Foggia. È stato recentemente notificato il decreto di latitanza al legale di Dino Miucci, il quale risulta ancora irreperibile. Ad oggi, Miucci continua a essere latitante, complicando ulteriormente il corso del procedimento legale.
Come risaputo, all’alba del 15 ottobre 2024, gli agenti della Polizia di Stato si sono presentati presso l’abitazione di Leonardo (Dino) Miucci, ma l’uomo non era presente. Il 46enne, originario di Monte Sant’Angelo e fratello di Enzo, noto come «U criatur», è ritenuto il referente del clan Libergolis a Manfredonia, dove vive da tempo. Considerato uno dei principali operatori di appalti per il gruppo mafioso, Miucci si sarebbe dunque sottratto all’arresto.
Dino Miucci è emerso come figura di spicco nell’ambito della maxi-indagine «Mari e Monti», recente operazione che ha originato 39 arresti, di cui 37 in carcere. Secondo gli inquirenti, Dino Miucci è considerato il plenipotenziario del clan dei montanari su Manfredonia, con un ruolo cruciale nelle decisioni operative sul territorio.
Nelle intercettazioni incluse nell’inchiesta, è stato descritto come «un santo» e viene ritenuto mandante di estorsioni, nonché partecipe dell’associazione a delinquere di stampo mafioso guidata dal fratello Enzo e da Franco Li Bergolis e Giuseppe Pacilli, tra gli indagati dell’operazione “Mari e Monti”.
Insieme a Miucci è fuggito anche Pasquale Totaro, 32 anni, anch’egli di Monte Sant’Angelo, che si è recentemente costituito.
Gli investigatori sospettano che possa esserci stata una soffiata riguardo all’operazione.
A rivelare dettagli sugli affari di Dino Miucci è stato un collaboratore di giustizia, Andrea Quitadamo, che ha dichiarato al pubblico ministero Ettore Cardinali della Dda di Bari: «Dino Miucci ha il controllo di tutti gli appalti nel settore edile». Un altro pentito, Marco Raduano, ha confermato tali affermazioni, affermando: «Lui gestiva la cassa del clan. Tutti i soldi delle attività illecite venivano amministrati da Leonardo. So che parte di quei fondi sono investiti in attività edilizie».
LE DICHIARAZIONI DI MARCO RADUANO
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