StatoQuotidiano.it, Orta Nova 28 febbraio 2022. Rapimento Moro. 96 colpi sparati. Nessuno doveva sopravvivere. Perché nessuno doveva poter raccontare né riferire chi c’era.
Era il 16 marzo 1978.
Quel giorno non c’erano solo le Brigate Rosse in quella via, Via Fani a Roma.
Dopo 55 giorni di prigionia, il 9 maggio, Aldo Moro veniva ucciso.
“E da quel giorno la Democrazia ha subito un forte rallentamento, in termini di diritti civili e di sviluppo.
Ma a voi cosa importa? State facendo andare avanti un paese che produrrà danni, quando voi, invece, avete il compito di sistemarlo questo paese”.
Presso il palazzo ex-Gesuitico, il 22 febbraio scorso, è l’onorevole Gero Grassi a parlare, agli studenti dell’Olivetti, “Perché chi sa, deve trasferire a chi non sa. Per costruire un’Italia migliore”. In un incontro organizzato nell’ambito del progetto “Moro vive, promosso dal Consiglio Regionale della Puglia, e a cui la Scuola Secondaria di II° grado di Orta Nova, con i suoi ragazzi, ha aderito su iniziativa della referente, prof.ssa Luigia Tartaglia.
Politico, giornalista, scrittore, nato a Terlizzi nel 1958, Gero Grassi, nel 2014, è membro della Commissione d’inchiesta sull’uccisione di Via Fani, sul rapimento e la morte di Aldo Moro, dopo essere stato, nel 2013, presentatore e relatore della proposta di legge istitutiva della Commissione stessa.
Deputato dal 2006 al 2018, rientra, proprio nel 2018, il 23 marzo, in Regione Puglia, dove presta servizio al Consiglio Regionale – Settore Biblioteca e Comunicazione Istituzionale.
Il 25 marzo dello stesso anno costituisce l’Associazione Culturale Nazionale “Aldo Moro”, con lo scopo di diffondere il pensiero dello Statista e per continuare a cercare la verità sulla morte del leader democristiano.
“Martire laico della Democrazia Cristiana, Aldo Moro è stato ucciso per noi. E tutti dobbiamo sapere. L’Istituto Olivetti” così l’onorevole agli studenti “in questo è scuola del Domani, perché vi si insegnano cose utili a far vedere un Paese Migliore, che erano la speranza ed il messaggio di Aldo Moro”.
Chi uccise, dunque, Aldo Moro?
“Google risponde le Brigate Rosse. Ma non è la risposta completa, perché, invece, la risposta è ANCHE le Brigate Rosse, dove quell’ANCHE fa la differenza.
In un articolo su La Gazzetta del Mezzogiorno, io scrissi che in Via Fani c’erano ANCHE le Brigate Rosse ed ho avuto il massimo degli insulti, delle minacce e delle intimidazioni. Di tutto.
Perché, in realtà, quel 16 marzo del rapimento di Moro, c’erano lì ANCHE i servizi segreti, italiani e stranieri, la mafia romana, uomini della ‘ndrangheta. E tutti avevano un pezzo di interesse a che Moro morisse”.
Ma Moro vive, la sollecitazione di Gero Grassi. Mentre il suo racconto procede con la perizia dell’oratore e con il tono provocatorio del giornalista che presenta la verità fondata sui fatti, “Aldo Moro non è ieri, Aldo Moro è domani”.
Aldo Moro, che, nato a Maglie, in provincia di Lecce, era pugliese.
Aldo Moro, politico, giurista e accademico italiano, laurea in Giurisrudenza, conseguita nel 1938, anno delle leggi razziali.
Aldo Moro, che, fin dalla sua prima lezione, come professore universitario, il 3 novembre 1941, parlò dell’importanza della persona, con diritti e doveri, in un’Italia, allora monarchica e governata da Mussolini e dai fascisti, in cui gli Italiani erano sudditi ai quali i diritti erano, al massimo, concessi, secondo il dettato del vigente Statuto Albertino.
