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AGRICOLTURA Stornara: accordo con “Città del Bio” per la filiera agricola

"Cosa ne dicono i produttori? gli amministratori di Stornara hanno coinvolto attivamente il settore primario?"

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
16 Ottobre 2024
5 Reali Siti // Cerignola //
Come Agronomo leggo con attenzione e interesse che a Stornara, parte l’accordo con “Città del Bio” con lo scopo della nascita di una filiera agricola volta a valorizzare le risorse del territorio, e con l’ambizione di puntare al biodistretto dei 5 reali siti.
Da agronomo sono entusiasta di questo percorso veramente bello, se attuato, ripeto se attuato, il dubbio che mi attanaglia e se gli Amministratori locali sappiano esattamente di cosa si tratta.
Appurato (da quel che leggo) che c’è la totale disponibilità ed il supporto dell’associazione “Città del Bio”, la domanda che mi faccio è: cosa ne dicono i produttori? gli amministratori di Stornara hanno coinvolto attivamente il settore primario? e soprattutto è stato spiegato che la conversione in biologico prevede degli step e dei tempi prima di avere la certificazione?
A Stornara (da quel che io so) già vi sono diverse aziende certificate in Bio e sono arrivate a questa lodevole certificazione dopo anni di conversione.
Voglio provare a dare degli elementi conoscitivi altrimenti rischiamo di cadere nel pourparler o peggio negli slogan pubblicitari che non porteranno a niente e nessun sviluppo.
Partiamo col dire che l’agricoltura biologica è agricoltura che non utilizza la chimica di convenzionale di sintesi, e che con la propria azione ha lo scopo di trovare un’equilibrio tra produzione agricola ed ecosistemi naturali.
La gran parte degli agricoltori convertono in bio o perché sentono una forma di responsabilità ambientale (pochi); oppure per avere maggiori opportunità di mercato e maggiori introiti (i più).
Per avere la certificazione Bio (produttore biologico) la strada non è ne semplice ne tantomeno immediata, infatti bisogna rispettare e studiare alla lettera il Regolamento europeo n. 834/2007: con i suoi successivi regolamenti attuativi (il più importante dei quali è il Reg. (CE) n. 889/2008) ove sono riportate tutte le disposizioni da rispettare per le produzioni vegetali e animali biologiche (produzione, trasformazione, etichettatura e controllo).
Si possono convertire e certificare biologiche diverse produzioni:
Prodotti agricoli vegetali e sementi
Prodotti agricoli animali non trasformati (bovini, equini, ovini, caprini, porcini, volatili, apicoltura). Altri specie animali (come i conigli, le lumache o gli struzzi) sono inseriti a livello nazionale attraverso delle specifiche circolari dei Ministeri dell’Agricoltura
Prodotti agricoli trasformati destinati all’alimentazione umana e alimenti per gli animali
Lieviti
Acquacultura ed alghe marine
Vinificazione
La conversione in Bio prevede una prima fase di Ammissione al sistema di controllo
Per essere venduti come biologici, tutti i prodotti coltivati devono essere controllati e certificati da un organismo di controllo indipendente accreditato e riconosciuto dal Mipaaft.
La primissima cosa che deve fare il nostro agricoltore di Stornara è iscriversi al sistema di controllo, scegliendo un organismo di controllo (OdC), intraprendendo un percorso in primis documentale propedeutico, in questo paese contano prima le carte, serve la  “Notifica di attività con metodo biologico”, ossia la domanda obbligatoria per l’accesso al sistema Bio.
L’OdC scelto, contatta l’agricoltore, valutando (al massimo entro 60 gg) la congruità della domanda e predisponendo la prima visita tecnica di controllo in azienda. Durante tale visita un tecnico-ispettore verifica la situazione e le attività colturali dell’azienda inquadrandole nell’ambito del nuovo sistema, ne controlla i documenti, indica le eventuali carenze presenti e le possibilità/modalità di aggiustamenti.
L’OdC, indica anche quali sono i documenti che l’agricoltore, dovrà presentare ed i versamenti (esatto versamenti) da effettuare in occasione della prima visita.
Nella prima vista ispettiva il tecnico dell’OdC consegna all’agricoltore alcuni Registri (Registri Aziendali) da compilare, che dovranno essere tenuti costantemente aggiornati e resi sempre disponibili:
Il Registro colturale
Il Registro delle materie prime
Il registro delle vendite
L’OdC consegnerà poi all’agricoltore anche altri due documenti:
il “Documento Giustificativo” (art 29.1 del Reg. (CE) 834/07, allegato XII al Reg. (CE) 889/08), che certifica l’inserimento dell’azienda nel Sistema di Controllo, de facto l’iscrizione all’Albo degli operatori del biologico. Il documento ha una validità massima di 36 mesi, e riporta le informazioni di base delle attività svolte in azienda, delle strutture, delle superfici e se del caso degli animali allevati;
