dell’eurozona.
Non è un caso che proprio la Germania e la Francia – le cui banche sistemiche sono in difficoltà – hanno voluto e spinto per la riforma al fine di salvare il proprio sistema bancario con i soldi anche di noi italiani.
Non c’è nessun bisogno di un Mes che aiuti gli Stati in difficoltà finanziarie se la Banca centrale europea fa il suo lavoro di “prestatrice di ultima istanza”, come tutte le altre banche centrali al mondo!