Statoquotidiano.it, 17 novembre 2024 – Il modello finlandese esempio di vita scolastica ideale cui in tanti, in Europa e nel mondo, vorrebbero tendere. Perché?
Per l’attenzione a organizzare strumenti e attività a totale misura del discente e pienamente finanziati dalla collettività.
Bisognerebbe visitare i luoghi, le strutture, gli spazi, le possibilità vissute nella quotidianità da studenti e insegnanti nel paese in origine detto Suomi per capire a fondo una tale linea.
Probabilmente, comunque, ad uno sguardo più attento risulterà subito il vero segreto di un sistema di istruzione considerato un riferimento.
Ossia, principalmente l’attitudine ad un modus operandi pacato, attento alla persona e ai suoi ritmi naturali. E a dispetto di quell’andamento frenetico che caratterizza lo stile di vita del mondo occidentale ormai da tempo.
Attitudine che poi si ripercuote, in un processo osmotico si potrebbe dire, dalla quotidianità in casa, in famiglia e nei vari ambiti alla scuola.
A seguire, degli esempi.
Semplici eppure essenziali.
Tratti dall’esperienza di un gruppo di professori e ata dell’Istituto di Istruzione Superiore “A. Olivetti” di Orta Nova arrivati ad Helsinki nel mese di ottobre 2024, nell’ambito del progetto di istituto Erasmus+ “To the Moon and Back” e rimasti in loco per lo spazio di quindici giorni, facendo vita scolastica a tutti gli effetti in quattro scuole differenti del territorio.
Ecco il loro racconto costruito in momenti, piccole finestre da cui osservare e grazie alle quali poter riflettere:
“Le ore di lezione nel sistema finlandese hanno la durata di 50 o 45 minuti cadauna.
Alla fine di ognuna di esse, i ragazzi escono dall’aula per fare 10-15 minuti di pausa. Poi rientrano.
La cosa straordinaria, per noi italiani, è nella modalità in cui questi spostamenti avvengono: in assoluta pacatezza da parte degli studenti. Senza richiami da parte dei professori”.
Questa attitudine rimanda alla stessa pacatezza del traffico automobilistico per strada. Ad Helsinki, nonostante sia la capitale, con un melting-pot sociale molto variegato, come nei piccoli centri.
Le auto quasi non si sentono e non esiste che possano impazzare clacson o che si vedano automobilisti dimenare braccia in segno di rimprovero verso pedoni o altri automobilisti.
“In alcuni punti di ogni scuola” continua il racconto della referente e coordinatrice di progetto, “abbiamo notato uno spazio riservato, dedicato al colloquio tra professore e quel discente bisognoso di parlare, di un consiglio, di supporto e che voglia farlo nel raccoglimento, lontano da eventuali sguardi indiscreti”.
Un po’ come in centro città, ad Helsinki, dove nella piazza caratteristica di Kamppi sorge la “cappella del silenzio”, un luogo dove, a prescindere dal credo religioso, ognuno può raccogliersi in silenzio per ritrovare se stesso lontano dalle incombenze della vita. Come un invito a ricrearsi.
“Durante le lezioni” ancora una testimonianza del gruppo italiano ad Helsinki “il cellulare non viene proibito ai ragazzi della scuola superiore. Sì, invece, in quella che in Italia può assimilarsi alla scuola media.
I discenti in ogni caso seguono la lezione con ordine, senso della misura, compostezza. E se qualcuno si distrae ritorna a stare attento da sé, senza bisogno di rimproveri.
Forse perché lì i ragazzi scelgono l’aula in cui recarsi.
Lì l’aula è del professore, non del gruppo classe.
Lo studente cambia aula ogni ora e raggiunge dunque quel professore o quell’altro nella consapevolezza di avere la responsabilità di stare andando nella sua aula per seguirlo”.
In Italia, alle volte le situazioni sono diverse nelle scuole: i ragazzi sono più turbolenti o irrequieti.
Come gli adulti, amano chiacchierare, e spesso tendenzialmente nella confusione.
Non che nn conoscano regole, anzi.
Ma si sente e si vede la differenza.
A scuola, come per strada, in famiglia, negli ambienti di lavoro.
Come se ormai non ci fosse una coscienza civile, come se questo fosse la normalità.