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SALUTE Aviaria: studio americano attesta la trasmissione fra mammiferi, più rischi per l’uomo

La trasmissione del virus dagli uccelli ai bovini da latte in diversi stati degli Stati Uniti ha portato a un contagio diretto tra mammiferi.

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
25 Luglio 2024
Cronaca // Italia //

Il virus dell’influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità ha dimostrato la capacità di trasmettersi da mammifero a mammifero, aumentando i rischi per l’uomo. La trasmissione del virus dagli uccelli ai bovini da latte in diversi stati degli Stati Uniti ha portato a un contagio diretto tra mammiferi: tra le mucche, e dalle mucche ai gatti e a un procione. Questo fenomeno è stato scoperto da un gruppo di ricercatori della Cornell University. “È una delle prime volte che vediamo prove di una trasmissione efficiente e sostenuta da mammifero a mammifero dell’influenza aviaria H5N1 ad alta patogenicità”, afferma Diego Diel, professore associato di virologia e direttore del Laboratorio di virologia dell’Animal Health Diagnostic Center del College of Veterinary Medicine dell’università, coautore di uno studio in uscita su ‘Nature’.

Il sequenziamento dell’intero genoma virale non ha rilevato mutazioni che aumenterebbero la trasmissibilità dell’H5N1 negli esseri umani, anche se i dati indicano chiaramente la trasmissione da mammifero a mammifero. Questo è preoccupante perché il virus potrebbe adattarsi ai mammiferi, avverte Diel.

Casi Umani di Influenza Aviaria

Negli Stati Uniti sono stati segnalati finora 11 casi umani di influenza aviaria, il primo dei quali risale all’aprile del 2022, tutti con sintomi lievi. Di queste infezioni, 4 erano collegate all’epidemia di H5N1 nei bovini da latte e 7 ad allevamenti di pollame, inclusi 4 casi segnalati nelle ultime settimane in Colorado. I pazienti sono stati contagiati dallo stesso ceppo virale identificato nelle mucche, il che porta i ricercatori a sospettare che il virus provenisse da allevamenti da latte della stessa contea. Sebbene il patogeno possa infettare l’uomo e replicarsi nel suo organismo, al momento l’efficacia di queste infezioni è bassa. “Il timore”, chiarisce Diel, “è che potrebbero verificarsi mutazioni che porterebbero a un adattamento del virus ai mammiferi, alla sua diffusione nell’uomo e a una potenziale trasmissione efficiente tra gli esseri umani in futuro”. È quindi fondamentale continuare a monitorare il patogeno negli animali e nell’uomo, ammonisce lo scienziato.

Le Misure di Contenimento

Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), uno degli enti che hanno finanziato il nuovo studio, ha sostenuto programmi di test sul virus H5N1 senza costi per i produttori. Secondo Diel, per contenere qualsiasi ulteriore diffusione del patogeno sono necessari esami per la diagnosi precoce dell’infezione, misure di biosicurezza rafforzate e quarantene in caso di positività.

Negli Stati Uniti le infezioni da H5N1 sono state identificate per la prima volta nel gennaio 2022 e hanno causato la morte di oltre 100 milioni di uccelli domestici e migliaia di uccelli selvatici. Gli scienziati dell’Animal Health Diagnostic Center della Cornell University e del Texas A&M Veterinary Medical Diagnostic Laboratory, dove lavora un altro coautore del nuovo studio, Kiril Dimitrov, sono stati tra i primi a segnalare il virus nei bovini da latte. Le mucche, probabilmente infettate da uccelli selvatici, hanno mostrato sintomi come riduzione dell’appetito, alterazioni delle feci, difficoltà respiratorie e una marcata riduzione della produzione di latte. Nei bovini è stato osservato un elevato tropismo del virus per la ghiandola mammaria e un’alta carica virale infettiva nel latte degli animali contagiati.

Attraverso il sequenziamento genomico completo dei ceppi virali caratterizzati, modelli e informazioni epidemiologiche, i ricercatori hanno determinato i casi di trasmissione da mucca a mucca quando bovini infetti del Texas sono stati trasferiti in un allevamento dell’Ohio con mucche sane. Il sequenziamento ha anche dimostrato che il virus è stato trasmesso ai gatti, a un procione e agli uccelli selvatici trovati morti nelle fattorie. Probabilmente i gatti e il procione si sono ammalati bevendo latte crudo di bovini infetti. Per quanto riguarda gli uccelli selvatici, sebbene non sia noto come siano stati infettati, gli scienziati sospettano una contaminazione ambientale o aerosol emessi durante la mungitura o la pulizia delle sale di mungitura.

Lo riporta ADNKronos.

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