Il “Certificato di Conformità” al metodo dell’agricoltura biologica, collegato al Documento Giustificativo: riporterà – una volta raggiunta la “biologicità” piena – l’elenco dei prodotti certificati e ne dichiarerà la conformità rispetto alla normativa di riferimento.
Fin qui tanta, tanta, ma tanta burocrazia che magari nel caso della “Città del Bio” potrebbe essere l’associazione ad agevolare e seguire l’agricoltore (anche se la stessa non è un OdC), adesso vediamo cosa è la vera conversione in Bio, ossia le pratiche agronomiche che l’agricoltore deve compiere per convertire (non sulla carta) ma nei fatti la propria azienda al Bio.
Dopo la visita, il tecnico verificata la conformità dell’azienda al Regolamento europeo e la validità della documentazione predisposta dall’agricoltore; presenta una relazione al “Comitato per la certificazione” del suo OdC, che approverà o meno l’idoneità dell’agricoltore ad essere ammesso nel sistema di controllo.
Alle aziende agricole verranno comunicati i tempi di conversione attribuiti ai singoli appezzamenti e, se del caso, le possibili azioni correttive da adottare, anche alla luce del “Programma Annuale di Produzione” (PAP), altro documento la cui redazione da parte dell’operatore è obbligatoria, da presentare entro 30 giorni dalla data di ricevimento della comunicazione di accesso al Sistema di Controllo (negli anni successivi, entro il 31 gennaio).
Per le aziende di produzione vegetale, in tale documento vanno riportate le produzioni previste per l’anno solare in corso per tutti gli appezzamenti aziendali, le loro tipologie ed i quantitativi che l’azienda presume di poter ottenere.
Per le produzioni vegetali, la conversione – periodo nel quale l’operatore deve applicare tutte le norme e le tecniche relative all’agricoltura biologica – dura solitamente non meno di due anni, a seconda del tipo di produzioni indicate nelle Notifica (sarà l’OdC a definire i tempi da rispettare) e di come sono stati utilizzati i terreni prima dell’entrata nel sistema.
Dopo i primi 12 mesi dalla data d’inizio, le produzioni possono essere certificate come “prodotto in conversione all’agricoltura biologica”, per poi essere certificate come “prodotto biologico” o “da agricoltura biologica” una volta superato il periodo di transizione.
Per le Colture annuali la durata della conversione è di due anni dal momento della semina.
Se il raccolto ha luogo durante i primi 12 mesi di conversione, il prodotto può essere venduto solo come convenzionale, senza alcun riferimento all’Agricoltura Biologica;
Se il raccolto ha luogo dopo i primi 12 mesi di conversione, può essere utilizzato il riferimento “prodotto in conversione all’agricoltura biologica”;
Raccolto delle colture avviate 24 mesi dopo la conversione: le colture possono essere etichettate come “prodotto biologico” o “da agricoltura biologica” e fregiarsi del logo UE.
Per le Colture perenni (vite, olivo che sono le coltivazioni più diffuse a Stornara e nei 5 reali siti) la conversione dura 3 anni (36 mesi) prima di potersi fregiare del titolo di “prodotto biologico” o “da agricoltura biologica” ed usare il logo UE. Il primo raccolto potrà essere venduto solo come convenzionale, il secondo e il terzo come “prodotto in conversione all’agricoltura biologica”, il quarto raccolto come “prodotto biologico”.
Per mantenere la qualifica di produttore biologico, gli agricoltori ammessi al regime di controllo devono continuare a gestire l’azienda nel pieno rispetto delle normative specifiche del biologico. Dovranno essere reperibili per le viste ispettive, che sono effettuate almeno una volta l’anno, attraverso cui l’OdC continuerà a verificare la corrispondenza tra i metodi di coltivazione, trasformazione o allevamento e la normativa.
L’OdC può prelevare campioni di prodotto o terreno per verificare l’eventuale uso o la contaminazione di prodotti o tecniche produttive non conformi.
Tutte le responsabilità della conformità dei processi, dei prodotti ed il rispetto delle procedure di produzione sono in capo all’agricoltore.
Fatta questa tediosa disamina, penso che si sia capito che non si tratta di un mero certificato (Bio) ma un percorso articolato che va seguito passo passo, già pensare di attuarlo in una singola azienda sarebbe un grosso risultato, immaginare di farlo a livello di comune diventerebbe uno risultato strepitoso, ipotizzare di farlo a livello di 5 reali siti mi sembra tanto il “mondo che vorrei”, e se così fosse io personalmente lo vorrei senza guerre, un mondo ove i diritti vengano rispettati e dove si viva tutti bene e in armonia. Se posso, vorrei consigliare di avviare una conferenza di servizi a livello dei 5 reali siti e perché no anche una sana concertazione locale sopratutto con chi dovrebbe attuare (convintamente) il percorso. La mia speranza e l’augurio al territorio e che questo percorso sia attuato veramente, e non resti un’articolo di stampa, e che si possa determinare un cambiamento economico e sociale reale.
A cura di Daniele Calamita – Agronomo, Sindacalista, Esperto di politiche sociali.

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