Manfredonia, 27/04/2021 – (ohga) In prima fila nel progetto, che conta su un finanziamento complessivo di 1,5 milioni di euro e coinvolge 8 Paesi europei mediterranei (inclusa naturalmente l’Italia), ci sono il Cnr e l’ENEA. L’obiettivo è quello di favorire lo sviluppo delle biotecnologie blu, partendo dal riutilizzo di scarti e biomasse marine, tra cui sottoprodotti della pesca e dell’acquacoltura.
Un’alleanza internazionale per unire il verde al blu, e garantire una seconda chance agli scarti provenienti dagli impianti di acquacoltura e mitilicoltura. Potremmo definire così “B-Blue”, progetto strategico del programma europeo Interreg-Med, cofinanziato dal Fondo di Sviluppo Regionale Europeo (per un budget complessivo di 1,5 milioni di euro) e che coinvolge 8 Paesi europei dell’area mediterranea (Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Grecia, Francia, Spagna e Portogallo). Un progetto che parla soprattutto italiano, dal momento che a coordinare le attività di ricerca c’è l’Enea, ovvero l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Oltre ad Enea, a rappresentare il nostro paese in B-Blue, ci sono l’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine di Ancona (Cnr-Irbim) e la Regione Puglia, impegnati a dare vita ad un hub delle biotecnologie blu nel Golfo di Manfredonia.
“B-Blue rappresenta un’occasione unica per la costruzione di una comunità blue biotech nazionale e mediterranea, grazie anche ad azioni concrete come gli studi pilota che effettueremo in collaborazione con colleghi di Enea, Università Federico II di Napoli, Università di Foggia ed il supporto di Regione Puglia presso l’innovativo impianto di acquacoltura Consorzio Gargano Pesca nel Golfo di Manfredonia“, spiega la Grazia Quero, ricercatrice del Cnr-Irbim. (ohga)