BARI – Eugenio Palermiti, 20 primavere e una grande voglia di dimostrare la sua caratura criminale. La mafia, a Bari, è sempre più giovane.
Cala di molto l’età media degli aspiranti boss: Eugenio, figlio di Gianni, 48enne condannato all’ergastolo nel processo di primo grado per il duplice agguato mafioso del 24 settembre 2018 in cui morì Walter Rafaschieri e rimase ferito suo fratello Alessandro nell’ambito della faida tra Palermiti e Strisciuglio per la gestione dello spaccio di stupefacenti al quartiere Madonnella, è soprattutto il nipote omonimo del boss di Japigia.
«U ‘Nonn», 69 anni, capace di «uccidere un pitbull a mani nude», come lui stesso aveva detto, e considerato con il grado di «nona» l’altro mammasantissima di Japigia (il primo è Savino Parisi), è tornato in carcere il 12 febbraio 2024 dopo l’operazione «Codice Interno» sui rapporti tra criminalità e politica perché ritenuto il mandante dell’agguato armato subito da Teodoro Greco, un incensurato con rapporti troppo stretti nei clan, il 20 novembre 2013.
Il 14 marzo scorso l’Antimafia di Bari ha sequestrato a Palermiti padre e figlio un patrimonio di 12 milioni di euro, fra aziende, immobili, conti correnti e auto. Che si aggiungono ai 20 sequestrati lo scorso 26 gennaio, quando sono scattati gli arresti per 130 persone.
Il più piccolo dei Palermiti, Eugenio, oltre ad essere attivo su TikTok, fra auto e moto di lusso, abiti firmati e vacanze in ogni parte del mondo, era stato arrestato il 20 settembre dello scorso anno per aver aggredito la sua ex, studentessa dell’istituto Lenoci di Bari: il 20enne avrebbe accusato la ragazza di aver intrapreso una nuova relazione dopo la loro rottura.
Lui le avrebbe prima intimato di uscire per parlare, lei ha rifiutato e lui l’avrebbe presa per i capelli e portata fuori dalla struttura, non prima di averle sottratto il telefono. Finì in manette per rapina e resistenza a pubblico ufficiale.
Lo riporta quotidianodipuglia.it
