Statoquotidiano.it, 11 giugno 2024. Carapelle – Una vicenda di presunta mala gestione da parte dell’Amministrazione pubblica si starebbe svolgendo ormai da circa 8 anni nel Comune di Carapelle.
Otto anni di attività giudiziaria e un caso ancora irrisolto nel quale sembrerebbe che le istituzioni risultino “manchevoli e non avrebbero fatto il bene della collettività”.
Intanto, tra giovedì 6 e venerdì 7 giugno, la parte lesa, a propria difesa, avrebbe mandato lettera al Prefetto chiedendo di intervenire in virtù del suo potere di controllo dell’operato della pubblica amministrazione.
Diretti interessati: la cooperativa “Primavera” e la sua rappresentante legale, Anna Livia Angerame, da una parte, e il Comune di Carapelle dall’altra.
Riguardo a cosa?
L’area di pertinenza annessa all’edificio ex biblioteca comunale di Carapelle che nel 2016 la signora Angerame acquistava per destinarla a scuola dell’infanzia.
Una pertinenza, questa, che la proprietaria ritiene di poter recintare, e che di fatto ha recintato, in virtù dell’atto di compravendita stipulato con il Comune di Carapelle.
Il vero problema della vicenda però nasce proprio da qui, poiché il Comune di Carapelle ha prima venduto il bene e poi si sarebbe accorto di non poterlo fare. E invece di rivolgersi ad un giudice per chiedere di annullare il contratto, ha piuttosto ordinato la demolizione della recinzione. Più volte. Fino a Venerdì 7 giugno, quando ha avuto luogo l’ennesimo tentativo, sempre da parte del Comune, di far abbattere la recinzione in questione.
A riferire la vicenda, il marito della signora Angerame, Antonio Tarantino, e l’avvocato che assiste la proprietaria, Donato Masiello, in un’intervista con Statoquotidiano.
“Quello che ci sta succedendo è un fatto scandaloso” così Tarantino: “Nel 2016, noi abbiamo semplicemente partecipato al bando di gara del comune di Carapelle con il quale veniva messo in vendita l’edificio che fino ad allora era adibito a biblioteca comunale.
Abbiamo quindi vinto la gara conseguendo la possibilità di acquistare quel bene”.
Una volta chiuso l’atto, però, stando alla versione del signor Tarantino e alla ricostruzione dei fatti operata dall’avvocato Donato Masiello, sono cominciati i problemi.
A circa due mesi dall’acquisto, la signora Angerame provvedeva a far montare una recinzione intorno all’edificio includendo al suo interno la pertinenza.
E le ragioni erano prevalentemente due: quel bene sarebbe stato adibito a scuola dell’infanzia e bisognava garantire la sicurezza ai bambini allievi nel momento dei giochi all’aperto. Inoltre, lo stesso edificio era stato fatto oggetto di vari atti vandalici fino a quel momento e si rendeva necessaria una misura che ne evitasse il ripetersi.
La recinzione in questione però è stata fin da subito vietata dal comune di Carapelle, in quanto avrebbe delimitato un’area considerata pubblica dall’ente, nonostante lo stesso l’avesse venduta.
“Anziché, quindi, rimediare al proprio errore, a distanza di una settimana dal completamento dei lavori di recinzione, il Comune ha preferito ricorrere al braccio di ferro nei confronti della signora che ha dovuto fare anche i conti con i carabinieri” riferisce Antonio Tarantino “che chiedevano di togliere la struttura realizzata evidenziando che essa aveva delimitato uno spazio che non era privato bensì pubblico. L’area di pertinenza appunto.
Nel frattempo, mia moglie veniva denunciata con l’accusa di abusivismo edilizio”.
A quel punto, è cominciato un procedimento giudiziario.
“Un calvario” a detta di Tarantino.
E voi cosa avete fatto?, abbiamo chiesto noi di Statoquotidiano.
“Noi abbiamo insistito per portare avanti il nostro diritto. E abbiamo vinto. Il tribunale di Foggia in quell’occasione ha dato ragione a noi. Nel frattempo mia moglie veniva assolta dall’accusa di abusivismo edilizio dopo tanto soffrire”.
E allora come mai ancora oggi la situazione sembra irrisolta?
“La situazione potrebbe risolversi facilmente, visto che noi abbiamo chiesto moltissime volte di avere incontri con il Comune.
Ma gli uffici competenti di tale ente non hanno mai voluto trovare una soluzione adeguata in via bonaria, preferendo piuttosto andare in giudizio .
In una determinata occasione, il nostro legale ha anche proposto di restituire li fabbricato con la pertinenza, previa restituzione della somma anticipata per l’acquisto. Ma il Comune di Carapelle ha risposto che non aveva soldi.
Così sembrerebbe non essere, perché, come risulta dalle determine del Comune stesso, quest’ultimo ha liquidato e sta liquidando cospicue somme di danaro per gli onorari dei propri avvocati che lo rappresentano in questa vicenda”.
Cosa vorreste evidenziare quindi allo stato attuale?
“Non si riesce a comprendere tutta questa ostinazione del Comune di Carapelle nei nostri confronti.
Noi avremmo un’ipotesi. Pensiamo che dietro questa azione del Comune ci sia la mano pesante di soggetti terzi. Lo dimostra il fatto che noi abbiamo provato in tutti i modi a trovare un accordo con una serie di negoziazioni. Da parte nostra, c’è stata sempre la volontà di risolvere la questione. Mentre il Comune è sceso sempre sul piede di guerra”.
L’avvocato Donato Masiello, a sua volta, ha tenuto a precisare: “Il Comune di Carapelle agisce in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato che non ha efficacia esterna, ovvero tale provvedimento non contiene alcun ordine di demolizione da far gravare sulla signora Angerame. Di conseguenza, ritengo illegittimo l’intervento forzoso operato dal comune attraverso i carabinieri e i vigili urbani in data 7 giugno.
Noi quindi abbiamo formalmente intimato al Comune di Carapelle di cessare le sue molestie nei nostri confronti, chiedendo nel contempo anche l’intervento del Prefetto di Foggia. A tal proposito stiamo aspettando una sua risposta.
Inoltre, per i comportamenti avuti finora dal Comune di Carapelle, è pendente presso il Tribunale di Foggia un giudizio che dovrà accertarne l’ingiustizia con richiesta di risarcimento di oltre 200 mila euro per i danni provocati alla salute della signora Angerame nell’arco degli ultimi 8 anni”.
Una storia, insomma, questa, che potrebbe avere del paradossale. E che sembra stia veramente diventando un caso.
Perché stare a difendersi per 8 anni si può forse fino ad un certo punto, ma non si potrebbe ad oltranza.
E perché, come conclude l’avvocato Masiello, “la pubblica amministrazione dovrebbe essere al servizio del cittadino, non opporvisi”.
I fatti riportati sono tutti documentati da atti giudiziari.
Ora sarà la giustizia, quella con l’iniziale maiuscola, a fare il suo corso.
Bravo Avvocato Masiello per l’intervento coraggioso e professionale.
Che tutti
gli avvocati prendano esempio per lo spirito di dedizione e serietà per la difesa dei diritti dei cittadini e la difesa della democrazia.
Grazie Avvocato!
L’Avvocato Donato Masiello è una persona pulita, che si batte ogni giorno per la verità e la giustizia. Dimostra di difendere e di avere dei valori di libertà, democrazia e di onesta, fatti non dalle parole.
Un grazie immenso, Lidia e Antonio.
Sei grande, Donato. Complimenti.