Il più grande nemico della fede è l’abitudine, che ci fa credere senza che ci stupiamo per ciò in cui crediamo. Ciò può accadere anche nella devozione mariana, dove Maria viene ingessata in un sacro disincarnato, che con la vita non ha niente a che fare. Invece, Maria ci insegna tutto il contrario. Lei è stata una ragazza che non si è affatto omologata, non si è allineata. Al contrario, è stata una ragazza scomoda, portatrice del seme di tutte le rivoluzioni.
Infatti, ha rovesciato le gerarchie con la logica del servizio, ha abitato le frontiere con la logica della prossimità e dell’ospitalità, ha smascherato le retoriche politiche e religiose del suo tempo, ha ridato senso alle parole consumate, ha riacceso la brace dell’amore che dorme sotto la cenere delle nostre delusioni. Ha affrontato la facile tentazione del nichilismo che è quella di cedere alle varie forme di morte, solo perché, a volte, vivere è molto faticoso.
Il vescovo di Molfetta, don Tonino Bello, si rivolgeva a Maria, chiamandola “Donna coraggiosa e Vergine del mattino”, per chiederle “la gioia di intuire, pur tra le tante foschie dell’aurora, le speranze del giorno nuovo”. Anche noi, durante la processione, chiederemo a Maria che ci aiuti a non farci “tremare la voce quando, a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo, osiamo annunciare che verranno tempi migliori”.
Questa festa patronale potrebbe essere l’occasione per chiedere alla madre di Gesù quella giusta quota di coraggio per osare e sognare, per impegnarci insieme a migliorare noi stessi e la nostra città. Per fare ciascuno “il primo passo”, senza per forza aspettare che lo facciano gli altri per primi.
Durante le liturgie di questi giorni e la processione, chiederemo a Maria che sulle nostre labbra più che il lamento prevalga lo stupore, più che lo sconforto sovrasti l’operosità, in modo che lo scetticismo non schiacci l’entusiasmo. Che la pesantezza del passato non ci impedisca di cambiare il presente, perché già fin d’ora possa cominciare a nascere un futuro nuovo. Che Maria ci aiuti a non essere uomini del potere ma uomini del servizio, non con gli scettri in mano ma con il grembiule cinto ai fianchi
Chiederemo a Maria, “donna della decisione”, di illuminare la nostra mente e il nostro cuore, perché sappiamo obbedire alla Parola liberante e rivoluzionaria del Vangelo, e farlo “senza tentennamenti”. Che ci doni “il coraggio della decisione, per non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita”. E allora potremmo chiederle, di “scommettere con più audacia sui giovani, e preservaci dalla tentazione di blandirli con la furbizia di sterili parole, consapevoli che solo dalle nostre scelte di autenticità e di coerenza essi saranno disposti ancora a lasciarsi sedurre”.
Accanto a tali domande dovremmo forse anche chiedere il coraggio di “intridere di sogni le sabbie del nostro realismo”, e diventare finalmente “cultori delle calde utopie dalle cui feritoie sanguina la speranza sul mondo”, consapevoli che “additare le gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono”.
A Maria, che ha sperimentato le tribolazioni dei poveri, potremmo chiedere si aiutarci a mettere a loro disposizione la nostra vita, “con i gesti discreti del silenzio e non con gli spot pubblicitari del protagonismo. Renderci consapevoli che, sotto le mentite spoglie degli affaticati e degli oppressi, si nasconde il Re dei re”.
A Lei, “Vergine del meriggio”, chiederemo anche che, quando in certe situazioni vediamo le nostre lanterne spegnersi, possa “strapparci dalla desolazione dello smarrimento e ispirarci l’umiltà della ricerca”, perché le nostre anfore si riempiano di olio destinato da un lato a bruciare dinanzi a Dio e dall’altro per lenire le ferie di ogni uomo. Perché “la luce della fede, anche quando assume accenti di denuncia profetica, non ci renda arroganti o presuntuosi, ma ci doni il gaudio della tolleranza e della comprensione”.
Soprattutto, però, forse è opportuno chiedere che veniamo liberati dall’idea che il “credere in Dio rimanga estraneo alle scelte concrete di ogni momento sia pubbliche che private, e corra il rischio di non diventare mai carne e sangue sull’ altare della ferialità”.
Ma Maria è anche “Vergine della sera”, quando si fa ritorno a casa, e si assapora la gioia di sentirsi accolti da qualcuno, e si vive la letizia indicibile di sedersi a cena con gli altri. A Lei potremmo chiedere “il regalo della comunione” per prevenire le frammentazioni e le divisioni, i conflitti e gli abbandoni, le emarginazioni e le esclusioni. Per non lasciare mai nessuno ad affrontare da solo le grandi sfide della vita.
Chiediamo questa capacità di fare comunità per la nostra città, “che spesso lo spirito di parte riduce così tanto a terra contesa, che a volte sembra diventata terra di nessuno”. Chiediamo un maggiore amore per la cosa pubblica. Ma chiediamo una maggiore comunione anche “per le nostre famiglie, perché il dialogo, l’amore crocifisso, e la fruizione serena degli affetti domestici, le rendano luogo privilegiato di crescita cristiana e civile”.
