Manfredonia – C’è chi si prende cura di un giardino per passione. E poi c’è chi si prende cura della bellezza pubblica come un atto d’amore verso la comunità intera. È il caso di Salvatore Santoro, cittadino di Manfredonia, che ogni giorno si dedica alla cura delle aiuole di viale Miramare, trasformando spazi urbani anonimi in angoli fioriti, pieni di vita e significato.
Non è un giardiniere comunale, né un volontario di qualche associazione: Salvatore fa tutto da solo. Acquista personalmente piantine, terriccio, utensili. Potrebbe dedicare il suo tempo libero al riposo, ma preferisce regalarlo a una missione silenziosa, che parla con il linguaggio dei fiori. “Non è una pubblicità a mio padre – racconta la figlia, Sabrina –. È un invito ai cittadini a non distruggere ciò che viene fatto con amore”. Perché quel verde curato con passione è fragile, come tutto ciò che nasce dal cuore.
La sua dedizione non passa inosservata. Chi abita in zona lo vede ogni giorno, zappa in mano, inginocchiato tra le aiuole, attento a ogni dettaglio. In questi giorni ha piantato girasoli, che tra un mese si apriranno al sole come piccole speranze gialle. Saranno lì per tutti, gratuiti, generosi, come i gesti autentici.
Ma c’è di più. Una di queste aiuole, forse la più preziosa, porta con sé una storia che commuove: è dedicata a Antonio Carbonelli, un bambino scomparso prematuramente all’età di soli undici anni. Figlio del dottor Cristiano Carbonelli, Antonio ha lasciato un vuoto impossibile da colmare, ma il suo ricordo continua a vivere tra quei fiori, che diventano così anche simbolo di memoria, amore, speranza.
L’aiuola in suo nome non è solo un gesto simbolico, ma una piccola oasi di silenzio e rispetto in mezzo al traffico cittadino. Un modo concreto per dire che nessuno viene dimenticato finché c’è chi lo ricorda. E in questo, Salvatore Santoro ha fatto molto più di piantare fiori: ha piantato cura, empatia e coscienza civile.
In tempi in cui le cronache sono spesso dominate da vandalismi e incuria, questa storia offre un esempio raro e potente. È un promemoria visibile, tangibile, che ci ricorda quanto il senso civico possa nascere da gesti quotidiani, semplici, silenziosi. E quanto sia importante non voltarsi dall’altra parte. “Non distruggiamo ciò che viene fatto con amore”, scrive ancora Sabrina. Perché quei fiori non sono solo fiori. Sono atti di resistenza gentile, di bellezza contro il degrado, di umanità contro l’indifferenza.
Il Comune potrebbe – dovrebbe – riconoscere e valorizzare queste iniziative. Ma anche in assenza di riconoscimenti ufficiali, Salvatore Santoro continua, testardo e generoso, a rendere Manfredonia un posto più bello. E in ogni petalo che sboccia, c’è un pezzetto del suo spirito e della memoria di un piccolo angelo che oggi sorride tra i fiori.
Ma lo fa gratuitamente?