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TITOLI Cassazione annulla il sequestro di 7,2 milioni: il caso del foggiano De Angelis torna al Tribunale di Trani

Il sequestro era stato disposto nell'ambito di un'inchiesta su un presunto sistema illecito che, secondo l’accusa, avrebbe generato profitti illegali attraverso la vendita di titoli di studio falsi

AUTORE:
Giovanna Tambo
PUBBLICATO IL:
8 Marzo 2025
Cronaca // Foggia //

Cassazione annulla il sequestro di 7,2 milioni: il caso De Angelis torna al Tribunale di Trani

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla difesa di Valerio De Angelis, annullando l’ordinanza del Tribunale di Trani che aveva confermato il sequestro preventivo di oltre 7,2 milioni di euro. Il caso torna ora al Tribunale del riesame per un nuovo giudizio.

Il ricorso e le contestazioni della difesa

De Angelis, nato a Foggia nel 1988, è indagato per associazione per delinquere, truffa aggravata e falsità materiale.

Il sequestro era stato disposto nell’ambito di un’inchiesta su un presunto sistema illecito che, secondo l’accusa, avrebbe generato profitti illegali attraverso la vendita di titoli di studio falsi. La misura cautelare, confermata dal Tribunale di Trani lo scorso novembre, era stata contestata dai legali dell’indagato, gli avvocati Francesco Di Marzio e Antonello De Cosmo.

La difesa ha sottolineato l’erronea applicazione della normativa sul sequestro preventivo, sostenendo che non fosse possibile applicare il principio di solidarietà passiva tra i coindagati in un caso di confisca diretta del profitto del reato. Inoltre, i legali hanno evidenziato l’assenza di un legame diretto tra le somme sequestrate e i presunti proventi illeciti, poiché tali fondi sarebbero stati depositati su conti correnti dell’indagato per finalità lecite e in un periodo successivo alla cessazione del reato, avvenuta nel giugno 2021.

Il parere della Procura generale e la decisione della Cassazione

Il Sostituto Procuratore Generale Pasquale Serrao D’Aquino, nella sua requisitoria del febbraio scorso, aveva chiesto l’accoglimento del ricorso, sostenendo che l’ordinanza impugnata non avesse adeguatamente dimostrato il collegamento tra le somme sequestrate e il presunto reato associativo.

La Suprema Corte ha dato ragione alla difesa, evidenziando che il sequestro preventivo era stato qualificato erroneamente come funzionale alla confisca per equivalente, mentre per il reato di associazione per delinquere non è prevista tale possibilità. Inoltre, la Cassazione ha ribadito che la confisca di somme di denaro può essere considerata diretta solo se vi è prova della derivazione causale tra il denaro e il reato contestato. In assenza di questa prova, la confisca dovrebbe essere per equivalente, ma senza solidarietà tra i coindagati.

Un ulteriore punto critico individuato dai giudici è stato l’approccio adottato dal Tribunale di Trani, che avrebbe rimandato agli esiti futuri delle indagini la determinazione del legame tra il denaro sequestrato e il reato contestato. La Cassazione ha precisato che il giudice della cautela avrebbe dovuto confrontarsi con le prove già presentate dalla difesa, evitando di applicare il principio della ripartizione in parti uguali tra i coindagati, in contrasto con i più recenti orientamenti giurisprudenziali.

Verso un nuovo giudizio

Alla luce di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Trani, disponendo un nuovo giudizio presso il Tribunale del riesame. La decisione rappresenta un punto a favore della difesa di De Angelis, che ora potrà sostenere nuovamente le proprie argomentazioni davanti ai giudici, cercando di ottenere la revoca definitiva del sequestro.

Il caso resta aperto e si attendono le prossime mosse del Tribunale di Trani, chiamato ora a riesaminare la vicenda alla luce delle indicazioni fornite dalla Suprema Corte.

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