Chiediamo questa unità e coesione anche “per tutti noi, perché, lontani dalle scomuniche dell’egoismo e dell’isolamento, possiamo stare sempre dalla parte della vita, là dove essa nasce, cresce e muore”. E non lo chiederemo solo per noi, ma “per il mondo intero, perché la solidarietà tra i popoli non sia vissuta più come uno dei tanti impegni morali, ma venga riscoperta come l’unico imperativo etico su cui fondare l’umana convivenza. E i poveri possano assidersi, con pari dignità, alla mensa di tutti. E la pace diventi traguardo dei nostri impegni quotidiani”.
Infine, a Maria, “Vergine della notte”, possiamo chiedere di starci vicino nelle nostre “notti”, specie “quando incombe il dolore, e irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione, e sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni o il freddo delle delusioni, o l’ala severa della morte”.Che “non ci lasci soli nella notte a salmodiare le nostre paure” Anzi, se nei momenti dell’oscurità si metterà vicino a noi e ci sussurrerai che anche Lei, Vergine dell’avvento, sta aspettando la luce, “siamo certi che le sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto”.
Che nell’ora del nostro Calvario, “Maria, la quale ha sperimentato l’eclisse del sole, possa stendere il suo manto su di noi, sicché, fasciati dal suo respiro, riusciamo a sopportare la lunga attesa della libertà. Che possa alleggerire con carezze di madre la sofferenza dei malati e riempire di presenze amiche e discrete il tempo amaro di chi è solo. Spegnere i focolai di nostalgia nel cuore dei naviganti, e offrire loro la spalla perché vi poggino il capo”.
Che tutti noi possiamo. ripetere ancora oggi il canto del Magnifìcat, per annunciare “straripamenti di giustizia a tutti gli oppressi della terra”.
E finalmente sveglieremo insieme l’aurora. Quella in cui nessuno crede, quella che nessuno vede solo perché ha gli occhi spenti e lo sguardo altrove, ma che si trova comunque scritta nei nostri aneliti e nei nostri gemiti. Dentro ai nostri cuori.
Aurora che, nonostante i segnali bui, già albeggia, silenziosa e nascosta, dentro ciascuno di noi, convinti che basta poco per tirarla fuori, sì da darle seguito per aiutare questa città a rialzarsi e a rinascere. E tornare a camminare insieme, senza che nessuno, lasciato solo, resti indietro.
Carissimo professore ILLICETO, alla nostra madre e vergine Maria santissima di Siponto, possiamo chiedere tante cose, visto che LEI è piena di grazia e misericordia, ma ciò che dovremmo chiedere è il cambiamento del nostro cuore, un cuore spesso granitico e indifferente, lontano dalla logica del volere di Gesù Cristo, figlio SUO.
È impossibile fare delle richieste a Maria, nostra protettrice, se siamo lontani dal SUO Figlio Gesù e dai suoi programmi.
Maria ha rovesciato i nostri programmi con la logica del servizio e dell’ attenzione verso il prossimo, ci ha richiamati più volte ad ascoltare il volere del Figlio, perché solo attraverso l’ ascolto e le indicazioni del Figlio Suo, possiamo capire il vero senso della vita, quella coesione e unità che ci porta ad essere veri cristiani corresponsabili.
Chiedere è facile, dare è più difficile.
Il nostro amore verso Maria Regina di Siponto è autentico quando ascoltiamo è mettiamo in pratica ciò che Suo Figlio ci suggerisce.
Maria ci protegge, ci sostiene, ci dà forza e coraggio, ma ha bisogno della nostra collaborazione, del nostro discernimento, del nostro saper scegliere con cuore sincero il giusto binario che ci porta tutti dal BUON PASTORE e Figlio Suo.
Maria, Regina del buon consiglio, apri i nostri cuori all’ amore fraterno, solo così possiamo fare le giuste richieste da veri cristiani.
Buona vita a tutti e buona festa della Madonna di Siponto.
“Cosa chiede lei a San Gennaro?”
“Sono giapponese!”
(cit.) 😂🤦♂️
ISAIA 8:19
“Se vi si dice:
«Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini,
quelli che sussurrano e bisbigliano»,
rispondete: «Un POPOLO non deve forse CONSULTARE il SUO DIO?
Si RIVOLGERÀ forse ai MORTI in FAVORE dei VIVI?”
SALMO 115:17
“Non sono i morti che lodano il SIGNORE,
né alcuno di quelli che scendono nella tomba.”
La BIBBIA AFFERMA che l’unica persona che È RISORTA ANIMA E CORPO E CHE INTERCEDE PRESSO IL PADRE È GESÙ CRISTO IL SIGNORE.
Non c’è ne sono altri…..
Tutto il resto è frutto di inganno e tradizioni….