Questa scheda è spoiler-free: nel rispetto del lettore vergine della visione del film verranno isolate, nell’arco della recensione, eventuali rivelazioni critiche di trama (spoiler) su note a piè pagina, oltre a essere suggerito, a fine articolo, un indice della presenza di punti sensibili nell’opera il cui svelamento accidentale possa incidere su una sua corretta fruizione
Titolo originale: What We Do in the Shadows
Nazione: Nuova Zelanda
Genere: commedia horror
SECONDA anomalia in concorso al Torino Film Festival 2014, segno dell’impronta di Emanuela Martini, e tra i titoli in gara troviamo ancora cinema di genere, questa volta afferente al delicato filone ibrido tra commedia e horror. Si tratta di What We Do in the Shadows, di Taika Waititi e Jemaine Clement (registi e attori), sorta di mockumentary in cui reporter filmano nel corso di una notte la vita di un gruppo di coinquilini vampiri e i loro preparativi per una serata di gala.
Incredibile ma funziona.
Stupore, dopo tante commediacce parodia sul genere horror, di fronte a questa pellicola stracolma di citazioni e humor azzeccatissimo e mai banale. Non un solo colpo a vuoto, anzi se ne accusa tristemente e paradossalmente l’abbondanza di centri che non permette (causa anche la lettura dei sottotitoli) di star dietro a ogni trovata comica, talvolta sofisticata o necessitante di background da fan dell’horror. La densità di pallottole esilaranti è pari (se non superiore) a quella dei primissimi film di Allen, che richiedevano più visioni per poter fruire di ogni soluzione umoristica. Anche le riprese mosse da falso documentario sono ben gestite e non generano il tipico effetto “mal di mare”, per quanto l’idea del mockumentary sia stata usata solo come pretesto e lasciata intenzionalmente (si immagina) quasi invisibile, giostrando l’attenzione dello spettatore solo con la componente comica.
Non molto altro da dire su un film che sa far ridere tanto, in modo pulito e riesce anche ad attingere a piene mani dal cinema di paura su vampiri, zombie e licantropi per i corretti riferimenti sui quali innestare le trovate. Praticamente azzerata la componente del terrore, che si limita a due o tre situazioni che spiazzano per un paio di secondi e scompaiono. E’ solo una scelta di stile, ma su questo fronte i registi avrebbero potuto forse sfruttare in modo più furbo le occasioni con innesti da vero cinema di paura a far da violento contraltare in qualche sequenza in più, come paletti shock che riportassero a sprazzi nella realtà orrorifica, già pronta per il corretto lancio dal genere mockumentary, che amplifica la credibilità delle azioni. Si è scelto di marginalizzare quasi del tutto l’horror a favore di una densità di comicità appropriatissima ma che suona a tratti come “somma di sketch” anziché come cinema tout court.
Partecipazione al Sundance Film Festival 2014 e Premio per la miglior sceneggiatura al TFF 32.
Valutazione: 7/10
Spoiler: 1/10
Copertina: Jemaine Clement and Taika Waititi (fonte: www.veooz.com)
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