Statoquotidiano.it, 24 febbraio 2024. Orta Nova – Il disegno di legge sull’autonomia differenziata passato al Senato nelle ultime settimane? Uno “sfacelo della sanità”, “un attentato” alla Costituzione italiana e con un “divario maggiore tra regioni del centro nord e quelle del sud”.
È quanto emerso nel corso del convegno organizzato dall’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e che si è tenuto ieri sera presso il palazzo exGesuitico del comune capofila dei Cinque Reali Siti.
Intervenuti a relazionare sul tema: Stefano Colelli, direttore della Centrale Operativa del 118; Luciano Beneduce, professore del DAFNE (Dipartimento di Scienze Agrarie, Risorse Naturali e Ingegneria) dell’Università di Foggia; Michele Galante, presidente provinciale ANPI.
A introdurre e moderare, Antonio Sette, presidente della sezione ANPI comune di Orta Nova.
Gli interventi.
Secondo il dottor Colelli, negli ultimi tempi in Italia “si è parlato di autonomia differenziata in modo confuso”.
Perché “se è vero che di autonomia e decentramento alle regioni si è parlato nel nostro Paese fin dal 1947 con l’articolo 5 della Costituzione”, affinché esse affrontino direttamente la gestione di alcune questioni interne, tuttavia, secondo quanto ha evidenziato il direttore 118 Colelli: “nel disegno di legge passato al Senato sull’autonomia differenziata, loro non chiariscono su quali criteri si baserà la valutazione dei livelli essenziali della prestazioni da assicurare in ogni regione. E se i livelli non sono definiti non possono essere finanziati. Chi deve monitorare i cosiddetti LEP? Nessuno lo sa. Come si possono finanziare? Nessuno lo sa”.
Una proposta rispetto alla modalità con cui finanziare i LEP sarebbe venuta dall’onorevole Fitto, stando a quanto ha riferito Colelli durante il convegno. Fitto avrebbe espresso il parere di “bloccare i fondi di sviluppo per il Meridione al fine di finanziare i LEP”.
Una proposta, tuttavia, quella di Fitto, che Colelli non ha indugiato a definire “assurda”.
Il direttore 118, nel suo intervento, ha quindi riportato che “da un’indagine recente, è emerso che in Italia soltanto 8 regioni assicurano ai propri cittadini i necessari livelli essenziali di assistenza (LEA) e che tra queste la Puglia è l’unica regione del centro-sud. Ciò significa” ha sottolineato Colelli “che la nostra regione assicura una buona assistenza ospedaliera”.
Tuttavia, ha ancora paggiunto Colelli “la maggior parte delle regioni del Sud è sempre in affanno rispetto alla distribuzione delle risorse nazionali. E la fotografia che emerge di contro è che nel sud cresce il numero di persone che rinunciano alle cure per motivi economici, aumenta la percentuale di famiglie in povertà sanitaria, e che nel sud si muore di tumore molto più che al nord perché sono ancora tante le persone che non fanno prevenzione”.
Conclusione di Colelli: “Spero questa legge venga fermata dalla Corte Costituzionale perché altrimenti sarebbe lo sfacelo della Sanità”.
Non dissimile la visione espressa dal prof UNIFG Luciano Beneduce rispetto ai risvolti relativi al mondo universitario e dell’ istruzione che potrebbero venire dal disegno di legge sull’autonomia differenziata in questi giorni al vaglio della Camera.
Le sue parole: “L’applicazione dell’autonomia nelle università risale al 1989. Già allora si protestava, ma non ci siamo mai permessi di contestare il concetto di autonomia, bensì una certa applicazione di essa che portava maggiori risorse finanziarie verso le università del nord.
Una buona autonomia potrebbe portare risorse per tutte le università, ma il sistema universitario è in sofferenza per una cattiva gestione dell’autonomia differenziata fin dagli anni ‘80.
Nelle regioni del sud, inoltre, dobbiamo far fronte ad un tasso di abbandono scolastico che è più alto rispetto a quello delle regioni del nord”.
Una e inequivocabile sarebbe dunque la risposta, la reazione da mettere in campo espressa da Beneduce: “Dobbiamo riappropriarci, individualmente e collettivamente, del termine autonomia che è una conquista delle sinistre. L’autonomia è quella che si esercita dal basso, da parte delle famiglie, da parte degli studenti, da parte dei pazienti insieme ai medici, da parte delle nostre comunità.
Dobbiamo dunque tornare a lottare”.
E di certo non di diverso avviso è stato il parere di Daniele Calamita: “Questa non è un’autonomia, ma secessione dei ricchi, come l’ha definita qualche studioso. Perché nelle regioni dove i livelli di occupazione sono alti vi sarà un gettito fiscale altrettanto elevato e quindi maggiori risorse.
È necessario quindi riscoprire una coscienza civile che vada oltre la sola indignazione.
Il concetto di pari dignità affermato nella Costituzione e inserito in essa grazie a Giuseppe di Vittorio oggi si sta perdendo. Dovremmo invece mirare ad un’autonomia differenziata che miri a garantire il riconoscimento dei diritti a tutti”.
Le conclusioni del convegno sono passate infine per la voce del presidente provinciale ANPI Michele Galante, per il quale: “non bisogna dare per scontato che il disegno di legge sull’autonomia differenziata passi anche alla Camera. Dobbiamo continuare l’opera di informazione non solo nel centrosinistra, ma presso tutti i cittadini, perché i trasferimenti di risorse che lo Stato dà alle regioni del centro nord e del sud non sono uguali e questo incide sui diritti di ognuno di noi.
La Lega afferma che la legge che sta per essere approvata si fa per aiutare il Mezzogiorno, perché dovrebbe responsabilizzare gli amministratori del Mezzogiorno. In realtà, dietro questa legge, c’è una ripartizione del gettito fiscale a svantaggio del Mezzogiorno. E, se così accadrà, questo porterà alla fine dell’Italia, avremmo due Italie, questa volta certificate dalla legge”.