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Ergastolo per l'ex medico Giampaolo Amato. "Ha ucciso moglie e suocera"
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AMATO Ergastolo per l’ex medico Giampaolo Amato. “Ha ucciso moglie e suocera”

Amato ha sempre dichiarato la propria innocenza, ribadendo anche in aula

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
17 Ottobre 2024
Prima pagina //

Giampaolo Amato, oculista 65enne, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Bologna per aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata, e la suocera, Giulia Tateo, con un mix letale di farmaci. La sentenza è arrivata dopo un processo durato sette mesi, al termine di sei ore di camera di consiglio, in cui sono stati ascoltati numerosi testimoni e analizzate prove cruciali.

Amato ha sempre dichiarato la propria innocenza, ribadendo anche in aula, prima che i giudici si ritirassero, la sua estraneità ai fatti e il suo rispetto per la professione medica, che esercitava da oltre quarant’anni.

 

Amato è stato accusato di aver somministrato Sevoflurano, un anestetico, e Midazolam, una benzodiazepina, alle due vittime, tra il 30 e il 31 ottobre 2021. Le autopsie hanno confermato la presenza di questi farmaci nei corpi di entrambe le donne. Gli omicidi sono stati definiti “quasi perfetti” da una delle parti civili, ma la scoperta di una bottiglia conservata dalla sorella di Isabella, Anna Maria, contenente tracce di benzodiazepine, ha giocato un ruolo cruciale nel collegare Amato ai delitti. Anche le testimonianze di due amiche intime di Isabella sono state determinanti: la vittima aveva confidato loro il sospetto che il marito la stesse avvelenando, alimentando così i dubbi sul comportamento di Amato.

Le indagini hanno svelato dettagli importanti, tra cui le ricerche effettuate dal medico sui farmaci utilizzati per commettere i delitti e la sua presenza nella casa della suocera la notte in cui è stata avvelenata. Gli inquirenti hanno tracciato il suo cellulare, che lo collocava sul luogo del secondo delitto.

Il movente che ha spinto Amato a uccidere sarebbe stato duplice: da un lato, la volontà di continuare una relazione extraconiugale che portava avanti da tempo; dall’altro, il desiderio di entrare in possesso delle proprietà della moglie. L’accusa ha infatti sostenuto che il medico, stanco del matrimonio e intenzionato a rifarsi una vita con l’amante, avesse pianificato i delitti per ottenere l’eredità e la libertà di proseguire la nuova relazione.

Nonostante la gravità delle accuse, Amato è stato assolto dal reato di peculato, che gli era stato contestato per il possesso illegale dei farmaci usati negli omicidi. La difesa, durante il processo, ha cercato di mettere in discussione l’affidabilità delle prove raccolte, sottolineando la mancanza di testimoni oculari e il fatto che Amato fosse un professionista rispettato, senza precedenti penali. Tuttavia, la Corte ha ritenuto schiaccianti le prove digitali e chimiche, condannandolo all’ergastolo.

Amato ha dichiarato in più occasioni di essere stato ingiustamente dipinto come un mostro e ha confidato nella possibilità di essere scagionato per poter tornare alla sua vita e al lavoro che ha sempre amato. Il processo ha avuto grande risonanza a Bologna e in tutta Italia, anche a causa della posizione sociale dell’imputato, noto per la sua lunga carriera medica. Nonostante la condanna, Amato potrà ricorrere in appello, continuando a sostenere la sua innocenza.

L’intera vicenda ha sollevato importanti riflessioni sul ruolo dei farmaci nell’ambito familiare e sull’importanza delle testimonianze delle persone vicine alle vittime, che in questo caso sono state decisive per il corso delle indagini e per l’esito del processo.

(Fonte: Fanpage)

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