Foggia, 24 maggio 2021. Lunga e concitata udienza venerdì scorso in Corte d’Assise (Presidente Talani, giudice a latere Accardo) nel processo a carico del trentottenne Cristoforo Aghilar, reo confesso dell’omicidio della 56enne Filomena Bruno, avvenuto ad Orta Nova il pomeriggio del 28 Ottobre 2019. Sono stati sentiti in aula due Carabinieri tra quelli che si occuparono delle indagini, ma soprattutto i parenti della vittima.
Prima il fratello, proprietario del bar ad Orta Nova dove la sera del 26 Ottobre 2019 (due giorni prima dell’omicidio) Cristoforo Aghilar tentò di uccidere Filomena con una pistola, che non fece fuoco solo perché si inceppò (l’arma fu poi ritrovata proprio su indicazioni dell’imputato).
Antonio Bruno ha raccontato come Aghilar arrivò all’improvviso e puntò la pistola alla nuca della donna, provando a fare fuoco (“ho sentito nitidamente il rumore tlac, tlac e poi del fumo uscire dalla pistola”). Sono così state acquisite, su richiesta del PM Rosa Pensa, le immagini della videocamera interna al bar, che mostrano tutta la drammatica scena. L’imputato è intervenuto più volte con dichiarazioni spontanee dal carcere di Vicenza (collegato in videoconferenza) e sul tentato omicidio ha voluto precisare che lui non ha premuto il grilletto e cercava uno dei figli di Filomena Bruno, negando anche di avere urlato “vi ammazzo, vi ammazzo tutti”, come invece riferito dal testimone.
Poi è stata la volta dei due figli della vittima, in particolare della giovane Miriana, che era fuggita in Germania con Aghilar, mentre questi era agli arresti domiciliari per un altro processo. Testimonianza particolarmente drammatica, quest’ultima, dove la ragazza ha ricordato che per mesi era stata minacciata di morte da Aghilar, che pretendeva a tutti i costi di avere rapporti sessuali: “lui minacciava di morte me e la mia famiglia, diceva che se non stavo con lui avrebbe ucciso mia madre i miei fratelli. E in alcune occasioni mi ha proprio violentata e se non fossi partita con lui in Germania mi aveva promesso che avrebbe sterminato tutta la mia famiglia. Prima non avevo detto niente a nessuno per il terrore, poi mi ero confidata con mio fratello Nicola (l’altro testimone sentito venerdì) e avevo anche lasciato una lettera per mia madre, dove scrissi tutto”. Il Pubblico Ministero ha mostrato questa lettera alla teste e ne ha chiesto l’acquisizione alla Corte.
Sono stati anche acquisiti come prove tre messaggi vocali, prodotti dall’avvocato Michele Sodrio, difensore di parte civile.
In uno di questi si sente Aghilar minacciare di morte tutta la famiglia di Filomena Bruno (“mi senti puttana, mo sit’tutt’murt” – ora siete tutti morti), dopo che Miriana era fuggita dalla Germania, dove il suo aguzzino la teneva sequestrata. In altri due messaggi si sente la voce di Filomena Bruno che riferisce ad un Maresciallo dei Carabinieri di Orta Nova che si sentiva osservata e pedinata dai complici di Aghilar.
Tutti i familiari della vittima hanno riferito che Filomena era terrorizzata da Aghilar, per quello che l’imputato poteva fare a lei e ai suoi figli. Particolarmente drammatica anche su questo punto la testimonianza della figlia Miriana: “soprattutto dopo l’episodio del 26 Ottobre (il tentato omicidio) mia madre aveva tantissima paura. Io e mio fratello la sentivamo continuamente e le dicevamo di fuggire da Orta Nova, come avevamo fatto noi, ma lei aspettava che i Carabinieri la trasferissero in una struttura protetta, insieme all’altro mio fratello affetto da sindrome di Down e alla sua anziana nonna. Ma nessuno l’ha ascoltata e nessuno l’ha protetta”.