FOGGIA – Una proroga delle concessioni balneari al 2027, quando andranno poi obbligatoriamente fatti i bandi di gara per le nuove assegnazioni.
E indennizzi per i gestori uscenti, senza alcuna possibilità di prelazione sulle porzioni di demanio che saranno oggetto delle future gare.
L’ultima bozza del disegno di legge dedicato ai balneari e alla quale lavora il Governo conterrebbe queste linee guida.
Condizionale d’obbligo, visto il difficile confronto con Bruxelles che, sul tema, ha già aperto una procedura d’infrazione ed è pronta a darle seguito se l’Italia continuasse a violare la direttiva Bolkestein sulla concorrenza.
Anche a questo si sta dedicando il ministro Raffaele Fitto, indicato dal Governo Meloni quale commissario europeo e ormai pronto ad affrontare il grilling dei parlamentari Ue, ovvero l’ultimo step prima di volare al fianco di Ursula von der Leyen.
Il confronto
Lo staff del ministro porta avanti ormai da tempo una interlocuzione delicata con l’Europa sul fronte balneari.
La novità allo studio di Fitto sarebbe quella di chiedere tempo fino al settembre 2027, con l’impegno, messo nero su bianco, di avviare i bandi a giugno di quell’anno e di chiudere con le vecchie concessioni tre mesi dopo.
Una deadline definitiva che spazzerebbe via le ipotesi che si sono succedute in questi giorni.
A partire dalle mini proroghe basate sulla definizione di “risorsa scarsa” riferita alle spiagge, in caso la disponibilità fosse stata del 49% del territorio nazionale o del 39% di quello regionale.
Con quella ipotesi, l’allungamento sarebbe stato fissato al massimo al 31 dicembre 2029, data in cui sarebbe dovuto essere assegnato almeno il 15% delle spiagge disponibili mentre i concessionari uscenti avrebbero avuto un quinquennio di tempo per prepararsi alla scadenza definitiva.
Una partita di risiko tra regioni: chi avesse dimostrato di avere una percentuale del 25% di spiaggia libera avrebbe ottenuto la proroga fino al 31 dicembre 2025, mentre quelle fino al 49% sarebbero arrivate al 31 dicembre 2027.
Per le ultime, quelle con una superficie libera superiore al 49%, la scadenza sarebbe stata quella massima, cioè il 31 dicembre 2029.
Un punto, quello della risorsa scarsa, già smontato dall’Europa in passato, quando il Governo aveva tentato di far passare la famosa mappatura delle coste italiane, dichiarando che solo il 33% complessivo degli arenili è attualmente occupato dai concessionari e, per questo motivo, la Bolkestein non si sarebbe dovuta applicare.
Durante il vertice di maggioranza dello scorso 30 agosto, Fitto ha provato a sciogliere la matassa con una soluzione che potrebbe andare bene ai tecnici europei, applicando appunto la scadenza definitiva delle concessioni al settembre 2027, giustificata con il bisogno di approntare le norme dei nuovi bandi in maniera puntuale e dare respiro ai concessionari uscenti che non avrebbero alcuna prelazione sulle gare.
Le nuove concessioni avranno una durata da 5 a 20 anni e i comuni dovranno comunicare un’eventuale mancata suddivisione in lotti, precisando il numero massimo di quelli aggiudicabili a un solo partecipante, condizione che tutelerà le piccole imprese, in particolare quelle a gestione familiare.
I criteri di gara avrebbero comunque delle particolarità, premiando chi punta ad armonizzare le strutture rispettando le tradizioni locali e le specificità del territorio.
Un punteggio maggiore, inoltre, andrà a chi è stato titolare nei cinque anni precedenti di una concessione che è stata prevalente fonte di reddito personale o per chi assume un certo numero di lavoratori del concessionario uscente. Penalità invece per chi gestisce altri lidi sul territorio, in modo da evitare concentrazioni.
Il punto sul quale il lavoro di Fitto ha trovato sponda è stato quello degli indennizzi.
Bruxelles ha aperto alla formula immaginata dallo staff italiano: saranno i privati subentranti e non lo Stato o i comuni a ripagare il concessionario uscente, calcolando il valore dei beni ammortizzabili e non ancora ammortizzati e, dopo una perizia ufficiale, il ristoro degli investimenti limitato però agli ultimi cinque anni.
Lo scenario messo in piedi dal Governo dovrà passare al vaglio finale dell’Europa che avrà comunque l’ultima parola.
Non sarebbe la prima volta che, avvistata l’uscita dal tunnel per una materia così delicata, si scoprisse che in realtà c’è ancora altro cammino da fare.
La diplomazia del ministro degli Affari europei è comunque all’opera per far passare il testo e portarlo in Consiglio dei Ministri martedì prossimo, all’interno del decreto legge salva-infrazioni.
In caso contrario saranno necessarie limature e assestamenti, in una corsa contro il tempo per evitare di gettare l’Italia nel baratro delle sanzioni economiche per inadempienza.
Lo riporta quotidianodipuglia.it
Dopo tanti anni di posizione di rendita bisogna anche dare i sussidi. Il governo dalla parte dei ricchi rubando ai già tartassati
Eh se, altri 3 anni di pacchia pè ‘sti mangiaiorz’ d’ merd’ grazie a “Giorgiah!!11!11!!!!”
V n’avuta ji a fengùle e sóbbete, avast!
Lo Stato e le Regioni, quando devono aumentare stipendi, pensioni da adeguare all’inflazione non ha soldi.
Quando deve regalare indennizzi o superbonus trova MILIARDI DI EURO in un giorno.
Questa presa in giro deve finire una volta per tutte.