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"NON SEI UN MAFIOSO" Filippo Turetta, il papà Nicola: “Non sei uno che ammazza le persone, non sei un terrorista. Fatti forza, però ti devi laureare”

"Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista."

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
27 Luglio 2024
Cronaca // L'inchiesta //

PADOVA – «Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare». Sono alcune delle frasi che Nicola Turetta indirizza al figlio Filippo, in carcere per l’omicidio di Giulia Cecchettin, nel colloquio che assieme alla madre ha avuto il 3 dicembre scorso nel carcere di Verona.

La conversazione, intercettata dagli investigatori e all’interno del fascicolo processuale, è stata pubblicata dal settimanale Giallo. Si è trattato del primo incontro dei genitori con Filippo Turetta, dopo la sua cattura in Germania al termine della fuga dopo l’uccisione e l’abbandono del corpo di Giulia in un bosco in Friuli. Nel colloquio il ragazzo avrebbe chiesto al padre se fosse stato licenziato per colpa sua. Dalle frasi di Nicola Turetta emerge un tentativo di rincuorare il figlio, più che riandare al delitto: «Ci sono altri 200 femminicidi.

Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti». Poi gli chiede come si fossero comportati i magistrati con lui, e Filippo risponde «meglio di quello che mi aspettavo». Esprime infine il timore di essere lasciato dall’avvocato, Giovanni Caruso: «Magari non ce la faccio a riferirgli tutto, io non ho detto tutto». I genitori, a quel punto, hanno invitato il figlio a dire al legale tutto ciò che riguarda l’omicidio di Giulia. Ma non a loro, non vogliono sentire altro.

https://www.ilgazzettino.it/nordest/padova/filippo_turetta_papa_nicola_ammazza_persone_terrorista_laurea-8265902.html?refresh_ce#:~:text=Poi%20avrai%20i,vogliono%20sentire%20altro

2 commenti su "Filippo Turetta, il papà Nicola: “Non sei uno che ammazza le persone, non sei un terrorista. Fatti forza, però ti devi laureare”"

  1. Se è cresciuto all’ombra di un padre che minimizza la cosa declassandola ad una semplice bravata, allora dovrebbe andare in galera anche chi l’ha messo al mondo.

  2. Credo sia una difesa dal dolore e dalla vergogna sociale. Questo padre certamente è confuso e, di conseguenza, poco attento alle parole dette per incoraggiare il figlio che, proprio in qualità di genitore, ha il dovere di sostenere.
    Dalle immagini in televisione traspare tutta la sua angoscia … e la sua impotenza. Ci si deve interrogare invece sul numero elevato ed esteso della mattanza delle donne che Turetta padre cita. È davvero solo un problema intrafamiliare?
    Le misure per fermare i femminicidi sono prevalentemente disapplicare e le denunce sottovalutate dagli esperti (compresi i giudici) per seguire demenzialmente i protocolli.
    Come mai i giornalisti non parlano delle minimizzazioni istituzionali ed istituite sui femicidi/femminicidi?
    I giornalisti si occupino di più dei politici corrotti e dei giudici distratti dal potere dei politici senza sbattere in pasto alla massa il dolore privato di un padre.
    Ma è prassi consolidata salvare i potenti per identificazione strumentale e condannare un signor nessuno (licenziato) che già sta pagando con la gogna, l’ isolamento e la vergogna sociale perché colpevole, al pari del figlio, dell’inaccettabile uccisione di Giulia. Condannato e giudicato dalla massa.
    I delitti, dal mio punto di vista, sono prodotti dalla ipocrisia sociale e dal nostra cultura malata che prevede di schierarsi dalla parte di chi può avvantaggiarci.
    Il problema femminicidio non si può ridurre a semplici dinamiche familiari distorte.
    Non si può ridurre un problema statisticamente diffuso a dinamiche patologiche interne alla famiglia.

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A settembre, c’è nell’aria una strana sensazione che accompagna l’attesa. E ci rende felici e malinconici. Un’idea di fine, un’idea di inizio. (Fabrizio Caramagna)

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