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Strage sull’A16 con 40 morti, Castellucci condannato a 6 anni

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
28 Settembre 2023
Attualità // Stato prima //

ANSA – Sei anni di reclusione: la Corte di Appello di Napoli ha annullato la sentenza del tribunale di Avellino che aveva precedentemente assolto Giovanni Castellucci, l’allora Amministratore Delegato di Aspi, insieme ad altri dirigenti, dalle accuse relative al più grave incidente autostradale italiano.

Questa tragedia si è verificata la sera del 28 luglio 2013, lungo l’A16, in prossimità di Monteforte Irpino, nella provincia di Avellino, quando un autobus precipitò dal viadotto Acqualonga, causando la perdita di quaranta vite umane.

Giovanni Castellucci ha espresso il suo amaro commento, affermando che si stava cercando un capro espiatorio.

L’ex Amministratore Delegato, insieme all’ex Direttore Generale Riccardo Mollo e altri dipendenti di Aspi, è stato condannato a sei anni di reclusione. Inizialmente, erano stati assolti il 11 gennaio 2019, scatenando le urla di rabbia dei parenti delle vittime. Altri imputati, condannati inizialmente in primo grado, hanno visto le loro pene confermate o ridotte in appello.

L’incidente terribile si è verificato intorno alle 20:30 di una domenica estiva, quando un gruppo di famiglie e amici stava tornando a Pozzuoli dopo alcuni giorni di gita nei luoghi di Padre Pio. Durante la discesa lungo l’A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino, l’autobus guidato da Ciro Lametta, fratello del proprietario dell’agenzia di viaggi Mondo Travel, ha iniziato a sbandare dopo aver perso una parte del sistema di frenatura sulla carreggiata. Dopo aver percorso un chilometro senza freni, causando danni a una quindicina di veicoli lungo il percorso, l’autista del bus ha cercato disperatamente di fermare il veicolo accostandosi alle barriere protettive del viadotto “Acqualonga”. Purtroppo, queste barriere hanno ceduto, facendo precipitare l’autobus da un’altezza di 40 metri.

Nell’incidente, trentotto persone sono morte immediatamente, mentre altre due sono decedute nei giorni successivi. Solo dieci persone sono sopravvissute. L’indagine ha portato all’incriminazione di 15 persone, di cui 12 erano dirigenti ed ex dirigenti di Autostrade per l’Italia, con accuse di omicidio colposo, disastro colposo ed altri reati.

Per quanto riguarda Castellucci e gli altri dirigenti di Aspi, l’accusa sosteneva che avessero violato le norme di sicurezza autostradale e non avessero provveduto alla manutenzione del viadotto Acqualonga sull’A16, compresa la sostituzione delle barriere. Gli inquirenti sostenevano che se le barriere protettive fossero state a norma, l’autobus non sarebbe precipitato.

Nel primo grado del processo, il pubblico ministero aveva richiesto una condanna di 10 anni di reclusione per Castellucci, ma il tribunale lo aveva assolto, sostenendo che non era di competenza dell’Amministratore Delegato decidere quali barriere sostituire.

Questa tesi è stata confermata anche in appello dagli avvocati di Castellucci, che hanno sottolineato che l’ex Amministratore Delegato aveva stanziato fondi per la sostituzione delle barriere su oltre 2.200 chilometri di carreggiata. Inoltre, il perito del Tribunale aveva confermato che le barriere del tratto di Acqualonga erano considerate adeguate e sicure. Castellucci ha commentato la sentenza di secondo grado come sorprendente e sconcertante, andando contro il buon senso e le prove presentate in primo grado. Ha anche espresso il suo profondo cordoglio alle famiglie delle vittime.

Lo riporta l’ANSA.

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