Foggia, martedì 23 maggio 2017- È da qualche ora che sia su social, sia nelle cronache locali della Basilicata, non quelle di “grido” regionali e bei Tg che contano, si parla del digiuno di Maurizio Bolognetti, giornalista freelance e Segretario regionale dei Radicali Italiani della Basilicata. Un digiuno, iniziato alle ore 23.59 di lunedì 22 maggio, indotto dal divieto che l’ENI, operante in Basilicata, avrebbe “ordinato” alla Regione Basilicata per la pubblicazione di alcuni documenti che avvalorerebbero la tesi di Bolognetti sull’inquinamento ambientale. Secondo Eni quei documenti sarebbero legati al segreto industriale e commerciale, quest’ultimo forse il vero motivo di tal richiesta. Carte, tra l’altro, consegnate dalla Regione Basilicata allo stesso Bolognetti e che l’ENI avrebbe voluto non fosse fatto.
Bolognetti, come molti sanno, tra tutte le sue attività legate al giornalismo e ai Radicali è stato da sempre in prima per difendere, nel caso, l’ambiente lucano. Autore dei libri “Buchi per terra”, “Le Mani nel Petrolio” e “La Peste italiana. Il Caso Basilicata”, ha scoperchiato quel Vaso di Pandora, meglio dire sporchi barili, che da decenni annerisce di petrolio i campi in Val d’Agri. E questo, naturalmente, ha creato prima dissapori, poi fastidi ai potenti del settore industriale e ai politici che si sono succeduti nelle varie cariche locali e regionali.
Premettiamo che in Basilicata l’attività estrattiva è da sempre sotto i riflettori, purtroppo spesso spenti al bisogno. Tra I principali operatori attivi in Basilicata vi sono Eni, Shell e Total. «La Total -come ci ha riferito Bolognetti- sta costruendo nell’Alta Valle del Sauro il terzo Centro Olio della Basilicata e per farlo ha letteralmente sbancato un’intera montagna. Per dirne una, la banca d’affari Goldman Sachs considera il progetto “Tempa Rossa” (attività estrattive Total in Basilicata) uno dei 128 progetti più importanti al mondo. in Val d’Agri, da me ribattezzata Valle dell’Agip, è stata autorizzata la costruzione di un Centro Olio a pochi metri da un invaso, la Diga del Pertusillo, che offre acqua da bere alla Puglia». Come a dire, sono gli interessi nostri a prevelare, non quelli del Paese Italia e di chi lo popola.
Il caso odierno è la prosecuzione delle battaglie pacifiche che Maurizio Bolognetti porta avanti. Battaglie fatte di accessi agli atti pubblici negate, servizi giornalistici mai andati in onda –si veda il caso di Striscia sulla diga del Pertusillo-, intimidazioni e allontanamenti dai luoghi dove vi sono in corso attività estrattive e di inquinamento ambientale, anche con tanto di “pubbliche divise ostruttive” che piuttosto di favorire l’attività investigativa giornalistica, la ostruiscono. È il caso accaduto il 16 giungo 2015, al Centro Oli di Viggiano dell’ENI dove Bolognetti si era recato per un reportage ed è stato “accolto” dai Carabinieri che sembravano stessero aspettando proprio lui. E mentre gli stavano chiedendo subito i documenti per identificarlo, un carabiniere invita Bolognetti ad abbassare la telecamera, dicendo «Lei sta filmando? È importante che lei non filmi!» Ma dopo alcuni inviti ad un certo punto il maresciallo di pattuglia avvicina la mano alla fondina, inizia a slacciare la cinghia protettiva ed esclama: «Non mi sono spiegato!» Bolognetti sbigottito gli dice: «Lei ha slacciato la fondina della pistola?» Il maresciallo replica ironicamente: «Si è slacciata da sola!». Ebbene, questo fatto molto grave è documentato con un video di 22 secondi che Bolognetti ha gelosamente conservato come prova e diffuso sul web, come giusto debba essere.
Con l’ultimo divieto imposto, quello di non pubblicare atti dell’ENI, accompagnato dalla dichiarazione del Presidente della Regione Basilicata che lo invita a far appello alla sua “onestà intellettuale”, Bolognetti ha scelto ancora una volta di protestare pacificamente con il digiuno, scelta per le numerose richieste inoltrate e mai avute per l’accesso agli atti su alcuni siti inquinati dalle attività di estrazione idrocarburi.
Noi di Stato Quotidiano lo abbiamo interpellato telefonicamente e gentilmente, quale persona è e lo poniamo in evidenza, ci ha rilasciato la seguente dichiarazione.
Il mio digiuno è iniziato alle ore 23.59 di lunedì 22 maggio. Proprio qualche minuto fa – ci fa sapere Bolognetti durante un colloquio avuto telefonicamente – Marcello Pittella (presidente della Regione Basilicata ndr.) ha voluto onorarmi della sua attenzione. Ringrazio, ma temo che dovrò proseguire lo sciopero della fame fino a quando non avrò ricevuto risposte sul Piano di Caratterizzazione e sulle procedure di Mise attivate dall’Eni. Proseguirò fino a quando non avrò la certezza che gli Uffici avranno recepito e messo in pratica l’invito del Presidente della Giunta ad onorare il diritto di ogni cittadino a poter conoscere per deliberare. L’onestà intellettuale evocata dal Presidente Pittella in questa vicenda c’entra davvero poco. Semmai il Presidente della Giunta dovrebbe prendere atto di quanto scritto poche ore fa da un alto funzionario del Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata che ha avuto l’impudenza di preannunciare che “presumibilmente” non potrà rispettare la legge. Al Presidente Pittella dico che più che appellarsi alla notoria onestà intellettuale del sottoscritto occorre garantire che gli uffici pubblici non assecondino i desiderata dell’Eni che di tutta evidenza non gradisce lavare i panni sporchi in piazza. Peccato che in questo caso quei panni abbiano a che fare con l’inquinamento prodotto a Viggiano a seguito della perdita di oltre 400.000 litri di greggio.
