Edizione n° 5635

Iscriviti al canale Whatsapp

Foggia

Manfredonia

Cronaca

Politica

Sport

Eventi

San Severo

Cerignola

PUGLIA Un papà pugliese conquista Venezia: Mimmo corre per il figlio e vince nella solidarietà

Un papà pugliese conquista Venezia per amore del figlio

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Ottobre 2024
Il profilo // Manfredonia //

Legnano, 26 ottobre 2024 – Un papà pugliese conquista Venezia per amore del figlio. Domenico Di Biase, per tutti Mimmo, originario della Puglia, ha già vinto la sua maratona. Domenica correrà i 10 km della Venice Marathon per il figlio Michele che ha il diabete di tipo 1, ma il suo vero trionfo è arrivato l’altra sera a mezzanotte, con la chiusura della raccolta fondi sulla piattaforma Rete del Dono a sostegno della Fondazione Italiana Diabete (FID). Un risultato straordinario:

Mimmo si è aggiudicato il primo premio individuale Rete del Dono con quasi 7.000 euro, la cifra più alta raccolta da un singolo individuo alla Venice Marathon. Un risultato che testimonia l’incredibile mobilitazione della comunità pugliese, che si è stretta attorno a Mimmo e alla sua causa. Domenico Di Biase con i suoi incredibili quasi 7 mila euro raccolti ha vinto il primo premio: è la persona che ha raccolto più fondi in assoluto alla Venice Marathon e lo ha fatto per suo figlio Michele e perché la ricerca permetta di guarire tutte le persone con diabete di tipo 1.

La storia di Mimmo è un esempio di amore paterno e impegno concreto. Per non far sentire diverso il figlio, si è persino tatuato sul braccio il disegno di un sensore per la glicemia, identico a quello che Michele deve indossare quotidianamente. Da mesi, Mimmo si impegna instancabilmente nella raccolta fondi: ha organizzato un torneo di calcio nel suo paese natale, mobilitando l’intera comunità pugliese, e ha promosso la sua iniziativa con passione e determinazione, portando l’attenzione di tutta la regione su una causa importante.

La sua partecipazione alla Venice Marathon, insieme a quella di un’altra mamma, Giorgia di Venezia, è un simbolo della lotta quotidiana di tanti genitori pugliesi e italiani che affrontano il diabete di tipo 1. Una malattia autoimmune che colpisce nel nostro Paese tra i 200 e i 300 mila persone, spesso in tenera età, costringendole a una terapia insulinica complessa e continua. L’impegno di Mimmo testimonia la generosità e la solidarietà della Puglia, una regione che si mobilita per sostenere la ricerca e dare speranza.

La FID, nata 15 anni fa dall’iniziativa di genitori di un bambino con diabete di tipo 1, si impegna a finanziare la ricerca per una cura definitiva, sostenendo progetti all’avanguardia come il trapianto di isole pancreatiche e le terapie geniche e immunologiche. Un importante traguardo raggiunto dalla FID è la promozione e l’approvazione della legge italiana per lo screening pediatrico nazionale di diabete di tipo 1 e celiachia, un primato mondiale.

La corsa di Mimmo a Venezia è un appello a tutti i pugliesi a sostenere la ricerca e a donare speranza ai bambini e alle famiglie che convivono con il diabete di tipo 1. Un impegno che va oltre la maratona, verso un futuro libero dalla malattia.

La FID invita tutti a sostenere la loro corsa e a contribuire alla ricerca di una cura per il diabete di tipo 1.

Per ulteriori informazioni, visitate il sito web della Fondazione Italiana Diabete:

www.fondazionediabete.org

FB: https://www.facebook.com/FondazioneItalianaDiabete;

IG: https://www.instagram.com/fondazioneitalianadiabete/

COSA È IL DIABETE DI TIPO 1

Il diabete di tipo 1, spesso confuso con il più diffuso diabete di tipo 2, con il quale però non ha nulla a che fare, è una malattia autoimmune, causata da un “corto circuito” del sistema immunitario, che scatena contro le cellule pancreatiche che producono l’insulina (beta cellule) degli autoanticorpi che le distruggono. La scienza conosce questo processo, tipico di tutte le altre malattie autoimmuni, come ad esempio la più nota Sclerosi Multipla, ma non sa ancora a quale causa si debba la sua origine. La malattia non è quindi oggi guaribile né prevenibile, anche se alcuni anticorpi monoclonali stanno dando i primi risultati nel rallentarne l’evoluzione in fase di esordio o nel periodo subito precedente.

L’unico modo per sopravvivere per le persone colpite è iniettare insulina molte volte al giorno, per tutta la vita. La terapia insulinica per un diabetico di tipo 1, il cui corpo non produce più insulina, è una delle terapie più complesse che esista in clinica, perché il fabbisogno è determinato da molti fattori diversi (non solo dal cibo ingerito ma anche, ad esempio, dal livello di attività fisica e dall’ansia anche solo per un compito in classe). Le dosi nella quotidianità – dopo un iniziale set-up con il diabetologo – vengono decise autonomamente dai pazienti e l’ormone esogeno, se iniettato in eccesso o in difetto, può causare svariate complicanze acute o croniche, tra cui il coma (per ipoglicemia o all’opposto per chetoacidosi diabetica) e la morte. Secondo gli studi più aggiornati, un diabetico di tipo 1 ha una aspettativa di vita di circa dieci anni inferiore rispetto alla media. La vita con il diabete di tipo 1 è migliorata incredibilmente grazie alla ricerca su farmaci e tecnologie (nuove insuline, sensori, microinfusori, pancreas artificiale), ma la malattia rimane inguaribile e di estrema complessità gestionale. L’esordio è spesso un trauma per famiglie e malati, nel 50% dei casi il diabete di tipo 1 infatti insorge nei bambini. In tutto i malati nel nostro paese sono tra i 200 e i 300 mila.

Lascia un commento

“L'essere amata è per la donna un bisogno superiore a quello di amare.” Sigmund Freud

Anonimo

Compila il modulo con i tuoi dati per inviare segnalazioni, denunce o disservizi.

Compila il modulo con i tuoi dati per promuovere la tua attività locale, pubblicizzare un evento o per proposte di collaborazione.

Nessun campo trovato.