Aldo Moro, che fu tra i membri dell’assemblea che giunse ad elaborare, nel 1947, la Costituzione, che oggi è la legge fondamentale dello Stato Italiano, “tra le più belle al mondo proprio perché punta a valorizzare la persona. E voi siete destinati ad una brutta fine se non la conoscete. Sarebbe come abitare in una casa, l’Italia, e non conoscerne le regole, la Costituzione”.
Aldo Moro, che, ministro della Pubblica Istruzione, tra il 1957 ed il 1959, ricevette minacce di morte già quando propose l’istituzione della Scuola Media Unica e obbligatoria, “perché gli imprenditori si ribellarono al pensiero che così avrebbero perso braccia per lavorare”.
Aldo Moro, che, la Scuola Media fu comunque istituita, nel 1962, spinse affinchè partisse, nel 1960, il programma televisivo, Non è mai troppo tardi, condotto da Alberto Manzi, con cui si insegnò agli Italiani a leggere e scrivere.
Aldo Moro, che fu Capo del Governo, dal 1963 al 1968. “E quegli anni furono di crescita per l’Italia. Ma, alla fine degli anni ’60 partirono le stragi: di Piazza Fontana, il 12 dicembre 1969; di Piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio 1974; del Treno Italicus, il 4 agosto 1974; della Stazione di Bologna, del 2 agosto 1980.
Stragi che produssero complessivamente 20000 feriti e 2000 morti.
Aldo Moro, che fu presidente del Consiglio Europeo, dal 1° luglio 1975 al 31 dicembre dello stesso anno e che, in quegli anni, “stava costituendo l’Europa dei Popoli, provando a superare gli accordi di Yalta, per liberare l’Est e l’Ovest”.
Le ragioni della Vicenda Moro e della sua morte?
Partono dal 1945, secondo la ricostruzione di Gero Grassi e della Commissione d’inchiesta. Quando gli Stati Uniti, gli Inglesi e i Russi si spartirono la Terra in sfere di influenza, proprio con gli accordi di Yalta, “che condizionano il mondo ancora oggi”.
Nel settembre 1974, racconta l’onorevole di Terlizzi, l’allora Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, diceva a Moro: “Presidente, deve smettere il suo piano di portare tutti i partiti del suo Paese a collaborare. Se non la smette, la pagherà molto cara”.
Nel novembre 1977, Aldo Moro ebbe a dire, in un’intervista al Tg1, mai andata in onda, chissà perché, che i suoi peggiori nemici erano gli Americani e parte della Germania.
“Come Commissione Moro, noi scopriamo” continua il racconto illuminante e dagli elementi a tratti raccapriccianti di Gero Grassi “che negli atti del governo inglese, all’inizio degli anni ’60, è scritto che in Italia, in quel momento storico, c’erano 2 matti, secondo gli Inglesi: uno era Enrico Mattei, che voleva rendere autonoma l’Italia, sul piano energetico, fondando l’Agip; l’altro era Aldo Moro, che voleva superare gli accordi di Yalta. Gli inglesi scrivevano in quegli atti: tentare di dissuadere Moro e Mattei dai loro propositi e, ove non capiscano, passare alla soluzione finale”.
Moro e Mattei vennero uccisi entrambi. “Ecco perché è importante l’ANCHE”.
La Commissione d’inchiesta, sul rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, ha così dimostrato che il Memoriale, diffuso tra il 1986 e il 1990, e che si diceva essere stato scritto dai due brigatisti in carcere, Valerio Morucci e Adriana Faranda, era un falso.
Quel memoriale avrebbe dovuto essere la prova finale della responsabilità delle sole Brigate Rosse nella vicenda della morte dello Statista pugliese.
In realtà, era tutto inventato.
Perché sapere oggi?
“Forse è arrivato il momento di ritornare a testimoniare quanto sia importante la ricerca della verità, con onestà. Per costruire un futuro migliore”, il commento della preside dell’Olivetti, Maria Carbone.
“Per aiutare i giovani a diventare cittadini consapevoli”, come nelle parole, a chiusura dell’incontro, della referente professoressa Tartaglia.