Credo – prosegue telefonicamente Bolognetti – che a questo punto, occorra fare chiarezza, giacché il funzionario pubblico in oggetto fa sapere che c’è una richiesta dell’Eni che rivendica il segreto industriale e commerciale. La verità è che tardano a rispondere non per gli insostenibili carichi di lavoro, ma perché hanno paura dell’Eni e l’Eni evidentemente ha paura delle informazioni di cui potrei entrare in possesso. Sono fin troppo consapevoli, tutti, che io non partecipo a nessun gioco delle parti. Non a caso a febbraio ho presentato una denuncia per segnalare alcune singolari circostanze inerenti le comunicazioni tra Eni e i responsabili del depuratore consortile di Viggiano. Tanto per chiarire in quale contesto sto operando – prosegue Bolognetti – ricordo che solo poche ore fa, a fronte di una mia richiesta volta ad acquisire informazioni, anziché ricevere risposte alla mia istanza, è stata pubblicata e resa disponibile la mia carta d’identità. Interromperò lo sciopero della fame quando avrò la certezza che la linea espressa da Pittella verrà recepita dagli Uffici. Occorre ad ogni livello rispettare la Convenzione di Aarhus. Occorre che le linee espresse dalla Regione vengano tradotte in atti e fatti. Come sempre – conclude Bolognetti – il mio vuole essere un tentativo di dialogo volto ad ottenere il rispetto di un diritto. Come sempre, sono animato da un unico intento: aiutare le mie Istituzioni ad onorare la legge, lo Stato di diritto e il diritto alla conoscenza».
Nel frattempo i tecnici dell’Ispra venerdì prossimo svolgeranno nuove verifiche sul contenimento della perdita dal Centro Olio Val di Viggiano per decidere sulla riapertura del sito. Tuttavia Bolognetti nelle scorse ore ha rilasciato a mezzo stampa alcune dichiarazioni dove spiega dettagli in materia di riservatezza e diffusione degli atti pubblici che l’opinione pubblica deve sapere.
«Ci vuole davvero una impagabile faccia tosta per pretendere di far prevalere un presunto diritto “alla riservatezza delle informazioni commerciali e industriali” rispetto a quanto sancito dall’art. 2 del Dlgs 195/2005, che afferma chiaramente che vanno considerate informazioni ambientali anche “le attività che incidono o possono incidere sugli elementi e sui fattori dell’ambiente e le misure o le attività finalizzate a proteggere i suddetti elementi”. Cosa pretende di nascondere Eni? Quale pregiudizio potrebbe ricevere Eni dalla divulgazione delle procedure di MISE (Messa in sicurezza d’Emergenza) o di un Piano di Caratterizzazione(PDC)? C’è “pregiudizio”, amici del Dipartimento Ambiente, quando non si rispetta l’art. 3 del Dlgs 195/2005: “l’autorità pubblica mette a disposizione del richiedente l’informazione ambientale quanto prima possibile e, comunque, entro 30 giorni dalla data del ricevimento della richiesta ovvero entro 60 giorni dalla stessa data nel caso in cui l’entità e la complessità della richiesta sono tali da non consentire di soddisfarla entro il predetto termine di 30 giorni […] l’autorità pubblica informa tempestivamente e, comunque, entro il predetto termine di 30 giorni il richiedente della proroga”. C’è “pregiudizio” quando non si onora l’art. 3 ter del Codice dell’Ambiente: “La tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale deve essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private”. Da cittadino vorrei essere messo nella condizione di poter onorare il sopra citato articolo e rivendico il mio diritto a poter sapere cosa si sta facendo per rimediare ai danni prodotti dallo sversamento di oltre 400.000 litri di greggio.».
Notizia fresca di pochi minuti fa è quella che in Basilicata l’associazione Comunità Lucana ha dato il via ad una petizione per chiedere alla Regione Basilicata la messa in mora e l’impugnativa degli accordi sulle estrazioni petrolifere sottoscritti nel 1998 tra regione Basilicata ed ENI, e i relativi risarcimenti dei danni cagionati verso la comunità e il territorio. Insomma, non solo da Bolognetti ma anche alcuni cittadini uniti nel contrastare l’ondata ENI e le omissioni istituzionali arrivano azioni contro l’ENI. Tuttavia c’è da fare un grosso appunto, quello che alcuni media, in particolare tg e giornali regionali, spesso censurano notizie che dovrebbero essere rese pubbliche ma che “turbano” politici e imprenditori. Difatti bisogna prendere atto che mentre si parla di petizioni, nel caso di Maurizio Bolognetti, si censurano notizie come quelle sul suo sciopero della fame. E di pari in passo si censurano le risposte dell’ENI, del Dipartimento Ambiente Regione Basilicata, la pubblicazione della carta d’identità di Bolognetti, che ha dell’inverosimile e, consentiteci, a dir poco ignobile, oltre da chi lo ha fatto, anche da chi non lo ha reso pubblico nei telegiornali, sui giornali cartacei e web.
(A cura di Nico Baratta, Foggia 24.05.2017)